121113dantedi Francesco Piccioni
Reintegrato ancora una volta Dante De Angelis. E ancora una volta il gruppo Ferrovie dello Stato ha dovuto scoprire di aver commesso un errore decretando il licenziamento di questo macchinista, delegato sindacale con l'Orsa (la sigla che riunisce buona parte del sindacato macchinisti - Comu - e la Fisafs). Dante è un Rls, ovvero uno di quelli che deve verificare i livelli di sicurezza con cui si lavora e (per noi «clienti») si viaggia. Tra i suoi compiti, insomma, c'è l'interrogarsi sulle cause degli incidenti per chiedere misure adatte a prevenirli.
Il licenziamento - il secondo nella sua carriera, anche quello annullato con tanto di marcia indietro aziendale - fu decretato il 15 agosto del 2008, contando forse sulla distrazione dei giornali e dei dipendenti.

La «colpa» rimproverata a Dante era davvero singolare: aver ipotizzato, rispondendo a domande di giornalisti, che un certo numeri di «spezzamenti» di treni Eurostar, avvenuti all'interno dei depositi, potessero esser causati da alcuni difetti strutturali o di manutenzione. «Parole lesive dell'immagine dell'azienda» e quindi «fiducia» nel dipendente venuta meno.
Il giudice di primo grado, a fine 2009, aveva bocciato Fs. Anche perché nel frattempo (25 gennaio) un altro Eurostar si era spezzato in corsa, nei pressi di Anagni, con tanto di passeggeri a bordo. Impossibile nascondere questo episodio tra le scartoffie di deposito. L'inchiesta ministeriale scattata soltanto in quel caso verificò che i «tenditori» che collegavano un vagone all'altro non erano adeguati e ne ordinò la sostituzione su tutti i convogli. Da allora gli Eurostar non si sono più spezzati.
Un'azienda seria avrebbe dato una promozione a un suo dipendente così atto nel suo mestiere. Ricorreva invece in appello dichiarandosi disponibile a riammettere Dante al lavoro solo in seguito a un suo «pentimento» pubblico che suonasse come monito a tutti gli altri Rls.
Prima di arrivare a un'altra sentenza di condanna, però, Fs è ricorsa alla procedura di «conciliazione» davanti al giudice. E qui si è potuto verificare quali guasti abbiano seminato gli ultimi anni di «controriforme» nel diritto del lavoro. Il giudice si è infatti impegnato nel perseguire la «conciliazione» fin quasi a suggerire a Dante le parole da usare per raggiungere l'obiettivo della transazione. Fino alla formula in cui si riconosce che quanto detto a proposito degli spezzamenti «corrisponde al vero», ma «in modi e tempi eccessivamente precoci rispetto all'accertamento delle cause e delle eventuali responsabilità».
Non è insomma riuscito il tentativo di Fs di «zittire gli Rls», nonostante il comunicato aziendale sull'ordinanza di ieri canti vittoria sul «ristabilimento della verità sui fatti». Ma certo la pressione di una legislazione negativa si fa sentire ora in modo pesante anche nelle aule dei tribunali, oltre che sui posti di lavoro. Tra i molti ferrovieri che ieri attendevano fuori del tribunale la decisione finale circolava una battuta rivelatrice: «Ormai per denunciare un pericolo per la sicurezza dovremo ricorrere a un Avatar».

Il Manifesto - 13.11.12

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