Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista ha scritto in un editoriale uscito oggi su liberazione:

L’azione del Cnt in Libia rischia di produrre un massacro di dimensioni ben maggiori di quello che ha originato il conflitto. Nessuno potrà dire che non sapeva. Né l’Onu, né il governo, né il Presidente della Repubblica, né il Pd. Siamo ancora in tempo a fermare questo massacro, dato che l'ultimatum contro la città di Misurata è stato prolungato di una settimana, ma per questo servono gesti chiari e decisi. Non solo delle forse politiche ma dell'intera società civile italiane e del mondo pacifista.  Noi eravamo per la trattativa prima della guerra, siamo per la trattativa oggi. Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica - senza il dittatore Gheddafi e le sue camarille e senza diventare un protettorato dei bombardatori - sia l’unico obiettivo legittimo. Per questo chiediamo una cosa sola: la cessazione immediata dei bombardamenti e l’apertura di una trattativa per porre immediatamente fine al conflitto. E chiediamo al governo italiano e al Presidente della Repubblica di porre fine unilateralmente alle azioni militari e di imporre una trattativa.

Di seguito l'editoriale uscito oggi su Liberazione;

Libia, sui massacri silenzio bipartisan

La Libia è lo specchio del degrado delle classi dirigenti a livello mondiale. L’Onu qualche mese fa ha benedetto la guerra dando il via libera ai bombardamenti contro Gheddafi. Lo ha fatto violando la sua carta costitutiva, che la obbligava ad aprire una trattativa tra le parti. Contravvenendo ai suoi scopi e ai suoi principi l’Onu ha accettato il fatto compiuto della guerra ovviamente in nome di scopi umanitari: fermare i massacri. Adesso che la guerra è stata vinta dalla parte appoggiata dai bombardieri, cosa fa l’Onu? Nulla. In Libia sono in corso vendette e man mano che il conflitto procede cambia il suo scopo. Adesso veniamo a sapere che il problema è uccidere Gheddafi e che per ottenere questo obiettivo il conflitto può proseguire e con esso la distruzione e gli ammazzamenti. Cosa ha da dire su questo l’Onu? Nulla. E le nazioni occidentali che hanno bombardato, cosa fanno? I più furbi e scaltri, come la Francia, hanno organizzato una Conferenza che dietro le belle dichiarazioni di principio è finalizzata unicamente alla spartizione del bottino di guerra. Al padrone di casa andrà la fetta più grande delle forniture petrolifere: gli altri sono in fila per prendere o difendere. E’ il caso del governo italiano che, confermando il detto “Francia o Spagna purché se magna”, dopo l’ennesima giravolta sta cercando di mantenere con i nuovi padroni i contratti che aveva con i vecchi. Ovviamente chi è interessato a fare buoni accordi per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi o di gas naturali non può certo mettersi a fare le pulci se viene compiuta qualche strage di troppo o se la guerra assume un profilo diverso da quella con cui era cominciata.
C’è un che di disgustoso in questa distanza tra le roboanti dichiarazioni umanitarie che hanno giustificato l’intervento militare e il totale disinteresse concreto per la vita delle persone che viene dimostrato oggi. Vite umane in cambio di petrolio, questo è il mercanteggiamento in corso oggi a Parigi.
Per quanto riguarda l’Italia le responsabilità di questa situazione non riguardano solo il governo. Coinvolgono l’opposizione parlamentare – Pd in primis - e coinvolgono il Presidente della Repubblica. Che cosa ha da dire oggi Giorgio Napolitano di fronte ai massacri in corso in Libia e alla palese assenza di una soluzione politica che la nostra carta Costituzionale fissa come il punto fondante dei rapporti internazionali? Nulla.
Il silenzio bipartisan sulla questione umanitaria si sostanzia della condiscendenza bipartisan dei mass media: i morti non fanno più scandalo, non fanno più inorridire il civilissimo occidente, sono derubricati a dato sociologico, insito nella fisiologia del conflitto. Come il neoliberismo anche i morti diventano un fenomeno naturale, che “non merita due parole su un giornale”.
Questa situazione è destinata ad aggravarsi decisamente: il Cnt ha fatto un ultimatum e tra una settimana comincerà a bombardare la città di Sirte. La città è piena di civili e questo vuol dire che ci sarà un altro massacro. Il Cnt inoltre ha affermato che non vuole osservatori internazionali nemmeno disarmati perché in Libia non sarebbe in corso una guerra civile ma semplicemente un processo di liberazione dal tiranno.
L’azione del Cnt in Libia è destinata quindi a produrre un massacro di dimensioni ben maggiori di quello che ha originato il conflitto. Nessuno potrà dire che non sapeva. Né l’Onu, né il governo, né il Presidente della Repubblica, né il Pd. Siamo ancora in tempo a fermare questo massacro ma per questo servono gesti chiari e decisi.
Noi eravamo per la trattativa prima della guerra, siamo per la trattativa oggi. Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica - senza il dittatore Gheddafi e le sue camarille e senza diventare un protettorato dei bombardatori - sia l’unico obiettivo legittimo. Per questo chiediamo una cosa sola: la cessazione immediata dei bombardamenti e l’apertura di una trattativa per porre immediatamente fine al conflitto. E chiediamo al governo italiano e al Presidente della Repubblica di porre fine unilateralmente alle azioni militari e di imporre una trattativa.

-- Ufficio stampa Prc-SE

Oggi Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo un suo intervento per fermare il Giro della Padania, manifestazione incostituzionale e di chiaro segno politico di parte.

Di seguito il testo della lettera.

Signor Presidente,

Le scrivo per segnalare una situazione istituzionalmente insostenibile che si è venuta determinando in campo sportivo.

La Federazione Ciclistica Italiana, ha organizzato dal 6 al 10 settembre una corsa a tappe denominata “Giro della Padania”. La partenza è prevista da Paesana (Cn) e il primo in classifica indosserà una maglia di colore verde.

A me pare del tutto evidente che ci troviamo dinnanzi ad un evento fortemente connotato sul piano politico. Non mi risulta infatti che la Padania esista altrimenti che nella propaganda e nelle proposte secessioniste della Lega Nord. Così come il colore verde abbinato alla Padania è punto qualificante della propaganda del suddetto partito.

La gravità istituzionale consiste nel fatto che la FCI che organizza la corsa, non è una struttura privata, ma è parte del CONI cioè della struttura che ufficialmente lo Stato italiano riconosce come propria per l’organizzazione dello sport a tutti i livelli. Struttura dotata di una propria autonomia appunto per garantire l’indipendenza della gestione sportiva dalla politica.

In questa situazione ho scritto al Presidente della FCI per protestare e chiedere la cancellazione dal calendario ufficiale della FCI del giro della Padania. Non ho ricevuto risposte ma – a conferma delle ragioni della mia protesta – ho ricevuto una risposta di Michelino Davico, Sottosegretario agli interni, noto dirigente della Lega Nord. Il grado di confusione tra politica di partito e ruoli e compiti istituzionali non potrebbe risultate più alto.

A questo punto ho scritto anche al Presidente del CONI Giovanni Petrucci per chiedere un intervento.

Non avendo ad oggi ricevuto risposta mi permetto di scrivere a Lei, perché nella sua qualità di Presidente della Repubblica, intervenga a tutela della legalità repubblicana, impedendo che una manifestazione sportiva marcatamente segnata da una qualificazione politica di parte, venga ospitata nel calendario ufficiale di organismi delegati dallo Stato italiano all’organizzazione dell’attività sportiva.

Mi pare infatti evidente che il problema che sollevo ha un preciso rilievo istituzionale e costituzionale.

Un caro saluto

Paolo Ferrero

-- Ufficio stampa Prc-SE

La soluzione per i lavoratori di Irisbus di Flumeri ( Avellino) non è quella di essere distribuiti nelle aziende del Gruppo FIAT del resto d’Italia (come Bolzano e Suzzara) : bisogna, invece, salvare lo stabilimento irpino garantendo gli attuali livelli occupazionali.

E’ grave,infatti, che si sia tentato in questi giorni di utilizzare a Suzzara una ventina di trasferisti provenienti dall ‘ Irisbus  lavorando sulla difficoltà di lavoratori in lotta, che da due mesi  percepiscono salari ridottissimi , ed è importante che la mobilitazione dei lavoratori irpini ,presenti in questi giorni a Suzzara ,abbia sostanzialmente sconfitto questa manovra.

E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una precisa strategia della FIAT: cercare di contrapporre i lavoratori tra loro per distogliere l’attenzione dalla sua operazione di chiusura di stabilimenti e di trasferimento all’estero delle produzioni.

Gli autobus che venivano prodotti in provincia di Avellino, infatti, verrebbero trasferiti in uno stabilimento francese ed in uno della Repubblica Ceca (dove il costo del lavoro è pari alla metà rispetto a quello italiano): continuano tranquillamente le delocalizzazioni all’estero di aziende (come la FIAT) che hanno generosamente fruito di contributi pubblici.

Il Governo Berlusconi – Lega continua nella sua irresponsabile politica di smantellamento dell’industria italiana: al contrario, un Governo serio dovrebbe garantire le risorse economiche necessarie per il rinnovo e l’ammodernamento del parco autobus in Italia.
Oltre il 60% degli autobus che circolano in autobus sono obsoleti e non rispettano nemmeno le leggi in materia di sicurezza (amianto ed emissioni inquinanti).
Un Governo serio investirebbe nel trasporto pubblico a partire dal rinnovo del parco autobus garantendo così anche le commesse per le aziende del territorio italiano, tra le quali Irisbus.
Al momento il Governo avrebbe messo a disposizione solo 16 milioni di euro: una cifra appena sufficiente per garantire poco più di 25 giorni di lavoro (70 autobus).

Dal canto suo, la FIAT deve finalmente chiarire i contenuti del Piano Industriale Fabbrica Italia, precisando la missione industriale di tutti gli stabilimenti, i relativi investimenti e i livelli occupazionali. In questo caso, si tratta di chiarire gli obiettivi assegnati a FIAT INDUSTRIAL, la società che comprende la produzione di autobus e degli stabilimenti IVECO.
Finora da Marchionne abbiamo sentito solo chiacchere.
Dica chiaramente cosa intende fare per Flumeri,Termini Imerese, Suzzara, Brescia, Bolzano ecc…

Per questo sono al limite del ridicolo le posizioni espresse a Mantova dall’on Fava della Lega Nord,che cavalca il tentativi di contrapporre lavoratori del Nord a lavoratori del Sud e che poi sostiene un Governo che ha steso i tappeti rossi alla FIAT di Marchionne.
Come PRC e come Federazione della Sinistra siamo impegnati a Suzzara ,in Irpinia e nazionalmente in un'unica lotta –a partire dallo sciopero generale della CGIL del 6 - per garantire soluzioni concrete alle produzioni industriali e ai livelli occupazionali.

-- Ufficio Stampa Prc-Se

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“Sulle pensioni Bossi e il governo hanno preso in giro i lavoratori. Come al solito, gira e rigira, si finisce sempre li, ad attaccare le pensioni di anzianità. E’ un fatto inaccettabile perché i lavoratori in questi anni hanno già pagato abbondantemente e il bilancio dell’INPS è fortemente in attivo. Un vero e proprio insulto in una situazione in cui l’unica cosa su cui tutto il governo è d’accordo è quella di difendere i privilegi dei ricchi, tant’è vero che della patrimoniale sulle grandi ricchezze non c’è traccia. In queste condizioni il 6 di settembre non ci sarà solo lo sciopero generale ma anche il blocco del “giro della Padania”, perché Bossi non può continuare a prendere in giro la gente”.

-- Ufficio stampa Prc-SE

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“L’ONU che ha violato la propria carta dando il via alla guerra senza provare ad aprire una trattativa, continua vergognosamente a non fare nulla. Ma se la guerra dell’ONU doveva servire ad impedire il massacro degli insorti, perché adesso non interviene, perché non ferma i massacri che ci sono in Libia. Perché non ferma le vendette e definisce un quadro di ricostruzione di regole? Lo chiediamo anche al Presidente del Consiglio, al Presidente della Repubblica e al PD: L’Italia è tutt’ora impegnata nella guerra in Libia. Per fare cosa, con che obiettivi? Per costruire la pace o per trattare il rientro nel mercato petrolifero? Gli accordi sul petrolio vengono scambiati con la mano libera agli insorti nelle vendette? Il tutto disegna un quadro squallido in cui la retorica con cui si è giustificata l’azione militare non ha alcun riscontro nei comportamenti”.

-- Ufficio Stampa Prc-Se

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