di Luigi de Magistris, Alberto Lucarelli
Con l'ultimo adempimento formale, che trasforma Arin Spa (Azienda risorse idriche Napoli) in ABC (Acqua bene comune) non si attua solo il semplice passaggio ad un'azienda pubblica, in grado di garantire la gestione partecipata delle servizio idrico integrato, ma si dà un segnale concreto di vera svolta democratica, un segnale che è possibile, partendo dai territori, realizzare una politica degli enti locali, realmente partecipata, nel pieno rispetto della Costituzione e dei principi di sussidiarietà, equità e giustizia sociale.
È importante, oggi, partire da questa trasformazione e dalla centralità dei beni comuni per rilanciare con forza la battaglia per la democrazia locale, per reagire alle politiche antisociali poste in essere dal governo Monti, caratterizzate da un accentuato centralismo autoritario, e per riaffermare e dare effettività ai principi costituzionali, a garanzia dei diritti di tutti i cittadini.
Con questo atto Napoli diventa la prima città italiana ad attuare una gestione pubblica dell'acqua, attraverso la volontà espressa da 27 milioni di cittadini con il referendum del 12 e 13 giugno 2011. L'Azienda pubblica Acqua Bene Comune attribuisce, attraverso la presenza nel comitato di sorveglianza che affianca il consiglio di amministrazione, di utenti, lavoratori dell'azienda e rappresentanti di associazioni ambientaliste, un reale potere di controllo democratico della gestione, in grado di garantire, con la pubblicazione di tutti gli atti on-line, la trasparenza delle procedure amministrative.
L'acqua, così, assume il suo reale valore di bene comune, ovvero di risorsa naturale e vitale che deve essere gestita secondo criteri di responsabilità sociale e di solidarietà, soprattutto nell'interesse delle generazioni future. La delibera di trasformazione di Arin Spa in ABC Napoli, approvata dal Consiglio comunale di Napoli nell'ottobre dello scorso anno, rappresenta anche una scelta forte di posizionamento nella grande battaglia, politica e culturale, a difesa dei beni comuni, contro l'insensata e selvaggia politica di privatizzazioni messa in campo dal Governo Monti.
Una scelta, questa, rafforzata dalla sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 3 e 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138.
Molti comuni vogliono seguire l'esempio di Napoli, avviando anche su scala più ampia la gestione pubblica del servizio idrico integrato in capo ad un unico gestore, semmai costituito in forma consortile, come stiamo prevedendo in Campania, ricostruendo la filiera del servizio per eliminare rendite di intermediazione e di sfruttamento sui beni comuni ed infiltrazioni della malavita organizzata, ed assicurare in tal modo i necessari investimenti sulle infrastrutture senza intervenire sulle tariffe.
* Sindaco di Napoli
* Assessore ai Beni comuni e Acqua pubblica
Il Manifesto - 22.11.12