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di Maria Rosaria Marella e Massimo Rossi*
Con un’ordinanza di rinvio grossolanamente argomentata il giudice tutelare del Tribunale di Spoleto contesta la legittimità costituzionale della disciplina sull’aborto, tentando di volgere contro la libertà di autodeterminazione delle donne italiane una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea che pure aveva avuto il merito di opporsi alla mercificazione della vita umana vietando la brevettazione delle cellule embrionali. È l’ennesimo, incredibile attacco alla legge 194, occasionato questa volta dalla vicenda di una minorenne che per non aver voluto condividere coi propri genitori la decisione di interrompere la gravidanza è divenuta strumento degli ideologismi pro life di un giudice maldestro (o manipolatore).
Il 20 giugno la Corte costituzionale tornerà dunque a giudicare della legittimità costituzionale della legge 194. Abbiamo piena fiducia nella Corte che sin dal 1975 ha affermato la primazia che la costituzione riconosce alla salute psichica e fisica della donna rispetto all’interesse di chi “persona deve ancora diventare”.
La libertà di autodeterminazione nelle scelte procreative è un diritto inviolabile delle donne e un valore fondamentale per tutte e tutti e per la stessa convivenza civile. Per questo riteniamo necessario mobilitarsi il 20 giugno prossimo in difesa della legge 194, la cui vera minaccia sta nelle assurde dimensioni raggiunte dall’obiezione di coscienza dei medici e nel rifiuto di molti servizi sanitari regionali di somministrare la RU486.
*rispettivamente Consiglio Pol. Naz. FDS e Portavoce Nazionale FDS

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