Rifondazione comunista partecipa alla manifestazione del 4 marzo a Firenze, con le organizzazioni sindacali confederali e di base, con Priorità alla Scuola, con le organizzazioni studentesche e le cittadine e i cittadini, per denunciare con forza l'aggressione fascista nei confronti di studenti del liceo classico Michelangelo.

A Firenze s'intende respingere al mittente, che riveste il ruolo di ministro dell'Istruzione e del Merito, la censura nei confronti della Preside Annalisa Savino del liceo Da Vinci, che ad avviso del ministro ha avuto il “torto” di rivolgersi con una lettera agli studenti del suo istituto per ricordare le origini culturali e squadriste del fascismo in un clima di indifferenza, richiamando atteggiamenti diffusi anche ai nostri giorni.

Il ministro Valditara ha dichiarato “impropria” quella lettera senza censurare l'aggressione subita dagli studenti, arrivando a minacciare “misure” nei confronti della Savino, se “l'atteggiamento dovesse persistere”. Quando ha giurato sulla Costituzione per l'incarico di ministro evidentemente Valditara lo ha fatto su un testo che non ha letto o non ne ha colto il significato di profonda avversione verso ogni forma di prevaricazione e limitazione delle libertà che vi sono sancite.

Saremo a Firenze anche per gridare la nostra indignazione verso un governo che lascia morire in mare senza soccorso chi fugge dalla guerra.

Piantedosi come Valditara dovrebbe dimettersi.

Rifondazione Comunista sarà a Firenze per rivendicare i diritti universali e l'antifascismo messi fortemente in discussione negli ultimi anni.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Loredana Fraleone, responsabile scuola del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

di Loredana Fraleone* -

Non desta meraviglia la posizione del ministro dell’Istruzione e del “Merito” per la proposta della differenziazione retributiva tra docenti del Sud e quelli del Nord, in un quadro politico infettato dall’Autonomia Differenziata, che non solo sancirebbe disuguaglianze già esistenti, ma ne introdurrebbe di nuove e difficilmente amovibili. I finanziamenti da parte di privati alle scuole sono già realtà sempre più praticata, dai tempi di uno dei regolamenti dell’autonomia scolastica di Luigi Berlinguer. Oggi si finanziano anche progetti finalizzati alla militarizzazione delle scuole, come fa la “Leonardo” con istituti superiori e Università. Ci sarebbe poi da capire come questi finanziamenti potrebbero riguardare gli stipendi degli insegnanti, con quali livelli di contrattazione? Non siamo però di fronte a un puro e semplice ritorno al passato, ma a quella forma moderna di colonizzazione interna, in cui lo sfruttamento del lavoro e le disuguaglianze riguardano anche aree interne ai così detti paesi avanzati. Quindi non solo gabbie salariali a sancire l’emarginazione se non la fine dei contratti nazionali, ma anche differenziazioni tra insegnanti di un unico territorio, a seconda degli “aiuti dei privati”.

Caro ministro Valditara sappiamo già quali territori e quali indirizzi scolastici, cioè studenti, usufruirebbero di tali “benefici”! Il caro vita non c’entra nulla con questa proposta, ma c’entra l’idea di una società in cui la mobilità sociale sia totalmente annientata e ognuno deve rimanere al proprio posto, possibilmente convinto che quello si merita.

Rifondazione Comunista insieme alle organizzazioni sindacali, alle associazioni impegnate per il diritto allo studio, a tutte le organizzazioni che si oppongono alle disuguaglianze, sarà in campo contro l’ennesimo passo verso l’istituzionalizzazione delle disuguaglianze!

* Responsabile Scuola Università Ricerca – Rifondazione Comunista/SE

di *Loredana Fraleone -

C’è un rapporto tra la condizione con cui inizia l’anno scolastico 2022/2023 e il numero chiuso, che persiste per l’accesso all’Università? Mi sembra evidente il legame “ideologico” di una classe dirigente, che considera i diritti, in questo caso quello allo studio, come ferrivecchi da rottamare, per essere sostituiti da competitività e privilegi. Nell’anno topico per l’inizio dei guasti al sistema di istruzione il 1999, la legge n. 264 introdotta dal ministro dell’Università e Ricerca Zecchino, poneva per la prima volta limiti all’accesso all’Università, considerata dalla Costituzione un segmento del diritto allo studio.
Nello stesso anno il suo omologo per la Scuola Luigi Berlinguer avviava, anche nel linguaggio, offerta formativa, debiti, crediti quei provvedimenti per l’autonomia, che spostavano la fisionomia del sistema di istruzione da un’articolazione dello Stato ad un servizio a domanda individuale. E’ stata una costante infatti da parte dei governi di centro sinistra e di quelli di centro destra di individualizzare, dividere, gerarchizzare, rompere collegialità.
Gli studenti che vorrebbero entrare in importanti facoltà a numero chiuso, sono sottoposti ad improbabili quiz, che spesso presuppongono conoscenze che dovrebbero essere acquisite proprio nel percorso universitario, esattamente come negli ultimi concorsi per insegnanti sono stati utilizzati quiz per misurare una formazione che presuppone articolazioni ben più complesse di un vero/ falso.
Il diritto allo studio, sia per le condizioni materiali, costi da sostenere per le tasse, strutture disponibili, alloggi per fuori sede, ma anche per il crescente prevalere di una cultura selettiva e non funzionale all’emancipazione, sta diventando un privilegio per pochi. Persino nella scuola superiore questi fattori stanno incidendo fortemente sull’abbandono scolastico, in forte aumento a differenza degli altri paesi europei. Laureati e diplomati invece che crescere diminuiscono, ma ciò non preoccupa una classe dirigente che punta sui privilegi e non sui diritti, come non si preoccupa della restrizione del numero dei votanti nelle elezioni. Su Scuola e Università i parametri europei non costituiscono alcun riferimento, gli aumenti di risorse per l’istruzione sono un miraggio, come retribuzioni adeguate per i docenti, riservate semmai a “insegnanti esperti”, come il supporto agli studenti svantaggiati, come i fondi per la Ricerca e tanto altro, che richiederebbe una radicale inversione di tendenza.

*Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE

di *Loredana Fraleone -

Sono passati 22 anni, da quel 18 febbraio del 2000, in cui “Liberazione” uscì con un inserto intitolato: “La Scuola sfiducia Berlinguer”. Era il giorno dopo il riuscitissimo sciopero della Scuola, indetto dai Cobas, Usi, Cub e Sin.Cobas e la poderosa manifestazione dei centomila a Roma, che aveva visto la partecipazione anche di molti iscritti alla CGIL Scuola, nonostante la posizione del loro sindacato, associazioni, una bella partecipazione del PRC, che da mesi contestava il maxiconcorso (ribattezzato concorsaccio) del ministro Berlinguer e il complesso delle sue politiche scolastiche.
Avevamo votato in solitudine contro la legge di parità, contro l'autonomia scolastica, con lo sguardo rivolto ai principi costituzionali e al futuro della Scuola pubblica, di cui vedevamo tutte le ferite che ne avrebbero compromesso la tenuta futura.
In venti anni molto è cambiato, il sistema politico è stato modificato per non avere opposizione in parlamento, la sequela di sconfitte subite da una categoria che da sola in due decenni ha cercato di resistere alle politiche liberiste ne ha fiaccato la combattività, l'impermeabilità dei governi di centrodestra e centrosinistra alle istanze sociali ha generato sconforto e passività. Il contesto fa sì che approfittando dell'estate e dell'attenzione rivolta alle prossime elezioni, il governo dei “migliori”, in tutta la sua compagine, compresi i ministri dei 5Stelle, voti un Decreto legge che, nello spirito del concorsone del ministro Luigi Berlinguer, introducendo la categoria dell'insegnante “esperto”. Si dividono così gli insegnanti tra esperti, non più di ottomila l'anno, che dopo tre percorsi formativi, riceveranno questa qualifica e un aumento retributivo di circa 450 euro mensili, e tutti gli altri
Ci sono voluti 20 anni per realizzare un progetto che non ha nulla a che vedere con la qualità dell'insegnamento di tutti/e, ed ha l'unico scopo di dividere, sottomettere, gerarchizzare ciò che solo se paritario garantisce libertà d'insegnamento, cooperazione, equità. Si tratta però di un provvedimento che dovrà essere confermato dal Parlamento, da quello rieletto, che potrebbe avere di nuovo forze d'opposizione al suo interno. Questa volta anche la FLC-CGIL è fermamente contraria al provvedimento, oltre ai sindacati di base, e la partita si potrebbe riaprire.
Rifondazione Comunista farà tutto il possibile perché l'ennesimo golpe agostano contro la Scuola della Repubblica sia rispedita ai mittenti.

* Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE

Dopo un lungo silenzio lavoratori e lavoratrici della Scuola tornano a farsi sentire; non succedeva dai tempi della grande mobilitazione contro la “Buona Scuola”, che riuscì solo a bloccare i provvedimenti più brutali, ma segnò anche la sconfitta di un grande movimento di studenti e insegnanti contro provvedimenti dettati dalla crescente subalternità a Confindustria. Il ministro Bianchi intende continuare su questo solco e se possibile approfondirlo. Ma il mondo della scuola comincia a reagire di fronte a condizioni, come quelle che stanno colpendo l'intera categoria, penalizzata sul piano contrattuale e dai provvedimenti contenuti nel D.L. 36, penalizzanti sul piano economico, con ulteriori tagli occupazionali, con umilianti meccanismi di reclutamento e formazione per il personale. Le adesioni allo sciopero sono state significativamente alte nelle scuole e nei territori più sindacalizzati, meno nelle altre situazioni dipendenti da un'informazione sempre più asservita al governo.

Prendiamo come un dato molto positivo la combattività di coloro che hanno manifestato e potrebbero veicolare le ragioni dello sciopero dove ancora non sono acquisite. Apprezziamo l'intervento e le conclusioni del segretario nazionale della FLC-CGIL Francesco Sinopoli nella piazza di Roma, che ha pubblicamente “promesso” la non accettazione della miserabile offerta salariale del governo per il contratto e la continuità della mobilitazione contro il D.L. 36.

Continueremo, come Rifondazione Comunista, a sostenere la mobilitazione della Scuola, che potrebbe rappresentare l’avvio di una nuova stagione di lotte contro un governo che non “bada a spese” per le armi, taglia le spese sociali e non tutela le masse popolari rispetto al caro vita crescente.

Loredana Fraleone, responsabile nazionale scuola, università, ricerca.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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