Di Gian Paolo Patta, Cesare Salvi
Grazie anche al manifesto si è aperto un importante dibattito sul futuro della politica in Italia e in particolare sul futuro della sinistra. La crisi del '92-'93 segnò la fine della Prima repubblica e dei vecchi partiti di massa, facendo da incubatrice alla nascita dei nuovi partiti leggeri e personali. Oggi si stanno creando le condizioni per una Repubblica nella quale non esistano partiti di sinistra.
Allora l'eliminazione della scala mobile, il blocco delle pensioni, le privatizzazioni si intrecciarono con scandali, antipolitica, iniziative giudiziarie. Così oggi lo smantellamento dell'art.18 e l'attacco allo stato sociale si unisce alla crisi morale che coinvolge, nell'opinione comune, il sistema dei partiti nel suo insieme. I gestori della crisi stanno operando congiuntamente sul piano politico, sul piano sociale, su quello istituzionale. L'obiettivo è la restrizione degli spazi della democrazia, l'ulteriore riduzione del reddito, del diritto, del potere dei lavoratori, l'emarginazione e la condanna all'irrilevanza di qualsiasi organizzazione politica che faccia riferimento al mondo del lavoro e indichi un'alternativa di società e di governo.
Bisogna contrastare queste inquietanti tendenze, avviare una controffensiva che riguardi tutti i temi di fondo del governo dell'Italia e dell'Europa: la qualità della democrazia, le politiche per lo sviluppo sostenibile, i diritti sociali e del mondo del lavoro. Per far questo serve l'unità della sinistra, fino a un processo che porti a un soggetto politico che unisca tutti coloro che chiedono una svolta, per uscire a sinistra dalla crisi. Vanno quindi sostenute le forze sociali e i movimenti che operano in tal senso, ricordando il vasto fronte che si costruì nel 2001 sui temi della pace, della globalizzazione, della difesa dell'art.18. Ma l'esperienza del 2001 ci dice anche che il limite di quella fase fu la mancata costruzione di uno sbocco politico, che consolidasse un movimento potenzialmente maggioritario nel Paese e ne garantisse la presenza politica e istituzionale nei tempi lunghi. È un errore da non ripetere.
Vorremmo essere chiari: non basta e non serve un assemblaggio di tutti quelli contro, senza un'anima e senza un progetto politico. La durezza e la complessità della crisi spazzerebbe via un'ipotesi di questo tipo. Alla base di una larga unità a sinistra serve un programma di tipo keynesiano in economia, di attuazione costituzionale per i diritti sociali e del lavoro, di rilancio di partiti democratici che organizzino dal basso lavoratori, pensionati, ceti popolari, studenti. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario che le attuali formazioni politiche della sinistra si mettano in discussione, ponendo l'interesse generale davanti a logiche personalistiche o di gruppo. Si tratta insomma di evitare un doppio rischio: una proposta dal basso che non coinvolga i partiti esistenti; ovvero il mantenimento dell'attuale situazione di frammentazione e talvolta di contrapposizione. Questo è l'insegnamento di esperienze come la Linke in Germania, il Fronte della sinistra in Francia, il Partito del lavoro in Brasile.
Crediamo che la responsabilità di iniziare questo processo, e di aprirlo a tutti coloro che sono interessati, spetta in primo luogo a Sel, Idv e Federazione della Sinistra. La Fds deve accentuare le caratteristiche di soggetto unitario e aperto. Crediamo anche che questo progetto vada posto al servizio di una più ampia unità a sinistra. Quando abbiamo dato vita al Movimento per il Partito del Lavoro, abbiamo proposto di porre alla base della sinistra unita la centralità del lavoro e la bandiera rossa. Il 12 maggio la Fds ha indetto una manifestazione a Roma, sulla base di una parola d'ordine: «Gridiamolo a Monti: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». A tutti è rivolto l'invito a partecipare da protagonisti. Democrazia e lavoro: è il binomio inscindibile con il quale si apre la Costituzione; è il binomio che oggi si vorrebbe distruggere; sono le parole che riassumono l'identità profonda non solo della sinistra del '900, ma anche della sinistra politica da costruire insieme.