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Il Senato approva un emendamento a firma leghista: carcere fino a un anno per la diffamazione a mezzo stampa. «Il carcere rimane, quindi, e viene aumentata la pena pecuniaria», spiega Caterina Malavenda, tra i massimi esperti in Italia di diritto dell’informazione. Sallusti commenta: «A San Vittore sarò meno solo».
Palazzo Madama ha stabilito che la diffamazione a mezzo stampa è un reato che va punito con il carcere. È questo il risultato del voto al Senato sull’emendamento segreto proposto dalla Lega Nord e appoggiato dall’Api, che ha ottenuto 131 voti favorevoli contro 94 contrari e 20 astenuti. Il voto – particolare non secondario – è stato segreto. Caterina Malavenda, avvocato tra i massimi esperti in Italia di diritto dell’informazione, spiega a Linkiesta la ratio della norma: «Si tratta di un chiaro segnale politico, lo scopo del Parlamento è stato raggiunto, anche se per avere maggiori dettagli bisognerà aspettare domani quando si riunirà la Conferenza dei capigruppo».

Secondo il provvedimento, che ha ricevuto il disco verde, nel caso più grave – quello cioè che riguarda la diffamazione con attribuzione di un fatto preciso – si rischia fino a un anno di carcere (o fino a 50mila euro di multa). Spiega ancora l’avvocato Malavenda: «Quando la diffamazione avviene attribuendo a un soggetto un fatto determinato lesivo, ad esempio se dico che qualcuno è un ladro perché l’ho visto rubare una mela al mercato, è una fattispecie più grave perché chi legge l’articolo è convinto che si dica la verità. Oggi è punito da uno a sei anni». «Sebbene abbiano ridotto la pena detentiva», osserva ancora Malavenda, «hanno aggiunto la multa da 5 a 50mila euro». Aggravando dunque la situazione perché, per quanto la pena detentiva si riduca, «il carcere rimane, e la pena pecuniaria è stata aggravata, quindi sono venute meno le ragioni nobili che ci hanno raccontato all’inizio, cioè il salvataggio di Sallusti dal carcere».
Il direttore del Giornale commenta infatti via Twitter: «Mi sento meno solo. Con la legge approvata dal Senato a San Vittore finiremo in tanti». In realtà, Alessandro Sallusti avrebbe potuto evitare il carcere chiedendo la possibilità di scontare la pena, 14 mesi, con misure alternative al carcere. Ovviamente, una possibilità che non è stata nemmeno presa in considerazione dal diretto interessato. In ogni caso, Sallusti non potrà beneficiare della nuova formulazione del Ddl sulla diffamazione, quindi per lui – in definitiva – non cambia nulla. Ciò non toglie che sia un pessimo segnale per la libertà di stampa, tutelata dalla Costituzione.

da Linkiesta.it

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