1diritto del lavorodi Daniela Preziosi

In principio fu l'appello degli intellettuali Rodotà, Romagnoli, Gallino, Tronti e Alleva contro l'art. 8 del decreto di Ferragosto (Era Berlusconi). Quello che, spiegavano, «scippa il diritto al singolo e lo trasferisce alle organizzazioni sindacali». E «scardina il diritto del lavoro. Non c'è più certezza del diritto se in ogni fabbrica, in ogni territorio possono realizzarsi differenti modalità di esercizio di diritti non più universali ma relativi. E relativi ai rapporti di forza di quella fabbrica, di quel territorio». «È in gioco la qualità del nostro futuro quando in una società la forza sostituisce la democrazia», era la conclusione.
Dopo un anno, lo scorso giugno è arrivata la riforma del mercato del lavoro, con la manumissione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori. «Ci rivolgeremo ai cittadini per vedere chi ha ragione: noi o il governoe la sua anomala maggioranza. Perché questa pseudo-riforma danneggia i giovani, le imprese e i lavoratori, smantella i loro diritti e non dà futuro», hanno avvertito Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, mettendo a disposizione Idv e Prc per la raccolta delle firme. In mezzo, fra i due appelli, durante l'inverno dello sconfortante governo Monti, c'è stato un lavorio di costituzionalisti, sindacalisti e movimenti civici. Tutti decisi a rimettere insieme il fronte referendario del giugno 2011, già in fermento contro il tradimento del risultato sull'acqua pubblica da parte del governo: la sua «non attuazione», ha detto Stefano Rodotà rivolgendo un appello al presidente Napolitano.
Le firme per i nuovi quesiti possono essere raccolte da ottobre. Ma una volta ammessi, il voto slitterebbe al 2014, visto che nel 2013 ci sono le politiche e i referendum non si possono svolgere. La meta si allontana troppo? No, perché comunque la raccolta delle firme può trasformarsi in un formidabile strumento di pressione sulla campagna elettorale. Per tutte le sinistre 'anti-Pd', fuori o dentro l'alleanza. Ma ora sta arrivando il momento di decidere.
Lo scorso week end ne a Parma ha già detto sì l'assemblea dei civici di Alba (alleanza lavoro benicomuni ambiente). Che ha deciso di partecipare alle politiche ma non alle primarie del centrosinistra né a una coalizione con il Pd. Meglio una Syriza all'italiana. La stessa che propone la Federazione della sinistra di Ferrero e Diliberto? I civici vanno cauti. «Non ci interessa un ruolo di testimonianza o di pressione sui partiti esistenti e sulle loro tristi alleanze. Né liste civiche con volti decenti di supporto a un centrosinistra impresentabile», spiega Massimo Torelli, fra i fondatori del movimento. Per l'immediato però tutti pronti a partire con i referendum contro la legge Fornero e con una raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare contro l'introduzione del pareggio di bilancio in costituzione (la rifoma dell'art.8), proposta sul manifesto dal costituzionalista Gianni Ferrara. Alberto Lucarelli, assessore ai beni comuni di Napoli e vicino a De Magistris, spiega di aver preparato un articolato di legge in questa direzione «che in più garantisca la metà dei soldi al welfare; e un altro contro la svendita del patrimonio pubblico». Le firme si potrebbero raccogliere in contemporanea con quelle per i referendum e avrebbero come effetto coallaterale un sacco di calci sui denti al Pd, che ha votato in maniera bulgara tanto il pareggio in bilancio che la riforma Fornero. Con alta probabilità di aprire molte contraddizioni sul fronte democrat. Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, per esempio, da sempre chiede la cancellazione dell'art.8. Ed è difficile che la base Pd non finisca per impegnarsi in una battaglia per il ripristino dell'art.18, a prescindere dal gruppo dirigente.
Ora però si aspetta il verdetto finale della Fiom. Il sociologo Marco Revelli ha già proposto, a nome di Alba, un'iniziativa comune a Torino sui temi del lavoro, in autunno. Sarebbe l'occasione perfetta per il lancio della nuova campagna referendaria. La decisione arriverà fra oggi e domani, nel corso del comitato centrale Fiom. Il segretario Maurizio Landini è convinto che si debba mobilitare una larga alleanza sociale su un intero pacchetto diritti-lavoro-welfare: «Discuteremo della raccolta delle firme contro l'art. 8 e contro la riforma che manomette l'art. 18, ma anche su alcune nostre proposte, come il reddito di cittadinanza», spiega. «La testimonianza non basta, e in questi anni la rappresentanza del lavoro nella politica non è stata sufficiente, per dirla con un eufemismo. Ora la sinistra deve darsi l'obiettivo di diventare maggioranza e incidere». Per farlo, cosa meglio di un'epica battaglia referendaria che seppellisca i provvedimenti anti-lavoro del governo Monti?
da Il Manifesto, 4 Luglio 2012

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