di Raffaele K. Salinari
Gli impegni internazionali del nostro governo: le «esigenze» militari più importanti dei diritti dei minori e dei poveri del Sud.
Costo di un F-35, «modello base» circa 80 milioni di Euro, esclusa manutenzione; costo totale dei finanziamenti per la cooperazione internazionale allo sviluppo nel 2011, 23 milioni di Euro per circa. Legge di stabilità e inclusione del pareggio di bilancio in Costituzione: approvati con voto di fiducia; riforma delle legge di cooperazione risalente al secolo scorso, anno 1987: in discussione da una ventina d'anni nei due rami del Parlamento senza esiti.
Bastano poche cifre e qualche dato politico conseguente a fotografare una divaricazione crescente tra quanto abbiamo sottoscritto a livello di impegni verso le politiche di riduzione della povertà, diritti dei minori e tutto quello che includono gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, e i diktat dei mercati finanziari.
Questo significa che esistono esigenze di credibilità internazionali a geometria variabile, impegni di serie A e di serie B, evidentemente gli uni legati al rating ed ai conseguenti spread, gli altri alla necessità di salvare miliardi di vite umane dal gorgo della miseria.
In Italia, attualmente, abbiamo ben due Ministri che si occupano di cooperazione ma, come evidenziato dal Capo del Governo durante l'ultimo Forum sulla cooperazione di qualche settimana fa, la materia è condizionata dalla crisi finanziaria e dunque non è possibile essere coerenti con quanto abbiamo promesso al mondo, tutto qui, semplicemente.
Da molto tempo, in sede politica come governativa, si parte dalla precondizione che non sarà possibile mettere a disposizione di questi impegni internazionali se non una manciata di milioni, diciamo un mezzo F-35, ma nulla di più. Ora però, di fronte allo scandalo dei prezzi gonfiati, di questa Salerno-Reggio Calabria militare, ci aspettiamo che dall'interno del Governo e del Parlamento si levino le stesse voci che reclamano al più presto una legge di riforma del settore cooperazione, e si trovino le risorse per dare credibilità internazionale al Paese anche facendo scelte coerenti con queste altre compatibilità che non sono semplicemente economiche ma etiche e dunque fondative dell'orizzonte verso il quale si vuole condurre la nazione.
Se si invoca l'Europa, infine, allora forse bisogna richiamare l'evidenza che l'intero continente non riesce a dare il suo contributo alla pace, pur avendo vinto un Nobel per questo, anche perché l'Italia ha cancellato la sua politica estera di cooperazione allo sviluppo verso molti Paesi dell'Africa sub sahariana, nei quali spesso gli interventi di lotta alla povertà a favore delle popolazioni rurali disinnescano vere e proprie bombe sociali a frammentazione.
I sistemi d'arma, dunque, non possono essere legibus soluti, in particolare quando la retroattività fiscale viene introdotta con la giustificazione dello stato di eccezione permanente. Se è possibile far pagare al contribuente tasse retroattive, allora è possibile rinegoziare i contratti militari, semplicemente seguendo la stessa logica. Coerenti sino in fondo.
Il Manifesto - 18.10.12