di Raffaele Carotenuto*
Il 6 e 7 maggio 2012 nella Provincia di Napoli sono andati al voto poco più di mezzo milione di cittadini per il rinnovo di 21 Consigli Comunali ed altrettanti Sindaci.
La Federazione della Sinistra era presente autonomamente con il proprio simbolo in 9 Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti (comprese le liste civiche “Sinistra Unita” a Cardito e “La Sinistra ad Ischia, nei cui simboli era presente anche il riferimento alla FDS) ed in un solo Comune al di sotto dei 15 mila con la lista civica del cento sinistra unito, a Visciano, dove il nostro contributo è stato importante. Non era presente nei restanti 11 Comuni.
Una buona partenza ha visto, per circa un anno, un tavolo provinciale del centro sinistra (PD, SEL, Verdi, FdS, IDV e PSI) che ha relazionato costantemente con i territori ed i gruppi dirigenti locali; purtroppo nelle ultime ore prima del voto il PD ha imposto una virata verso i centristi dell'UDC.
Il primo e principale giudizio politico è proprio questo: il Partito Democratico in Campania ha sacrificato il centro sinistra tradizionale sull'altare dell'accordo con gli ex democristiani. L'atteggiamento non è nuovo ed anzi proprio in queste ore prende corpo ancora di più in Regione Campania, poiché ci si avvierebbe alla grand coalition che ripete esattamente lo schema del Governo Monti a livello nazionale.
Il grado di implicazione del PD e la cessione di consistenti quote di sovranità politica, sacrificando il resto della coalizione, ha addirittura fatto esprimere il candidato sindaco all'UDC nel più grande dei Comuni al voto in Campania, Torre del Greco. Non solo, l'accordo con gli uomini di Casini si è concretizzato anche a San Giorgio a Cremano e Pozzuoli, dove la Federazione della Sinistra è stata costretta all'angolo e giustamente ha deciso di tirarsi fuori, concorrendo da sola in condizioni, politiche e finanche personali, difficilissime.
Un'analisi a parte va fatta per Ischia e gli altri tre Comuni isolani di Barano, Casamicciola Terme e Lacco Ameno, dove PD e PDL rinunciano ai propri simboli e sotto mentite spoglie di un civismo deteriore e clientelare esprimono livelli istituzionali provenienti da pochi aggregati “familiari” che puntano , attraverso il comune isolano unico e la conseguente deregulation urbanistica , a porre le condizioni di una nuova stagione di saccheggio edilizio di quelle bellissime coste . Una grande melassa preparata scientificamente a tavolino circa un anno prima, quando in carica vi era ancora il Governo Berlusconi. Insomma, l'isola più conosciuta al mondo ha anticipato l'esperimento nazionale del Governo senza legittimazione popolare.
La Federazione della Sinistra si è difesa abbastanza, le liste esprimono consensi in media del 2%, mentre i candidati sindaci (di FdS oppure espressi da IDV) schizzano in percentuali quali il 6,12% di Giovanni De Laurentis ad Acerra (FdS), Emanuele Zanni a Pozzuoli con il 4,5 % ed il 10,23% di Antonio Gagliardi (IDV) a Torre Annunziata.
Un riconoscimento ai candidati sindaci alternativi che lasciano intravedere una prospettiva politica e programmatica su cui vale la pena insistere.
Certo è che una ulteriore spinta propulsiva alle forze di sinistra alternativa poteva essere data dal Sindaco de Magistris così come al Comune di Napoli, la cui azione innovatrice avrebbe reso certamente più agevole quel cammino impervio ed una maggiore capacità di resistenza alle tentazioni maggioritarie di PD e PDL nella rincorsa alle forze di centro. Ma de Magistris ha preferito non muoversi e probabilmente poteva farlo.
*Federazione Provinciale di Napoli
Responsabile Enti Locali P.R.C.