di Daniele Nalbone su Liberazione del 29 ottobre 2010

«Al cospetto di una situazione oggi grave, ma che domani può diventare gravissima» ieri pomeriggio la Federazione della Sinistra ha presidiato, per tutta durata dell’incontro, la sede della conferenza Stato-Regioni. Così, mentre all’interno del palazzo, in via della Stamperia, a pochi metri da Fontana di Trevi, i presidenti delle regioni riuscivano a strappare al governo qualche giorno in più per i pareri sui decreti attuativi del federalismo fiscale, fuori, tra la gente, assessori, consiglieri e il dipartimento enti locali della Federazione della Sinistra e del Prc denunciavano la “macelleria sociale”  del governo in atto. Un gazebo, centinaia di volantini e un “piatto di stabilità”, fatto da salumi, pane, formaggi, vino, prodotti tipici dei comuni a rischio, sono stati distribuiti «per denunciare lo smantellamento dello stato sociale» spiega Fabio Nobile, consigliere alla Regione Lazio della Federazione della Sinistra «che si sta attuando con il taglio nel trasferimento dei fondi dal governo agli enti locali, soprattutto per quanto riguarda i servizi alla cittadinanza».A spiegare le conseguenze concrete di questi tagli sono stati gli stessi amministratori locali presenti in via della Stamperia, con tanto di fascia tricolore al petto: l’assessore al Welfare della Toscana, Salvatore Allocca, protagonista pochi giorni fa di una protesta su un tetto nel centro di Firenze contro lo smantellamento dello stato sociale, accompagnato da Fausto Nuglio, assessore agli affari generali del comune di Cori (Latina), Danilo Corazza, vicesindaco di Civitacastellana (Viterbo), Anna Mirarchi, assessore alle politiche sociali del comune di Pomezia (Roma) ed Elena Antonelli, assessore alle politiche sociali del comune di Genazzano (Roma). «Il fondo nazionale per la non autosufficienza nel 2011 sarà azzerato, quello per le politiche sociali passerà dai 950 milioni del 2007 agli attuali 130, i trasferimenti alle regioni e ai comuni tagliati di oltre 18 miliardi di euro». Tutto ciò, nel caso concreto della regione Toscana dell’assessore Allocca, porterà il fondo sociale locale da 24 milioni ai 4,9 del 2011: briciole che saranno l’antipasto del digiuno totale al quale saremo costretti nel 2012». Per questo la richiesta della Federazione della Sinistra ai presidenti delle regioni appartenenti ai partiti all’opposizione in Parlamento non può che essere una, e radicale: «abbandonare immediatamente qualsiasi tavolo e incontro» spiega Gianluigi Pegolo, responsabile enti locali Prc «e scendere nelle piazze per opporsi al patto di stabilità che l’Europa sta per approvare e che costringerà i paesi membri dell’Unione europea a ulteriori tagli di decine di miliardi alla spesa sociale». Tagli che colpiranno soprattutto quelle nazioni, come l’Italia, con il debito pubblico e il rapporto deficit-pil più alto. In questo scenario, il tanto discusso federalismo fiscale non farà altro che aggravare ulteriormente la situazione, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale del paese e sul suo livello di democraticità: «si acuiranno ulteriormente le diseguaglianze sociali e territoriali, con conseguenze devastanti per le condizioni dei cittadini delle zone meno “virtuose” che avranno sempre meno servizi garantiti e dovranno sopportare aumenti indiscriminati delle imposte fiscali, già oggi insostenibili». In pratica, la soluzione che si va prospettando per far uscire l’Italia dalla crisi è composta dalle stesse ricette che questa crisi hanno causato: «anziché investire sul sociale e sul futuro » spiega Antonio Ferraro, responsabile politiche sociali del Prc «si ritengono le spese per i servizi, per la formazione e per l’istruzione dei costi inutili da tagliare. Non ci stiamo e chiediamo che le forze politiche del centrosinistra alla guida delle regioni alzino la voce». Ed è proprio a quelle regioni, dalla Toscana di Enrico Rossi all’Emilia Romagna di Vasco Errani, dall’Umbria di Catiuscia Marini alle Marche di Gian Mario Spacca, che la Federazione della Sinistra ieri ha chiesto non solo di opporsi «al disegno antisociale» del governo, ma soprattutto «di portare avanti con maggior forza le battaglie per ripristinare le risorse tagliate e garantire i livelli essenziali di assistenza sociale».In fondo, il modo per liberare fior di miliardi di euro da destinare alla spesa sociale ci sarebbero: «basterebbe una riforma fiscale basata sul principio della progressività, una lotta “vera” all’evasione fiscale, la tassazione sui grandi patrimonio e – in primis – la riduzione delle spese militari a partire dal ritiro delle truppe in Afghanistan». Ma queste sono le proposte di un’Italia, come recita lo striscione che ieri ha capeggiato per tutta la giornata in via della Stamperia, «che non si piega». Non di una “Italietta” che tratta per le briciole.

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