121122ferrovieridi Giuseppe Carroccia
MGF. Con questo semplice acronimo, usando esclusivamente le nuove tecnologie informatiche un gruppo di giovani ferrovieri ha convocato una assemblea nazionale per contestare la firma del contratto nazionale che ha aumentato l’orario di lavoro e sensibilmente peggiorato le condizioni normative della categoria. In duecento si sono ritrovati martedì 20 novembre a Roma. Per la prima volta dopo molti anni gli anziani erano in netta minoranza e una nuova generazione ha saputo prendere l’iniziativa riuscendo a dare una scossa in un panorama segnato dalla rabbia e dalla rassegnazione contestando duramente le organizzazioni sindacali firmatarie a cui da pochi giorni si è aggiunta anche l’Orsa, nonostante la ferma opposizione dei macchinisti.

In tutti gli interventi, molto puntuali nella denuncia e nella proposta era ferma la convinzione di un passaggio decisivo per il proprio futuro e quello del trasporto pubblico, ma anche una diffusa consapevolezza del disastro economico e sociale prodotto dal governo Monti.

Infatti, nel documento finale, tra le altre proposte, oltre alla riassunzione per i ferrovieri licenziati,e al ritiro dei provvedimenti disciplinari gravissimi come i dieci giorni di sospensione comminati a un capostazione di Anagni per aver aderito all’ultimo sciopero,  vi era anche l’adesione ala raccolta di firme per i referendum sul lavoro e sulla pensione.
“Non ci fermeremo” è stata l’ espressione più usata come scandiscono da settimane i giovanissimi studenti medi nelle strade di tutta Italia.
Ieri a segnare un ulteriore momento di riflessione e di mobilitazione in centinaia hanno partecipato al seminario “Un treno carico di stress”, durante il quale sono stati presentati i risultati di una ricerca psicofisiologica sui macchinisti e i capitreno sullo stress lavoro correlato.
L’inchiesta, ideata su sollecitazione degli rls che volevano così reagire al modo con cui le aziende  gestiscono gli obblighi di legge sullo stress lavoro correlato(in pratica secondo  loro in tutta Italia non c’è nessun lavoratore stressato) è stata coordinata dal professor Vezio Ruggeri della cattedra di psicofisiologia clinica dell’università di Roma e si è avvalsa del contributo della Regione Toscana, della Azienda sanitaria di Firenze dell’asl Roma C. Il lavoro, durato un anno, è stato preparato da una serie di incontri di gruppi omogenei di 40 macchinisti e capotreni coordinati dalla dottoressa Maruccio, in base ai quali è stato preparato un questionario somministrato a 451 lavoratori dalla rivista “Ancora in  Marcia”, sul cui sito è possibili trovare tutto il materiale della ricerca.
I risultati hanno evidenziato varie situazione fortemente stressanti e usuranti, in particolare la turnazione che sconvolge i cicli circadiani, mostrando anche differenze tra le due qualifiche e nell’ambito dei capitreno tra uomini e donne.
Durante il dibattito che ne è seguito sono state sviscerati molti degli aspetti che compongono le diverse sfaccettature della tematica.
In particolare Roland Gauthy del sindacato europeo ha denunciato i limiti della stessa normativa europea che non contiene sanzioni per le aziende, il prof Rubini  ha evidenziato la possibilità di esportare il metodo della ricerca ad altre realtà lavorative, mentre il procuratore Beniamino Deidda ha cercato di inquadrare il ruolo del magistrato e i possibili interventi per sanzionare le inadempienze.
Maurizio Marcelli, responsabile sicurezza della Fiom ha inquadrato la battaglia per la salute nell’ambito più generale della lotta per la dignità dei lavoratori, complimentandosi coi ferrovieri che questa volta sono stati più bravi e tempestivi persino dei metalmeccanici che in genere sono i primi della classe, ed hanno mostrato l’utilità e non neutralità della scienza.
In effetti la qualità scientifica della ricerca era testimoniata anche dalla presenza in sala di molti ricercatori, dottorandi, neolaureati la cui frequenza al seminario  valeva crediti formativi.
Invitati ma assenti ingiustificabili invece i dirigenti di Trenitalia e di Ntv.
Entrambe le iniziative sono state tenute alla presidenza da Dante De Angelis che recentemente è stato definitivamente reintegrato al posto di lavoro dopo il secondo licenziamento.
In queste ore in cui Bonanni (il sindacalista che col padrone Montezemolo lancia la “terza repubblica” perché quella fondata sul lavoro evidentemente non gli piace) ha firmato un accordo sulla produttività che umilia e offende i lavoratori, questo modo diverso, autentico e partecipato di fare e concepire il sindacato è una risorsa indispensabile per difendere la dignità delle persone, i diritti inalienabili dei lavoratori e il futuro del paese.

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