di Alessandra Ricciardi
Intervista a Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista
Il voto siciliano è stato un disastro per la strana sinistra di Fds-Sel-Verdi e Idv, meno del 5% dei voti e fuori dall’Ars. «Abbiamo fatto l’errore di presentare due liste, con una sola ce l’avremmo fatta, ma non ci nascondiamo dietro un dito, comunque fatto degli errori», commenta Paolo Ferrero, indomito leader di Rifondazione comunista, Federazione della sinistra.
La crisi dei partiti in Sicilia è anche crisi della sinistra.
Quando il 60& degli elettori non si esprime c’è un problema di crisi verticale della politica.
Ma il Movimento5stelle dal niente è diventato primo partito. Voi invece siete fuori.
Sì, abbiamo fatto degli errori, non siamo stati capaci di intercettare il voto di protesta e di malessere, di trasformare in una proposta di alternativa di governo il dramma sociale che vive la Sicilia.
Mica poco…
Il problema è di natura comunicativa, noi ci battiamo per un capovolgimento delle politiche neo liberiste, ma è difficile farlo arrivare. I giornali cavalcano l’antipolitica, dove la casta è rappresentata dal parlamentare arricchito. Noi diciamo che con la Spending review il governo Monti ha dato 2 miliardi alle banche, è difficile farci sentire. La battaglia per la giustizia sociale è meno dirompente di quella contro i ladrocini degli onorevoli.
Grillo ci è riuscito a farsi capire, Crocetta ci è riuscito.
Starei attento a non festeggiare troppo per la vittoria di Rosario Crocetta. Il candidato di Pd e Udc per governare avrà bisogno dell’appoggio di Gianfranco Miccichè, ovvero dei voti di Raffaele Lombardo. La vittoria di Crocetta è in continuità con la vecchia politica che ha portato la Sicilia al disastro.
Secondo lei dunque in Sicilia non ha vinto il rinnovamento contro il voto di scambio. E voi avete perso per problemi di comunicazione e non perché sconfitti storicamente.
Io dico che dal voto in Sicilia esce vincitore un potere di centro, che noi combattiamo. Loro galleggiano sulle macerie, su quel 60% che non vota. Noi proponiamo una politica completamente alternativa, a quella di centrosinistra e di centrodestra, per uscire dalla crisi.
Che pensate di fare in vista delle elezioni politiche?
Dobbiamo lavorare a una lista di sinistra, con candidati scelti attraverso lo strumento della democrazia partecipativa. Al di fuori dei due schieramenti più grandi, che hanno sostenuto Monti e le sue misure. Il nostro progetto è di disdettare il trattato sul fiscal compact e imbracciare una politica di puritanesimo, di giustizia sociale.
E con chi la fate?
Con chi ci sta, io penso ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati di opposizione.
Con Sel? Con Di Pietro?
Sarei felice che ci stesse anche Sel, ma Vendola ha deciso di partecipare alle primarie del Pd. Dopo vedremo.
Di Pietro è da molti visto come parte della stessa politica che voi contestate.
Ma in parlamento si oppone al governo Monti.
da Italia Oggi