121108firenze1010di Gianmarco Pisa
Sostenere i movimenti della società civile contro ogni forma di autoritarismo e per una nuova mappa dei diritti sociali e civili, tanto nella sponda Nord quanto nella sponda Sud del Mediterraneo. Imporre all’Unione Europea il recupero e il consolidamento dello storico “modello sociale europeo” per una nuova idea di welfare contro le politiche monetariste di austerity che, anziché guadagnare l’uscita dalla crisi economica, non fanno che aggravare le condizioni sociali dei popoli europei. Inserire una clausola vincolante per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutte le politiche e i trattati, in primo luogo economici e commerciali, dell’Unione Europea.

Sollecitare una “coerenza delle politiche” per fare in modo che le parole circa il rispetto dei diritti umani e le condizioni di parità nella cooperazione multilaterale non siano tradite dai fatti compiuti della spoliazione, dello scambio ineguale e delle clausole capestro nei rapporti di scambio tra le due sponde. Infine, non per importanza, definire l’agenda di un vero e proprio “cambio di rotta”, perfino di un “cambio di paradigma”, nelle politiche di vicinato dell’Unione Europea, votato ad un nuovo partenariato orizzontale, capace di mettere al centro le specificità e il protagonismo dei popoli e dei territori, anziché di declinare come al solito le parole d’ordine del monetarismo, del neoliberismo e delle forme neo-coloniali di cooperazione economica, cui, purtroppo, questa Europa ci ha sempre più abituato. Sono solo alcuni dei temi lanciati dall’assemblea di convergenza di “Firenze 10+10” che ha provato, nell’ambito dell’alleanza tematica n. 5 dedicata all’Europa e al Mediterraneo, a definire delle nuove coordinate, a scrivere una nuova mappa e, all’interno di questa, definire un percorso possibile per i movimenti reali verso la trasformazione radicale dell’Unione Europea e, in particolare, di questa Europa. “Convergenza” è stata davvero la parola-chiave delle “quattro giornate” per un’altra Europa possibile: periodico l’aggiornamento dell’assemblea plenaria, con il suo sforzo di individuare degli elementi e dei contenuti di lotta e di mobilitazione condivisi, per definire un’agenda unitaria del movimento e provare così a superare lo sbandamento e la frammentazione nel quale quest’ultimo si trova, in questa fase, in molti Paesi d’Europa; e, soprattutto, costante il tentativo di giungere ad una piattaforma condivisa, per riprendere insieme il cammino, più urgente e necessario che mai, per un’altra Europa e un’altra idea di superamento della crisi del capitale che i Paesi europei stanno affrontando, non più nel senso delle politiche dell’austerità e del rigore, tutte interne al paradigma del mercato e della finanza, bensì in quello dell’estensione dei diritti sociali e civili e dell’ampliamento delle basi pubbliche della direzione economica, in grado di sedimentare il terreno dell’alternativa economica e sociale. In questo sforzo, insieme, di radicalità e di condivisione, ci si è cimentati in tanti e in tante: quattromila accrediti nelle quattro giornate del Forum (08-11 Novembre), ventotto Paesi rappresentati provenienti dal Nord e dal Sud dell’Europa e dal Mediterraneo, quasi trecento le organizzazioni civili, politiche e sociali che hanno animato le giornate del Forum e che hanno offerto il loro punto di vista, non senza momenti aspri e contraddittori, ai lavori di ripresa e di rilancio dell’iniziativa del movimento per un’altra Europa. Certo, nulla a che vedere con le giornate del Forum Sociale Europeo di Firenze 2002, del quale questo contesto ha inteso marcare il decennale e recuperare lo spirito di iniziativa, di mobilitazione e di riscossa: altra la dinamica di fase, altra la congiuntura economica e sociale, altra, in definitiva, la capacità di mobilitazione che i movimenti, in diversi Paesi d’Europa, sono in grado di esprimere. E tuttavia un momento decisivo per l’aggiornamento della riflessione congiunta e l’elaborazione di una agenda condivisa. Lo dimostrano alcuni dei momenti “topici” del Forum: il dibattito sulla guerra in Siria della mattina del 10 Novembre, che, smentendo le ipotesi e l’impostazione della vigilia, ribadisce a chiare lettere la netta opposizione a ogni intervento o opzione militare e il chiaro orientamento ad una soluzione politica e negoziale della guerra civile e per procura in corso; il confronto sul disarmo in Europa, le politiche di pace e i corpi civili di pace, del pomeriggio del 10 Novembre, che ripropone l’esigenza di un’altra politica estera e di sicurezza comune dell’Unione Europa, contro la sua deriva “militarista” e “atlantica” e per nuove opzioni di superamento e di risoluzione civile dei conflitti armati, ad esempio mediante lo strumento dei Corpi Civili di Pace; e, in contemporanea, l’ampio confronto sulla Palestina, proprio alla vigilia del previsto passaggio alle Nazioni Unite in cui l’Autorità Nazionale Palestinese chiederà finalmente il riconoscimento come membro osservatore, in cui la condanna del colonialismo e dell’occupazione, insieme con il blocco e il bombardamento di Gaza (con la minaccia di Netanyahu di dare corso ad una vera e propria escalation contro Gaza stessa), va accompagnata ad una proposta politica, a sostegno della resistenza popolare e dell’unità nazionale palestinese e delle pratiche di lotta lanciate dal movimento palestinese contro l’occupazione israeliana. È stato così possibile condividere anche una vera e propria “agenda di Firenze” per i movimenti europei: un’agenda che avrà il suo primo traguardo già il prossimo mercoledì 14 Novembre con lo sciopero generale europeo contro l'austerità, passerà per il prossimo sabato 23 Marzo in occasione del Vertice UE di Bruxelles e vivrà un nuovo momento di partecipazione e di lotta di grande rilievo con il Forum Sociale Mondiale di Tunisi (26-30 Marzo 2013), il cui processo è già entrato nella fase finale: www.fsm2013.org/en.

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