di Loredana Fraleone* -

Il governo Meloni ha avuto il coraggio di fare una serie d’interventi contro il lavoro proprio il Primo Maggio e si è vantato pure di averlo fatto in quella giornata. Come è sua prassi, ogni provvedimento di legge è concepito per coprire con finte tutele misure dal carattere decisamente antipopolare

Succede così che si introducono misure, che impegnano le imprese coinvolte nei Percorsi per le Competenze Trasversali e Orientamento (ex alternanza Scuola/Lavoro), a inserire nel proprio documento di valutazione dei rischi le misure di prevenzione e i dispositivi di protezione per gli studenti, nella Convenzione che deve essere stipulata con le Istituzioni Scolastiche.

Sembrerebbe quindi un “aggiustamento”, una “tutela” voluti dal ministro Valditara per rendere sicuri i PCTO, che hanno provocato la morte di due ragazzi e numerosi feriti, nel corso della loro “esperienza” di lavoro. Peccato che in accordo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sia stato istituito, proprio presso quest’ultimo un fondo di 10 milioni di euro per il 2023 e di 2 milioni per il 2024, affinché si possa indennizzare le famiglie di studenti incorsi in incidenti, durante l’attività di alternanza Scuola/Lavoro.

Dunque gli incidenti sono considerati una “ineluttabilità” da questo governo, che all’interno di una misura cinica e barbara, carica per di più sulla fiscalità generale le eventuali violazioni delle imprese. L’insicurezza sul lavoro è considerata così un fatto normale, che può riguardare persino degli adolescenti, oltre ai circa 700.000 lavoratori e lavoratrici che hanno subito infortuni nel 2022, con un incremento del 25,7% rispetto all’anno precedente. Siamo stati contrari senza se e senza ma all’alternanza Scuola/Lavoro introdotta con “La Buona Scuola” del governo Renzi, non solo per i pericoli che possono coinvolgere studenti, ma per l’idea di Scuola che sottende, sempre più subalterna al mercato e all’impresa, sempre più lontana da quello spirito emancipatorio diffuso in molti articoli della Costituzione, più moderna e attenta al futuro del becero appiattimento degli ultimi governi su un mercato sempre più artefice di disastri, umani e ambientali.

E’ necessaria una forte reazione a tutto questo, nelle scuole e fuori, perché l’idea di acquisizione della conoscenza, che hanno costoro, è la stessa di un lavoro senza diritti, senza coscienza e conoscenza di chi lo esegue. Non si sentono neanche reazioni scandalizzate da parte delle opposizioni presenti in Parlamento, del resto quanto a subalternità a questo capitalismo cinico e feroce è difficile fare graduatorie.

*Responsabile Scuola Università Ricerca Rifondazione Comunista/SE

Al Vinitaly di Verona, la Santanchè si lancia in un’analisi sulla scuola italiana, dimostrando di non conoscerne né la storia, né la condizione attuale. Criticando quella che considera l’errore della “sinistra”, che avrebbe distrutto “l’istituto tecnico”, mostra di colpire il bersaglio sbagliato. Dimentica che l’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta anche nei licei dal governo Renzi, allora segretario del PD, dimentica, ma forse finge di non sapere, che Confindustria ha ispirato le politiche sulla Scuola di centro-destra e centro-sinistra, a partire da quella valutazione centrata sulle “competenze” creata con il carrozzone dell’INVALSI, che sta gradualmente trasformando l’istruzione come acquisizione dii conoscenze separate le une dalle altre. Questo sistema di valutazione, già entrato nelle proposte ai tempi dell’autonomia scolastica di Luigi Berlinguer e poi da lui creato nel 1999, si rapporta alla conoscenza proprio per come la concepisce la Santanchè, senza una visione complessiva, che dovrebbe costituire l’impianto di ogni indirizzo scolastico. “Mettere al centro le scuole tecniche” come avrebbe intenzione questo governo, secondo Santanchè, senza una riforma organica della scuola superiore, a partire dall’ elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, significa avere una visione arretrata dell’innovazione tecnologica, ormai talmente dinamica, a cui solo intelligenze complesse e quindi con visioni complessive possono adattarsi. La ministra Santanchè, come il ministro Lollobrigida, ha espresso la visione classista e reazionaria di questo governo e soprattutto la mancanza di progettualità di una classe dirigente che condanna i giovani a un futuro di bassi salari e precarietà. Siamo il paese con meno laureati in Europa e ci tocca sentire ministri che non sono in grado di indicare alcuna prospettiva alle nuove generazioni e al paese.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Loredana Fraleone, responsabile scuola del Partito della Rifondazione Comunista

Rifondazione comunista partecipa alla manifestazione del 4 marzo a Firenze, con le organizzazioni sindacali confederali e di base, con Priorità alla Scuola, con le organizzazioni studentesche e le cittadine e i cittadini, per denunciare con forza l'aggressione fascista nei confronti di studenti del liceo classico Michelangelo.

A Firenze s'intende respingere al mittente, che riveste il ruolo di ministro dell'Istruzione e del Merito, la censura nei confronti della Preside Annalisa Savino del liceo Da Vinci, che ad avviso del ministro ha avuto il “torto” di rivolgersi con una lettera agli studenti del suo istituto per ricordare le origini culturali e squadriste del fascismo in un clima di indifferenza, richiamando atteggiamenti diffusi anche ai nostri giorni.

Il ministro Valditara ha dichiarato “impropria” quella lettera senza censurare l'aggressione subita dagli studenti, arrivando a minacciare “misure” nei confronti della Savino, se “l'atteggiamento dovesse persistere”. Quando ha giurato sulla Costituzione per l'incarico di ministro evidentemente Valditara lo ha fatto su un testo che non ha letto o non ne ha colto il significato di profonda avversione verso ogni forma di prevaricazione e limitazione delle libertà che vi sono sancite.

Saremo a Firenze anche per gridare la nostra indignazione verso un governo che lascia morire in mare senza soccorso chi fugge dalla guerra.

Piantedosi come Valditara dovrebbe dimettersi.

Rifondazione Comunista sarà a Firenze per rivendicare i diritti universali e l'antifascismo messi fortemente in discussione negli ultimi anni.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Loredana Fraleone, responsabile scuola del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

di Loredana Fraleone* -

Non desta meraviglia la posizione del ministro dell’Istruzione e del “Merito” per la proposta della differenziazione retributiva tra docenti del Sud e quelli del Nord, in un quadro politico infettato dall’Autonomia Differenziata, che non solo sancirebbe disuguaglianze già esistenti, ma ne introdurrebbe di nuove e difficilmente amovibili. I finanziamenti da parte di privati alle scuole sono già realtà sempre più praticata, dai tempi di uno dei regolamenti dell’autonomia scolastica di Luigi Berlinguer. Oggi si finanziano anche progetti finalizzati alla militarizzazione delle scuole, come fa la “Leonardo” con istituti superiori e Università. Ci sarebbe poi da capire come questi finanziamenti potrebbero riguardare gli stipendi degli insegnanti, con quali livelli di contrattazione? Non siamo però di fronte a un puro e semplice ritorno al passato, ma a quella forma moderna di colonizzazione interna, in cui lo sfruttamento del lavoro e le disuguaglianze riguardano anche aree interne ai così detti paesi avanzati. Quindi non solo gabbie salariali a sancire l’emarginazione se non la fine dei contratti nazionali, ma anche differenziazioni tra insegnanti di un unico territorio, a seconda degli “aiuti dei privati”.

Caro ministro Valditara sappiamo già quali territori e quali indirizzi scolastici, cioè studenti, usufruirebbero di tali “benefici”! Il caro vita non c’entra nulla con questa proposta, ma c’entra l’idea di una società in cui la mobilità sociale sia totalmente annientata e ognuno deve rimanere al proprio posto, possibilmente convinto che quello si merita.

Rifondazione Comunista insieme alle organizzazioni sindacali, alle associazioni impegnate per il diritto allo studio, a tutte le organizzazioni che si oppongono alle disuguaglianze, sarà in campo contro l’ennesimo passo verso l’istituzionalizzazione delle disuguaglianze!

* Responsabile Scuola Università Ricerca – Rifondazione Comunista/SE

di *Loredana Fraleone -

C’è un rapporto tra la condizione con cui inizia l’anno scolastico 2022/2023 e il numero chiuso, che persiste per l’accesso all’Università? Mi sembra evidente il legame “ideologico” di una classe dirigente, che considera i diritti, in questo caso quello allo studio, come ferrivecchi da rottamare, per essere sostituiti da competitività e privilegi. Nell’anno topico per l’inizio dei guasti al sistema di istruzione il 1999, la legge n. 264 introdotta dal ministro dell’Università e Ricerca Zecchino, poneva per la prima volta limiti all’accesso all’Università, considerata dalla Costituzione un segmento del diritto allo studio.
Nello stesso anno il suo omologo per la Scuola Luigi Berlinguer avviava, anche nel linguaggio, offerta formativa, debiti, crediti quei provvedimenti per l’autonomia, che spostavano la fisionomia del sistema di istruzione da un’articolazione dello Stato ad un servizio a domanda individuale. E’ stata una costante infatti da parte dei governi di centro sinistra e di quelli di centro destra di individualizzare, dividere, gerarchizzare, rompere collegialità.
Gli studenti che vorrebbero entrare in importanti facoltà a numero chiuso, sono sottoposti ad improbabili quiz, che spesso presuppongono conoscenze che dovrebbero essere acquisite proprio nel percorso universitario, esattamente come negli ultimi concorsi per insegnanti sono stati utilizzati quiz per misurare una formazione che presuppone articolazioni ben più complesse di un vero/ falso.
Il diritto allo studio, sia per le condizioni materiali, costi da sostenere per le tasse, strutture disponibili, alloggi per fuori sede, ma anche per il crescente prevalere di una cultura selettiva e non funzionale all’emancipazione, sta diventando un privilegio per pochi. Persino nella scuola superiore questi fattori stanno incidendo fortemente sull’abbandono scolastico, in forte aumento a differenza degli altri paesi europei. Laureati e diplomati invece che crescere diminuiscono, ma ciò non preoccupa una classe dirigente che punta sui privilegi e non sui diritti, come non si preoccupa della restrizione del numero dei votanti nelle elezioni. Su Scuola e Università i parametri europei non costituiscono alcun riferimento, gli aumenti di risorse per l’istruzione sono un miraggio, come retribuzioni adeguate per i docenti, riservate semmai a “insegnanti esperti”, come il supporto agli studenti svantaggiati, come i fondi per la Ricerca e tanto altro, che richiederebbe una radicale inversione di tendenza.

*Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE

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