di Francesca Schianchi

Quando scende dalla macchina nera che lo accompagna fin sotto al palco, dove una tv danese lo sta intervistando, anche Beppe Grillo nota la piazza semivuota: «C’è poca gente», mormora ai ragazzi dello staff che lo accolgono. Sono le due del pomeriggio, batte un sole caldo nella verde piazza della Pace, a Parma, prima città capoluogo espugnata dai grillini del Movimento cinque stelle.
L’appuntamento è per parlare dell’inceneritore che la passata giunta di centrodestra ha voluto e contro cui sta lottando il nuovo sindaco del Movimento, Federico Pizzarotti.

E proprio il sindaco in jeans che si raccomanda dal palco «quando ve ne andate non voglio vedere una carta per terra» dovrebbe essere protagonista; diventa però una pallida comparsa al fianco del vero leader, Grillo. E nella sparuta platea ci sono anche i “dissidenti”: il consigliere regionale Giovanni Favia, che con un fuorionda a «Piazzapulita» ha svelato la mancanza di democrazia interna, e Valentino Tavolazzi, espulso da Grillo in marzo.
Ma poca gente accorre: la grande piazza è semideserta, nonostante siano arrivati militanti da Rimini come da Piacenza, si popola un po’ solo quando parla Grillo, tanto che Pizzarotti alla fine del suo intervento, quando molti cominciano ad andarsene, ricorda «guardate che, dopo, Beppe parla ancora». E il comico interviene con i suoi soliti toni aggressivi, contro l’inceneritore («chi lo fa raccoglie anche l’immondizia: se decide di smettere di farlo, faranno diventare Parma come Napoli e poi daranno la colpa al Movimento 5 stelle») ma anche contro «queste merde di giornalisti», “carogne”, “schiavi degli editori”, “senza un’informazione così non ci sarebbe stata una politica così”. Secondo lui, «non esistono giornali liberi tranne Il Fatto quotidiano». Inneggia alla «rivoluzione di civiltà, cultura, pensiero» del suo Movimento, attacca Monti (“esorcista al contrario”), propone di introdurre un referendum senza quorum per decidere se uscire dall’euro. E naturalmente loda la gestione di Pizzarotti a Parma, “un gigante”, «in tre mesi il Consiglio comunale ha speso 86 euro”. Sulla questione interna, dice che «dietro Grillo ci sono io, dietro Casaleggio la società Casaleggio srl, in perdita». Lontano dal palco, solo, si aggira Favia. «Qui tutti mi hanno accolto bene. Io sono del Movimento e lì rimango. Cinque anni di lavoro per il Movimento non si cancellano in una notte. Ci sono giornalisti che fanno un gioco sporco. Ma quel che è successo non è un problema: la biodiversità delle idee è una ricchezza». Però non va a salutare Grillo. Come non ci va Tavolazzi. Anzi, ribadisce: «C’è un problema di democrazia interna».

 

Pubblico 23 settembre 2012

 

 

 

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