Redazionale
Tutto come da copione nelle primarie del centrosinistra; almeno per chi non ha mai sottovalutato Matteo Renzi da Firenze. E' sicuramente presto per avere un quadro esatto di una realtà, quella del centrosinistra, che non sembra offrire grandi certezze. Il titolo giusto da mettere negli articoli di apertura sarebbe "ha vinto Renzi". Il dato saliente del primo turno di queste primarie ci viene consegnato infatti dal consenso conquistato in molte parti dallo stesso sindaco di Firenze. Il vero vincitore, qualunque sia l'esito finale, è proprio lui. La soddisfazione che traspare dai sorrisi e dalle parole del primo cittadino del capoluogo toscano, è palese, così come le sue affermazioni non possono essere messe in discussione: “Abbiamo fatto la campagna elettorale col due per cento dei segretari provinciali e col tre per cento dei parlamentari, e rischiamo di prendere il quaranta per cento degli elettori di centrosinistra”.
Non ci interessa tesser le lodi (figuriamoci!) di "questo" o "quello", ma semmai ci sembra più opportuno riflettere su alcuni punti che potrebbero giocare un ruolo fondamentale per il futuro; tradotto in soldoni vogliamo dire che, la governabilità interna dello stesso PD è, da oggi, tutta da verificare, e viene da pensare che possa essere anche messa (presto?) in discussione. L'altro dato significativo viene dal risultato ottenuto da Vendola, fermo al 15%. La sinistra in questa coalizione è riuscita ad ottenere una percentuale che nei fatti rappresenta circa un SESTO dei voti complessivi ottenuti dai candidati targati PD. I numeri e le percentuali sono inesorabili, e dimostrano la validità dei dubbi che abbiamo sempre palesato sulle possibilità che la stessa sinistra Vendoliana avrebbe potuto vantare in seno alla stessa coalizione. Se infatti consideriamo le "briciole" andate a Tabacci e Puppato, abbiamo ragione di sostenere che il peso di Vendola, e ovviamente della stessa SEL, non potrà davvero essere condizionante nelle politiche che verranno portate avanti da questo centrosinistra. Lo spostamento del baricentro politico verso destra, si è rivelato significativo. Matteo Renzi ha ben compreso quanto adesso siano importanti i voti della "parte più a sinistra" della stessa coalizione, e si è subito prodigato per "coprirsi il fianco" scoperto. Ecco spuntare improvvisamente la "propaganda" anti-Berlusconi: “Se ci sono io, Berlusconi non torna in campo”. Riconoscergli tempismo e scaltrezza è doveroso, soprattutto per avere ben presente chi potremmo avere di fronte nella tappa di avvicinamento alla tornata elettorale del 2013. Giudizi gratuiti o frettolosi, approssimazioni o facili entusiasmi, sono quanto mai sconsigliabili. La situazione politico-sociale italiana impone cautela e buonsenso, al punto da evidenziare queste riflessioni in modo tale da servire come "spunto" anche per quella parte di sinistra che si è imbarcata nell'avventura di queste primarie con propositi che non hanno poi visto rispettate le attese. C'è molto centrismo in questa coalizione denominata "Italia bene comune", e verso qualunque parte si volga lo sguardo, l'orizzonte non sembra essere favorevole per chi non crede assolutamente nelle politiche neoliberiste, tanto meno in quelle che si richiamano a Monti. Ben altra cosa sarebbe la presa di coscienza della forza che potrebbe assumere la costruzione di un largo fronte unitario che punti alla costituzione di un polo della sinistra alternativa. In calendario sono già preventivati appuntamenti importanti come quello del 1 dicembre con "Cambiare si può", al quale farà seguito quello del 12 con il movimento di De Magistris. Il cantiere è aperto; la prima giornata di primarie ha espresso utili quanto significative indicazioni. Cogliere l'attimo fuggente sarebbe davvero opportuno, oltre che auspicabile.