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Un detenuto italiano di 51 anni è morto di infarto nel carcere di Teramo. E' solo l'ultimo caso, in Italia l'80% dei detenuti ha problemi di salute. E' l'allarme che arriva oggi (5 dicembre) dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che sottolinea la gravità della situazione negli istituti. "La notizia della morte per infarto di un detenuto italiano ristretto nella sezione comuni, prossimo ad uscire per scontare la pena in affidamento ai servizi sociali, intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive", si legge in una nota.

"Una prima soluzione al pesante sovraffollamento penitenziario - secondo il sindacato - può essere la concreta definizione dei circuiti penitenziari differenziati e, in questo contesto, la costruzione di carceri per così dire 'leggere' per i detenuti in attesa di giudizio o con gravi disabilità, destinando le carceri tradizionali a quelli con una sentenza definitiva da scontare". Queste le parole del segretario del Sappe, Donato Capece.
Secondo i dati recentemente diffusi, prosegue il sindacato, è emerso che l'80% dei circa 68mila detenuti oggi in carcere in Italia ha problemi di salute, più o meno gravi. Il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% e' sano. Un detenuto su tre è tossicodipendente. Del 30% dei detenuti che si è sottoposto al test Hiv, il 4% è risultato positivo.
"Tutto questo - sottolinea il sindacato - va ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 6mila unità".

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