121003albaIntervista di Daniela Preziosi
Torelli, Alba: tutti in campo per un'alternativa, entro novembre una proposta comune
Massimo Torelli (fra i promotori di Alba, alleanza lavoro beni comuni ambiente, nel week end a Torino terrà un incontro, ndr), voi di Alba non volete perdere l'appuntamento del voto. Nascerà una lista arancione?
Non dipende solo da noi, dipende anche dal fatto che prendano forma le azioni dei tanti che non vogliono «morire montiani». Stiamo presentando, fuori dai partiti esistenti, a vari interlocutori delle forze sociali e dei movimenti, la proposta di presentare alle elezioni di una lista di democrazia radicale, una lista «arancione», per un'altra Europa, antiliberista, per il lavoro e i beni comuni, per la giustizia ambientale e sociale. Una lista che dia una risposta forte alla crisi della politica e dei partiti, una lista trasversale e non relegata al campo della sinistra radicale, trasversale. Decideremo con referendum vincolante alla fine di questa verifica.
Vendola ha scelto il centrosinistra. L'elettorato che lo voterà punterà a quello a cui puntate anche voi, ovvero scongiurare il ritorno di Monti.

Non direi che Vendola ha scelto la coalizione di centrosinistra. Ha scelto di coalizzarsi con chi sostiene il governo Monti. C'è una certa differenza. Quel contesto è segnato, è la continuità delle politiche del governo Monti.
Sel sostiene l'opposto.
Vendola pensa di rappresentare un'alternativa, ma in realtà legittima una coalizione priva di qualunque base programmatica, tant'è che ci può stare anche uno come Renzi. Non diamo per perso nessun elettore, il rifiuto delle politiche di austerità è trasversale e riguarda anche tanti elettori del Pd. Ma serve schierare un'alternativa
Con Sel vi trovate nello stesso comitato promotore dei referendum sul lavoro.
Quello è il campo di chi sta per un'altra uscita della crisi. Sarà Sel a dover spiegare come sta questo impegno con la prospettiva dei gruppi parlamentari unici con il Pd.
Siete stati convocati alla giornata di ascolto dei movimenti che è stata indetta da Pd-Sel-Psi a Roma?
No, ma è ovvio, siamo indisponibili a questa prospettiva. Siamo nati sull'onda dell'emergenza democratica ed economica. Via Berlusconi, con Monti l'alternativa è fra un'idea di Europa e di Italia fondata sul pareggio di bilancio e sul fiscal compact, sul lavoro ridotto a merce e sulla privatizzazione di tutto l'esistente. E un'altra, dei beni comuni e di un'Europa che riparte dal suo modello sociale e dalla democrazia, che attraversa tutto il centrosinistra.
Non volete fare l'ennesimo partitino e nel vostro dibattito è presente la consapevolezza della vostra non-autosufficienza: a chi vi rivolgete?
A quell'Italia che ha prodotto nella primavera del 2011 la rottura culturale con il berlusconismo. Non solo alla sinistra radicale: a coloro che hanno partecipato al movimento per l'acqua e ai referendum, alle donne scese in piazza, agli studenti dell'università e della scuola, a tutti e tutte quelle che hanno difeso la Costituzione. Perché in gioco alla fine è l'idea di democrazia costituzionale: non solo la scelta di una faccia luccicante per fare quello che è già deciso altrove, o dai "tecnici", ma un tessuto di relazioni sociali, di corpi intermedi, di soggettività politica.
Avete già avuto risposte?
Qualcosa si muove. Ma ora è importante che si apra un dibattito e un lavoro fattivo. E che entro novembre ci sia una proposta.
Proporrete un'aggregazione con qualsiasi legge elettorale?
Intanto partiamo dai contenuti, poi guarderemo la legge elettorale. Non servono alleanze improvvisate, ma un progetto di nuova rappresentanza politica.
La vostra strada incrocia Fds e Idv?
Le parole lavoro e beni comuni fanno venire in mente prima tanti soggetti sociali e di movimento. Poi certo affronteremo anche il tema delle alleanze, partendo dai soggetti che lavorano in questa fondamentale campagna referendaria. Quest'Italia un anno fa ha vinto i referendum. Non scordiamolo.

Il Manifesto - 03.10.12

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