di Daniele Nalbone (Liberazione del 24 giugno 2011)

Troppo piccola, piazza Montecitorio, per contenere tutta la rabbia del terzo settore. Nonostante 14 manifestazioni in contemporanea nelle maggiori città italiane, sono oltre quattromila le persone giunte a Roma da tutto il paese per protestare contro i tagli del governo alle politiche sociali. Persone con disabilità, volontari, operatori sociali, insieme, perché, come spiega Lucio Babolin, portavoce della campagna “I diritti alzano la voce”, «dinanzi a questa situazione non si può restare passivi. Bisogna mobilitarsi. E oggi lo abbiamo fatto, andando oltre ogni più rosea aspettativa». Chiara la piattaforma-appello dal titolo deciso: «Basta tagli, ora diritti. Sussidiarietà, non scaricabarile». Le decine di sigle che hanno dato vita al forum del Terzo Settore puntano il dito contro i tagli massicci di questo governo alla spesa pubblica, «riducendo e talvolta azzerando le risorse per il sociale». A fornire alcuni numeri è Pietro Barbieri della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap: «nel 2008 i fondi nazionali per le politiche sociali erano oltre i 2,5 miliardi. Oggi, anno 2011, ammontano ad appena 538 milioni, l’80% in meno». Numeri che, tradotti, «significano diritti negati, chiusure di servizi e, per i tantissimi volontari e operatori sociali presenti sotto al Parlamento, disoccupazione». Chiare le richieste portate ieri in piazza e che hanno incassato l’appoggio del Partito Democratico, dell’Udc, dell’Idv, della Federazione della Sinistra: in primis, come previsto dall’art. 117 della Costituzione, “la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”. Quindi, un forte investimento nelle politiche sociali, una reale e concreta applicazione del principio di sussidiarietà, previsto dall’art.118 della Costituzione, che dia effettivo riconoscimento di pari dignitià alle organizzazioni della società civile. E ancora: sostegno al reddito, ripristino e potenziamento del fondo per le non autosufficienze, rilancio del Servizio Civile Nazionale. «Per far questo» ci spiega Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds «è importante che il Terzo settore continui a resistere, a non credere alle false promesse del ministro di turno: non ci si può fidare di chi gioca con la vita delle persone e per questo va contrapposta un’opposizione forte, dentro e fuori il parlamento, in grado di costruire una proposta alternativa di welfare, basato sulla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale e la relativa copertura finanziaria per rendere esigibili i diritti su tutto il territorio nazionale». Dello stesso avviso anche Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, per il quale «è arrivato il momento di redistribuire la ricchezza dall’altro verso il basso, tassando le rendite finanziarie. È inaccettabile, per un paese democratico, vedere Montecitorio piena di gente non abituata a scendere in piazza ma che è stata costretta da un Governo che ha fatto precipitare l’Italia in una gravissima emergenza sociale, facendo pagare i costi della crisi alle fasce più deboli della popolazione». In fondo, come recitano gli striscioni portati in piazza da disabili, volontari, lavoratori del terzo settore, «I diritti non sono privilegi» e «Chi nega i diritti cancella le persone». Persone che, ieri, hanno dimostrato di essere «stufe» conclude Lucio Babolin: «stanche di vedere i propri diritti neppure presi in considerazione dalle istituzioni. Per questo, dopo il successo della manifestazione di oggi (ieri, ndr), continueremo a tallonare la politica in tutti i passaggi fondamentali che ha davanti il paese, a partire dalla manovra finanziaria».

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