di Giovanna Capelli e Antonello Patta

Con l'arresto dell'assessore Zambetti si è conclusa per via giudiziaria la lunga crisi del modello lombardo-formigoniano. Clientelismo, corruzione, rapporti con la criminalità organizzata sono l'epifenomeno e l'effetto ultimo di un sistema di potere che faceva delle relazioni perverse tra "convenienze" dei politici e interessi economici dei privati, specie quelli di amici, il criterio fondante delle scelte politiche regionali. Nella sanità il pubblico è stato svuotato e dequalificato a vantaggio di un privato che ha dato vergognosi esempi di malasanità, sulla pelle dei malati. Le "eccellenze" non lo dobbiamo certo a Formigoni e alle nomine lottizzate dal centrodestra, ma al senso di responsabilità, di professionalità e di dedizione per il bene comune degli operatori e dei lavoratori e delle lavoratrici del settore che hanno resistito alle scelte privatiste e aziendaliste.

Le distorsioni, eclatanti nella sanità, toccano, però tutti gli ambiti della economia e della società lombarde. Formigoni ha spostato sempre più risorse alla scuola privata. Il tasso di abbandono scolastico e formativo in Lombardia è 19,7% nel 2009. La crisi in Lombardia trova una economia già in declino dall'inizio del 2000. È cresciuta meno delle altre regioni europee, è arretrata in innovazione e ricerca. Il governo di centrodestra è stato inerte di fronte allo smantellamento dei punti strategici della produzione ad alta tecnologia e semplice spettatore della trasformazione della economia lombarda in mero subfornitore della industria tedesca. Nella desertificazione produttiva dei territori, questi sono diventati merci, oggetto di consumo e di distruzione, per cui si arriva oggi a perdere in Lombardia ogni giorno 12 ettari di territorio agricolo. Le infrastrutture avviate dal centrodestra hanno incentivato la mobilità privata e individuale su gomma, rendendo una chimera l'abbattimento dell'inquinamento, mentre è stato abbandonato a se stesso il trasporto ferroviario locale. La crisi progressiva attacca i livelli di benessere degli uomini e delle donne: gli indici che segnalano la caduta del reddito non sono solo le mense dei poveri ma anche l'aumento vertiginoso degli sfratti per morosità, le case all'asta per impossibilità di continuare a pagare il mutuo. Risalire la china non è cosa da poco: prima di tutto bisogna impegnarsi a realizzare una coalizione ampia aperta a tutti i soggetti politici interessati a dare il proprio contributo per costruire una reale alternativa al governo delle destre. Occorre la capacità di dare forma programmatica alle istanze di cambiamento avanzate in questi venti anni da chi si è mobilitato contro il sistema formigoniano: comitati e associazioni diffuse nel territorio, amministratori pubblici, grandi associazioni strutturate come Legambiente, Arci, le forze sindacali. Tutte e tutti vanno coinvolti in un percorso partecipato nella costruzione del programma. All'interno di questo percorso l'unità delle forze della sinistra darebbe nuova motivazione alle tante e tanti delusi dall'incertezza delle prospettive di cambiamento, come è già accaduto nella straordinaria stagione del referendum sull'acqua pubblica e contro il nucleare. La più ampia unità della coalizione e un grande processo partecipativo sono indispensabili perché la vittoria è tutt'altro che scontata, specie se resterà saldo l'asse Lega-Pdl. Auspichiamo dunque che si percorra responsabilmente questa strada evitando i politicismi e le tentazioni di autosufficienza in difesa di recinti e steccati. I partiti sono degli strumenti, non il fine della politica. Noi ci impegniamo affinché tutta la Federazione della sinistra metta le sue forze e le sue intelligenze, la sua presenza territoriale dentro questo cammino per liberare la Lombardia da Formigoni.

* Segretaria Regionale Prc * Portavoce Fds Milano

 

Il manifesto 2 novembre 2012

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