movimento acquadi Checchino Antonini
E' un crimine anche se l'omicidio è apparentemente virtuale, riguarda "solo" due referendum. Ma se l'acqua è vita chi se ne appropria la vita la toglie. Così gli attivisti del Coordinamento Romano Acqua Pubblica hanno organizzato questa mattina la ricostruzione della scena del crimine dell'omicidio dei referendum davanti alla sede romana dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas. In questi giorni infatti l'Authority è in procinto di varare la nuova tariffa idrica che cancellerà di fatto i risultati dei referendum del giugno 2011 reinserendo sotto mentite spoglie il profitto garantito per i gestori abrogato dal voto della maggioranza degli italiani.

I manifestanti hanno portato striscioni, sagome raffiguranti i cittadini che hanno votato per l'acqua pubblica nel 2011, oggi minacciati dal crimine che l'Autorithy sta tentando di compiere in barba alla volontà popolare. La mobilitazione contro la nuova tariffa idrica andrà avanti ad oltranza e in tutta Italia, a partire dalla Manifestazione Nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua prevista per il prossimo sabato a Reggio Emilia.
Quella di oggi vuole essere solo la prima di una serie di iniziative per ribadire che ogni tentativo di annullare il voto degli italiani troverà una mobilitazione sociale diffusa pronta a contrastarlo. «Indietro non si torna» dicono gli attivisti romani
Il voto referendario «è qualcosa che i governi e i poteri forti finanziari fanno senz'altro fatica a digerire - scrive Marco Bersani di Attac - prima con il governo Berlusconi, successivamente con l'attuale governo Monti, sono stati ben quattro i provvedimenti normativi approvati per contrastarne l'esito. Tutti bocciati dalle mobilitazioni del movimento per l'acqua e dalla sentenza n. 199/2012 della Corte Costituzionale del 20 luglio scorso».
Ma se la gente non crede più alla favola del "privato è bello", i mercati finanziari restano «alla spasmodica ricerca di assets, come l'acqua e il servizio idrico, in cui il profitto sia garantito dalla condizione di monopolio naturale e da un consumo costante in quanto necessario alla vita stessa delle persone. Ed è così che quello che è stato sbattuto fuori dalla porta per via politica, si cerca di far rientrare dalla finestra per via "tecnica"». Infatti l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha appena presentato le linee guida per la nuova normativa tariffaria del servizio idrico e, contrariamente a quanto stabilito dalla vittoria del Sì al secondo quesito referendario, reintroduce la "remunerazione del capitale investito", i profitti per i gestori, sotto la nuova veste di "oneri finanziari sul capitale immobilizzato", così come attraverso la trasformazione in voce di costo (quindi da coprire con la tariffa) del "rischio d'impresa". La nuova norma tariffaria, una volta approvata, avrà efficacia retroattiva - illegittimamente, è ovvio, ma la sentenza del Consiglio di Stato non spaventa i "tecnici" - anche per il periodo decorso dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 21 luglio 2011 dell'esito del voto referendario, durante il quale quasi tutti i gestori hanno continuato ad esigere in tariffa la remunerazione del capitale investito. Infine verranno riconosciuti ai gestori anche i costi sostenuti così come iscritti a bilancio della società anche se più alti dei costi programmati: «E' una sorta di sanatoria di tutte le illegittimità, inadempienze e irregolarità attualmente registrate in moltissime gestioni», incalza Bersani.
Intanto, è in atto nel centro-nord una serie di fusioni tra multi utilities quotate in Borsa alle quali i movimenti per l'acqua rispondono con l'approfondimento della campagna di obbedienza civile (l'autoriduzione delle bollette illegittime), e con una prima manifestazione nazionale sabato 15 dicembre a Reggio Emilia per "la difesa e la gestione pubblica e partecipata dell'acqua e dei beni comuni". A Reggio Emilia e a Piacenza sono scaduti gli affidamenti del servizio idrico ad IREN e si è aperta la possibilità di attuare concretamente la ripubblicizzazione dell'acqua con aziende di diritto pubblico. I promotori spiegano che per tutelare i Beni Comuni è necessario difendere il territorio dalla cementificazione e da grandi opere non necessarie, adottare politiche incentrate su riduzione dei rifiuti e recupero della materia, sulla chiusura progressiva degli inceneritori, dare vita a piani energetici sostenibili opposti all'attuale Strategia Energetica Nazionale (SEN). Bisogna rinaturalizzare i corsi d'acqua e sviluppare piani di manutenzione idrogeologica del territorio.
Per farlo è indispensabile contrastare i processi di privatizzazione e finanziarizzazione, a partire dal rifiuto della nascita di una Grande Multiutility del Nord, di cui IREN, A2A e la fusione Hera/Acegas sono tasselli. «Chiediamo che le amministrazioni locali decidano di riprendersi la propria autonomia esprimendo concretamente la volontà politica di rispettare la volontà espressa dai loro cittadini. Facciamo come Napoli che ha ripubblicizzato il servizio idrico. Facciamo come Parigi e Berlino»

da popoff.globalist.it

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