121105grillodi Giorgio Del Re
Prima fanno l’intervista con l’inviata. Poi si innervosiscono: «Con voi non possiamo parlare». All ’inizio i due militanti del Movimento 5stelle si avvicinano con aria costernata: «Scusi signorina.... Noi, con lei, non possiamo più parlare. Ci siamo accorti in ritardo che c’era una segnalazione su Agorà.... Ci è arrivata la segnalazione che voi siete nella lista di quelli con cui noi non possiamo più parlare». La giornalista del programma di Rai3 all ’inizio è incredula, pensa a un errore: «Che segnalazione? È uno sbaglio?». Risposta: «Nessun errore. La notizia è arrivata attraverso la nostra rete, via cellulare. Non l’autorizziamo più mandare in onda la nostra immagine e la nostra voce». Roma, ore 17.30, piazza Quadrata.

Ad ascoltare queste parole - incredula - c’è Cecilia Carpio, inviata di Agorà. La giornalista del programma di Andrea Vianello ha appena terminato l’intervista a due militanti (un marito e una moglie, 40-50enni, in principio molto cordiali) del movimento di Beppe Grillo. I due sono perfettamente consenzienti. Quando questo accade non ci sono polemiche o problemi, apparentemente è tutto tranquillo. Le parole dei due su alleanze e su Grillo (come vedremo) sono sì sbarazzine, ma perfettamente nella norma di opinioni scanzonate. Poco dopo, invece, accade di tutto: telecamere assediate, perentorie richieste di ritrattazione, addirittura la comunicazione di una «black list grillina» sui giornalisti con cui si può parlare o no, diffide a mettere in onda. Doveva essere una normale intervista, diventa una guerra di carta bollata, e di nuovo va in crisi il rapporto fra la televisione e i partiti, fra il Movimento 5 stelle e il desiderio del suo leader di tenere i militanti lontani da ogni telecamera. Questa mattina Agorà ha deciso di mandare in onda tutto, lo stesso. Soprattutto perché quello che fa passare i militanti del M5s dalla disponibilità alla ritrattazione è l’arrivo al banchetto di Edoardo Ceccarelli, il più anziano del gruppo. Il «dirigente» si arrabbia, prima di tutto con i due militanti. Dice loro: «Le regole sono regole, bisogna rispettarle! Voi con loro non dovevate parlare». La Carpio obietta: «Ma l’hanno fatto a titolo personale ».Ceccarelli ribatte: «No, l’hanno fatto dal banchetto del Movimento!». A questo punto l’uomo che ha parlato ci ripensa: «Non mi ero accorto che ci fosse già questa segnalazione sulle vostre telecamere: devo chiedervi di non mandare in onda nulla». La giornalista prova a discutere. Ceccarelli si attacca al telefono. E quando torna si accorge (Caso Favia docet ) che la telecamera del programma di Rai3 sta ancora registrando. Si arrabbia: «Adesso chiamo l’avvocato e mi faccio dire cosa devo fare!». Risultato: tre mail per la redattrice di Agorà e una formale diffida: «Non autorizziamo la trasmissione delle suddette immagini, altrimenti saremo costretti ad adire a vie legali». Prima domanda: ma cosa avevano detto i due militanti in quella intervista? Due opinioni sui nodi caldi: «La battuta sul punto G? Era di cattivo gusto, ma rientra nel personaggio di Grillo», aveva detto uno di loro. E l’alleanza con Di Pietro? «È una mossa politica
- aveva aggiunto l’altro - potrebbe anche funzionare. L’importante è che da eletti faremo cose per i cittadini e non per Di Pietro » . Il bello di questo paradossale pomeriggio, oltre alle due interviste, è che in quella «lista nera» di programmi ostili, senza saperlo, l’inviata di Agorà c’era finita solo pochi minuti prima. Era andata ad un riunione del coordinamento dei portavoce del Lazio M5s sulle candidature. La notizia era normalmente reperibile su internet, sul sito del movimento. Ma non il luogo e l’ora, al punto che alcuni militanti si erano lamentati in rete: «È una riunione carbonara». L’inviata di Agorà, grazie ad una fonte, era arrivata nel luogo della riunione e aveva chiesto di filmare: «Nessun problema», le avevano risposto. Poi scesa nella sala (45 persone) cambio di marcia: «Non possiamo parlare, se ci mandi in onda ti quereliamo». Oppure: «Non siamo autorizzati a parlare ci sono problemi tecnici e politici. Nessuno di noi ha l’autorizzazione a parlare a nome del M5s.
Non ci mettere nei guai!». La Carpio se ne va per chiudere il servizio al famoso banchetto di Piazza Quadrata.
Essendo un luogo pubblico, pensa, non dovrebbero esserci problemi. Invece tutto salta. I ragazzi dell ’assemblea avevano detto: «Metteremo tutti i video on line».
Ma poi i video sul sito non appaiono, e la responsabile dei rapporti con la stampa, Ilaria, non risponde più al telefono. Domani si finirà in tribunale? È il terzo atto di una guerra ormai dichiarata fra Grillo e la tv. Dopo il caso Favia e il caso Salsi, il caso Roma pone un piccolo grande problema di libertà: come, e chi, si decide chi parla e chi no?

Pubblico - 05.11.12

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