di Simone Collini

Dice Paolo Ferrero che se veramente la riforma Fornero dovesse essere cambiata in Parlamento nel 2013, rendendo inutile il referendum, lui ne sarebbe ben felice: «Ma la vedo dura». Dice anche, il segretario di Rifondazione comunista, che «la Cgil sbaglia a non sostenere la raccolta di firme» e che forze di sinistra possono partire da questa operazione sull’articolo 18 per andare alle elezioni con una «lista unitaria».

C’è chi sostiene che questa operazione sia più che altro funzionale ad aprire delle contraddizioni nel centrosinistra e creare problemi al Pd…

«Ma figuriamoci, io faccio politica per tentare di dare una risposta ai problemi del Paese, non per aprire contraddizioni in casa d’altri.

La sinistra ha il dovere politico e morale di prospettare un cambiamento radicale, deve smetterla con l’atteggiamento minoritario, magari accettando uno strapuntino pur di stare dentro una coalizione».

E’ un riferimento a Vendola?

«Vendola lavora per un accordo col Pd e dice che non vuole governare con l’Udc, ma Bersani ha detto molto chiaramente che invece vuole anche Casini, che a sua volta vuole Monti. Mi sembra tutto contro natura, mentre registro che tra Sel, Idv, Federazione della sinistra e il complesso delle forze sociali c’è una convergenza contro il Fiscal compact e le politiche recessive di questo governo che dovrebbe determinare un’unica lista di sinistra che si candidi a governare il Paese su una piattaforma radicalmente diversa da quella che va avanti a livello europeo».

Tornando al referendum: ha senso presentarlo quando il Pd ha già detto che intende modificare la riforma Fornero in Parlamento nel 2013, mentre se tutto va bene i quesiti si voteranno nel 2014?

«Guardi, sull’articolo 18, dieci anni fa, ci fu l’iradiddio e riuscimmo a bloccare Berlusconi. Oggi invece le modifiche sono passate con l’appoggio del Pd. Il referendum è uno dei pochi strumenti che permette alla gente di esprimersi liberamente. Se poi veramente il lavoro in Parlamento renderà inutile il referendum, tanto meglio, stapperò una bottiglia di spumante. Però la vedo difficile».

Ma perchè presentare un referendum sulle modifiche all’articolo 18 e non sulla riforma delle pensioni?

«Ma infatti nei prossimi giorni presenteremo un referendum anche su quest’altro meccanismo infernale ideato dal governo Monti, che ha determinato un allungamento dei tempi che non ha paragoni in Europa».

Non le è venuto il dubbio che forse state sbagliando qualcosa, se la Cgil non appoggia questa iniziativa?

«Intanto, una bella fetta della Cgil, dalla minoranza di Rinaldini alla componente della maggioranza di “Lavoro e società”, l’appoggia. E comunque penso che la Cgil stia sbagliando non solo a non sostenere questo referendum, ma anche a mantenere un profilo così poco autonomo rispetto al governo».

Ma se si parla di sciopero generale?

«Non è questione di sciopero generale o di dichiarazioni. Serve un impegno sindacale vero, un protagonismo come c’è in Francia, Spagna, Grecia. Con Berlusconi c’era, ora assistiamo a una drammatica perdita di autonomia».

 

da l'Unità

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