di Antonio Marotta
Segretario regionale della Sicilia.
La recente competizione elettorale in Sicilia attesta il crollo dei partiti che sostengono i Governi regionale e nazionale, presieduti rispettivamente da Lombardo e Monti. Il Terzo Polo, compreso L’MPA, si spacca e dove ripropone la formula politica che sostiene il governo regionale, estendendo il patto con il PD, ottiene risultati contraddittori e nel complesso deludenti. Crolla , inoltre, anche il PdL.
Nel suo feudo di Palermo il Pdl si ferma al 8,3% contro il 28,5% complessivo delle precedenti comunali del 2007 e il 46,8% del voto per la Camera nel 2008. Il PD con il 7,7% viene fortemente penalizzato dalla sua scelta di alleanza con il centro terzopolista, percentuale ben lontana dal precedente 16% e dal 25,4% ottenuto alla Camera. L’analisi del voto per il Comune di Palermo può essere estesa pedissequamente ad Agrigento, Sciacca, Trapani ed a tutti i centri medi siciliani. Ad Agrigento, città di Angelino Alfano, il PdL retrocede al 14,8% e l’alleanza PD-terzo polo (MPA-FLI e API) che ricalca la maggioranza alla regione viene sconfitta. Contradditoria l’affermazione dell’UDC. Staccatasi dal governo Lombardo, riesce comunque a far registrare risultati positivi, eleggendo i sindaci ad Agrigento e Marsala.
Questo in sintesi il quadro siciliano, che offre spazi di manovra e nuove potenzialità alla Sinistra, unico soggetto che, in particolare quando si costruisce una unità larga della FdS con IdV, Verdi e a volte anche con SEL , cresce e in alcuni casi si afferma, superando lo sbarramento del 5% , voluto con una legge liberticida da Lombardo e dal PD. Le liste della sinistra crescono perché hanno costruito, in Sicilia, una proposta politica visibile con forti connotazioni di discontinuità e di alternativa e nel contempo credibile ed al di fuori da ogni logica minoritaria.
SEL non sempre, in questo contesto, ha condiviso l’esigenza dell’unità della Sinistra. Quando si presenta da sola ed in coalizione con il PD, opposta alle liste della Sinistra, non ottiene, però, i risultati sperati e previsti dai sondaggi, con l’unica eccezione di Trapani (4,6%). A Palermo, dove si schiera contro Orlando e si allea col PD, SEL si blocca al 2,2% , a Niscemi (CL) ottiene lo 0,69%. La ricerca dell’unità con SEL rimane, comunque, il tema consegnatoci dal voto siciliano. Se fosse stata realizzata in tutti i comuni il “polo della sinistra” avrebbe conseguito un risultato ancor più significativo, superando più agevolmente la soglia di sbarramento ed eleggendo quasi sempre rappresentanze consiliari .
All’interno delle liste della Sinistra è palese l’affermazione del partito e della Federazione della Sinistra che tendenzialmente divengono le vere locomotive della coalizione. A Palagonia, medio centro del catanese l’affermazione del compagno Valerio Marletta, eletto sindaco con il 75% dei consensi, ne è l’esempio tangibile. A Palermo la lista della sinistra tocca il 4,75%, risultato mai eguagliato ed a Trapani con l’IdV raggiunge il considerevole 4,5%.
Gioca anche sul voto della Sicilia un ruolo fondamentale il processo di scomposizione e di ricomposizione dei partiti di governo. Divisioni e scissioni interne ne erodono la loro forza tradizionale. Oggi è difficile vedere oltre l’orizzonte. Lo scardinamento degli assetti politici precostituiti rende oggettivamente complesso delineare scenari futuri su soggetti politici e su possibili alleanze.
Pesano sul voto dei ballottaggi, inoltre, le annunciate dimissioni del governatore Lombardo e la difficile ed incerta risoluzione dello scontro interno al PD fra i sostenitori del governo siciliano ed i suoi oppositori.
Il dato più eclatante rimane, comunque, l’aumento dell’astensione dal voto e delle schede nulle o bianche che, anche se non tocca le percentuali nazionali, appare comunque rilevante. A Palermo vota l’8,6 % in meno delle precedenti comunali e l’affluenza complessiva siciliana tocca il record negativo del 67% di votanti. Le schede nulle toccano a Palermo il 10% dei voti complessivi.
L’aumento dell’astensionismo va interpretato ed indagato in una realtà complessa come quella siciliana. Una possibile lettura lo indica come fenomeno ma anche come messaggio di protesta, campanello di allarme di un sempre più significativo distacco fra la politica ed i cittadini. L’astensionismo, in questa chiave, può essere il sintomo del prevalere di una forte contestazione, che parte dalla società reale, della effettiva rappresentatività dei partiti, percepiti, anche se a volte in modo stereotipato, come principali responsabili del fenomeno della corruzione , degli sprechi, e del clientelismo. Una classe politica vista come una casta formata da privilegiati non più rappresentativa degli interessi generali.
A questo in Sicilia si associa il perverso legame fra settori della politica e borghesia mafiosa oggi ancora significativo nel determinare gli assetti ed i nodi cruciali della società siciliana. La lotta alla mafia se riesce a determinare grandi mobilitazioni della società civile siciliana, non è in grado di produrre un recupero del rapporto fra cittadini sfera politica e partiti, visti come entità contaminate e subalterne.
Le liste della Sinistra, in Sicilia hanno tentato di costruire un percorso, all’interno del programma, che associasse all’ irriducibile lotta contro la borghesia mafiosa ed i suoi interessi criminali anche la questione morale rivisitata nell’accezione del buon governo, della tutela dei beni comuni e della partecipazione.
Una pratica possibile e credibile, profondamente alternativa allo sfascio amministrativo ed al clientelismo che ha permeato negativamente le amministrazioni siciliane. Le liste della Sinistra hanno dato tale percezione che probabilmente ha concorso all’ottenimento del buon risultato complessivo.
Occorre tenere in considerazione, inoltre, che n Sicilia il fenomeno dei Grillini è stato praticamente assente, se si esclude Palermo dove cinque stelle raccoglie un 4,2% ma non sfonda e non riesce ad invadere ed erodere il consenso della Sinistra, pescando però nel bacino del voto di protesta e dell’astensionismo.
Il voto siciliano ci indica , comunque , l’esigenza di esplorare il terreno della costruzione di un programma e di un progetto che sappia combinare la critica all’economia politica con quella della politica, che si prefigga di contaminare positivamente la questione centrale della lotta di classe con la questione morale e la lotta alla mafia.
In tale contesto la non condivisione di massa delle politiche economiche e sociali del governo Monti incide sul voto siciliano in modo importante. Il malessere e la sofferenza sociale che ancora non riesce a tramutarsi in protesta e lotta organizzata, come avviene in altri paesi dell’Europa, viene traslata sul livello del consenso elettorale, ma la Sinistra non riesce, ancora in questa fase, a raccoglierne l'enorme potenziale. Le lotte operaie della Fiat di Termini Imerese, del Petrolchimico di Gela, dei Cantieri Navali di Palermo e Trapani, devono divenire il motore di avviamento di un fronte ampio che unifichi le vertenze delle diverse categorie del vasto mondo del lavoro oggi in crisi, dall'agricoltura al terziario produttivo al pubblico impiego e del lavoro precario. Il Partito e la FdS con il Polo della Sinistra, può candidarsi a svolgere il compito di sponda, di rappresentanza, politica e sociale di un ampio movimento per il lavoro ed i diritti.
La fase, ed il voto siciliano, quindi, ci impone di lavorare alla costruzione del Polo della Sinistra ,sempre più partecipato ed inclusivo, insieme ai movimenti ed alle associazioni di massa, che riesca , anche in prospettiva delle imminenti elezioni regionali , a rappresentare, esprimendo una forte caratura di alternativa, la domanda di riscatto e di cambiamento espressa dal popolo siciliano.