121011marchionnedi Franco Frediani
Nessun dubbio, il marchio d'epoca lo ha lasciato Berlusconi. Sua Maestà Sergio Marchionne incontra soltanto Cisl e Uil snobbando la Cgil e la Fiom-Cgil, rea ovviamente di non aver firmato il contratto del gruppo. Dividere le forze sociali per fagocitarle una alla volta; la tecnica lanciata a suo tempo dal Cavaliere ha ormai fatto scuola. Logico che anche Marchionne scegliesse gli interlocutori per quello che non sappiamo più, anzi ne dubitiamo fortemente, se possiamo chiamare confronto! Meglio incontrarsi silenziosamente, nella sede romana della Fiat. Un vertice al quale hanno partecipato, oltre ad Angeletti e Bonanni, anche Roberto Di Maulo, numero uno di Fismic, ed i segretari generali della Uilm e Fim Cisl, Rocco Palombella e Giuseppe Farina.

E' stato proprio Di Mauro a rompere gli indugi su eventuali dubbi riguardo a possibili esuberi: "Non ci saranno né esuberi né chiusure di stabilimenti, stiamo lavorando ad un nuovo piano industriale che sarà illustrato nella sua forma compiuta, nella riunione del 30 ottobre a Torino, a margine del cda che analizzerà i risultati del terzo trimestre. Stiamo lavorando positivamente".  I dubbi e le paure non sono mai state infondate e la dimostrazione ci viene dai dati odierni (martedì 16 ottobre, ndr.) sulle immatricolazioni delle nuove auto in Europa, che hanno evidenziato un ulteriore un crollo nelle vendite da parte della Fiat. Si parla di un trend negativo del 18,5% rispetto ad un anno fa, mentre ad agosto la "discesa" del marchio automobilistico torinese si attestava sul 17,7%.  All'uscita della riunione durata circa due ore, i leader sindacali di Cisl e Uil riferiscono appunto che l'ad "ha confermato che non ha alcuna intenzione di chiudere stabilimenti in Italia". E' lo stesso Giuseppe Farina, segretario della Fim-Cisl, a precisare che "C’è una revisione del piano industriale sulla base del mercato che è cambiato" con cui "saranno assicurati prodotti e continuità produttiva per tutti e quattro gli stabilimenti auto". Sul fronte Cgil si registra ovviamente stupore misto a sarcasmo. Susanna Camusso parla di "fantasia al potere" riguardo all'annunciato "nuovo piano industriale per Fiat". Se non parlassimo di lavoro e del destino di migliaia di lavoratori, sarebbe davvero da chiedersi se non siamo di fronte a "scherzi a parte". In questa fase di eclissi totale da parte dell'industria automobilistica torinese, abbonda lo scontento e la polemica persino da parte di Confindustria, che attraverso il suo presidente Giorgio Squinzi, punta l'indice "sui 20 miliardi annunciati per il piano Fabbrica Italia di cui si è persa traccia".  Il batti e ribatti continua con la Fiat che replica sottolineando che "la polemica fine a stessa" non interessa, mostrandosi stupita dal fatto che neppure Confindustria abbia notato come "dall’aprile del 2010 la situazione economica europea sia profondamente peggiorata".  Nessuno comunque si pone il vero problema, quello delle condizioni in cui versano i Lavoratori e le loro famiglie. C'è un grande assente in tutto questo ed abbiamo il dovere di farlo notare: il governo! Non possiamo non riflettere sulle sue politiche scellerate. Non siamo quelli dallo slogan facile, ma semmai abbiamo l'abitudine di riflettere sulle "cose possibili", non sorvolando per esempio, sui milioni di euro dilapidati per comprare armamenti da guerra come gli aerei da combattimento F-35A, riguardo ai quali proprio in questi giorni apprendiamo che verranno a costare quasi il doppio di quanto veniva annunciato il 7 febbraio scorso alla Commissione Difesa della Camera dallo stesso Generale Claudio De Bertolis. Si parla di una cifra che si aggira sui 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro). Perché non vengono invece impiegati per interventi più "costruttivi"?? E' solo uno dei tanti esempi che potrebbero essere proposti per cambiare la fisionomia socio-economica del paese. Ma siamo purtroppo coscienti che sono argomenti non presenti in quella che molti definiscono "agenda Monti", che altro non è se non il dizionario liberista per eccellenza, dove termini come Lavoro e stato sociale sono veramente poco rappresentati.

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