di Roberto Gramiccia
“La sostenibilità del servizio sanitario nazionale nel prossimo futuro potrebbe non essere garantita”, lo ha affermato ieri Mario Monti nella videoconferenza proiettata a Palermo, in occasione della presentazione del progetto del nuovo centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della fondazione Rimed. Subito dopo il ministro alla Sanità, Renato Balduzzi, si è affrettato a ridimensionare la portata sconvolgente di queste temerarie e minacciose affermazioni, gettando acqua sul fuoco. Insomma i due supertecnici, come al solito, si sono divisi i compiti. Uno ha fatto il gatto e l’altro la volpe.
Altro che rigore bocconiano. Si passa dal decreto Balduzzi che ci promette ambulatori pubblici gratuiti aperti giorno e notte, alla minaccia circostanziata di abbattere quello che l’OMS ha indicato come il secondo miglior sistema sanitario al mondo.
Sotto i colpi del governo Monti questo sistema sta crollando. 30 miliardi di euro infatti sono stati tagliati alla sanità negli ultimi cinque anni, 10 miliardi solo nell’ultimo anno da questo governo. E per il prossimo triennio sono previsti ulteriori storni per oltre 22 miliardi, se si sommano le misure già previste dal governo precedente a quelle decise dal governo attuale. Ma non basta. Sono 45.000 i posti letto ospedalieri sottratti agli italiani negli ultimi anni. E tutto questo – non ci si deve mai stancare di ricordarlo – in un paese che spende per la sanità solo il 7,1 % del Pil (la media europea è dell’8,9).
Se è vero che esistono non una ma molte sanità in Italia in ragione delle diversità regionali, con situazioni indegne dal punto di vista degli sprechi e della corruzione che infiltra i vari sistemi sanitari regionali, è altrettanto vero che la spesa complessiva è nettamente inferiore a quella di altri paesi. Che cosa fanno il gatto e la volpe a fronte di questa situazione? Invece che porre mano ad un grande processo di razionalizzazione e di lotta alla corruzione per rendere tutte le regioni virtuose, come l’Umbria ad esempio, da un lato, con il ministro della sanità gettano fumo negli occhi con miniriforme strampalate e demagogiche, dall’altro, con il primo ministro minacciano a breve di buttare il bambino con l’acqua sporca.
E tutto questo a tre mesi dalle elezioni, quando su questioni così cardinali sarebbe indispensabile almeno un po’ di prudenza. Evidentemente la necessità di lanciare segnali a favore delle lobbies delle assicurazioni e della imprenditoria privata è talmente prevalente sulle ragioni del buon senso da indurre Mario Monti, con una sfrontatezza che non ha precedenti nella storia del paese, a minacciare l’esistenza in vita del gioiello del nostro welfare, mettendo in discussine – come ha già fatto per l’istruzione – il secondo asse portante della nostra società: la sanità appunto.
Che cosa interessa a Monti se ci sono regioni in cui una protesi d’anca viene pagata 2.800 euro e in altre 250? Che cosa gliene frega se nel centrosud si entra in ospedale dai tre a sei giorni prima di un intervento chirurgico di elezione, spendendo dai tre ai seimila euro in più a degenza inutilmente, e che il mancato sviluppo dell’assistenza domiciliare continui a moltiplicare i costi della residenzialità per anziani (noi seguiamo il 5% dei pazienti a domicilio, la media europea supera di molto il doppio)? Che volete che pensi del fatto che confermiamo la spesa di 15 miliardi di euro per l’acquisto degli F35, senza parlare dei costi delle nostre sanguinose e perfettamente inutili missioni all’estero?
Quello che interessa a Monti è mostrare il profilo arcigno del castigamatti (il gatto), tanto c’è poi Balduzi a indorare la pillola (la volpe). E noi che parte vogliamo recitare in questa rappresentazione? Quella di Pinocchio? Non credo. E allora diamoci da fare, se no, dopo la controriforma delle pensioni, fra poco avremo quella della sanità. Al peggio non c’è mai fine.