di Roberto Mania
«Marchionne se ne sta andando dall’Italia, ma il suo modello rischia di estendersi a tutto il paese. Tutto questo può sembrare paradossale, ma è così. E tutto questo è anche contro le nostre leggi e i principi costituzionali». Maurizio Landini, 51 anni, da due segretario generale della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, parte dalla Fiat per spiegare il suo no all’accordo sulla produttività proposto dalle imprese, ma anche per parlare di una nuova alleanza tra lavoratori e studenti che ruota intorno ai diritti (al lavoro e all’istruzione pubblica) «mentre — sostiene — assistiamo a un pericoloso processo di involuzione democratica ».
La produttività intanto. Perché la Fiom, come la Cgil, è contro l’intesa? Perché, anche in questo caso, ritorna una sorta di “ossessione Fiat” da parte vostra?
«Perché quel testo mette in discussione l’esistenza stessa del contratto nazionale».
Non c’è scritto da nessuna parte.
«No? Quando non è affatto scontato che il contratto nazionale fissi i minimi retributivi per tutti non si mette in discussione forse il ruolo del contratto nazionale? E quando si punta a dare piena attuazione al famigerato “articolo 8” voluto dalla Fiat e scritto da Sacconi non si finisce per legittimare contratti che sono contro le nostre leggi e pure contro la Costituzione? ».
A cosa si riferisce?
«Alla possibilità che con un accordo tra privati, quale è un contratto di lavoro, si possa derogare alle norme di legge sugli orari di lavoro, superando il tetto delle 40 settimanali, delle otto giornaliere, e il concetto stesso di straordinario. Con un contratto si potrà pure demansionare un lavoratore e controllarlo attraverso gli audiovisivi, cosa che lo Statuto dei lavoratori vieta. Tutto questo è antidemocratico, come lo è il fatto che da anni ormai i lavoratori non votano più sui contratti e sulle pensioni. È per questa via che sta vincendo il modello Marchionne. Il governo non ha certo cancellato la norma di Sacconi e la Confindustria sta pensando di recuperare la Fiat attraverso il peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Non è così che si aumenterà la produttività ».
Ma se si votasse e i lavoratori dicessero sì all’accordo, lei lo rispetterebbe?
«Guardi, io credo che ci siano diritti indisponibili tutelati dalle leggi e dalla Costituzione. Detto ciò bisognerebbe far votare sempre i lavoratori altrimenti c’è il rischio che il sindacato venga legittimato dalle sue controparti: il governo e la Confindustria. Per esempio trovo singolare che il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che in questi anni non avendo argomenti di merito non ha fatto altro che calunniare la Fiom perché sarebbe diventato un soggetto politico, proprio nel giorno in cui dava il suo assenso alle proposte delle imprese partecipava alla costruzione di un nuovo partito che propone l’attuale capo del governo come leader. Le sembra questo un modo di fare il sindacalista?».
La crisi economica sta peggiorando. Vede il pericolo che le tensioni sociali possano aggravarsi nei prossimi mesi?
«Assolutamente sì. Non solo perché stanno saltando migliaia di posti di lavoro, ma anche perché sono in discussione diritti. Quelli del lavoro, come ho già detto, e pure quelli degli studenti: il loro diritto a una istruzione pubblica fino a quello di assemblea messo in discussione dalla legge Gelmini».
La Fiom a fianco del nuovo movimento studentesco. Prenderete iniziative comuni?
«Abbiamo già in programma uno sciopero generale dei metalmeccanici il 5 e 6 dicembre prossimi. Il nostro Comitato centrale ha votato un documento a sostegno delle manifestazioni studentesche e contro le aggressioni che hanno subìto».
Operai e studenti uniti nella lotta: si torna agli anni 70?
«Non solo uniti nella lotta: uniti per cambiare questo modello sociale».
da Repubblica