de magistris luigidi Fabrizia Bagozzi
Al teatro Eliseo di Roma Luigi de Magistris presenta oggi in pompa magna il suo movimento arancione. Il manifesto – va da sé: antimontiano e antiberlusconiano – e il simbolo. Però non la lista, come in un primo tempo pareva. Anche perché è in pieno corso il processo costituente del Quarto polo di cui gli arancioni sono una parte importante: nel fine settimana ci saranno le assemblee territoriali di “Cambiare si può” e il 22 un nuovo incontro nazionale per sancire la nascita dell’eventuale listone della sinistra alternativa che si sta raccogliendo attorno ai promotori dell’appello.

Non sarebbe stato certo opportuno fare dei nomi ancora prima delle 85 assemblee del “Cambiare si può” day, convocate fra sabato e domenica. Tanto più che, sempre domenica, l’Italia dei valori riunirà a Roma l’assemblea generale del partito da cui si attende una parola definitiva su come collocare nella prossima competizione elettorale un’Idv in sofferenza nel prossimo match elettorale. Deluse le sue mire di rientro nell’orbita del centrosinistra a baricentro Pd, Di Pietro ha fatto sapere di gradire l’approdo a sinistra. Ma il prezzo da pagare, però, è la rinuncia a simboli e personalismi, come ha spiegato l’antico compagno di partito de Magistris.
Sicché oggi, all’Eliseo, nessuna presentazione ufficiale di una qualche lista, anche se è più che probabile che il sindaco di Napoli si stia portando avanti con il lavoro. Tanto più che il timing elettorale, accelleratosi vertiginosamente, mette una fretta indiavolata per non farsi cogliere impreparati. Fra i nomi che circolano, il regista Gaetano Di Vaio – che è stato lo stesso de Magistris a citare il primo dicembre all’assemblea di “Cambiare si può” – e gli assessori della sua giunta Alberto Lucarelli, Sergio D’Angelo, Pina Tommasielli. In platea e sul palco si potrà comunque avere un saggio di ciò che il leader degli arancioni ha in mente. Parleranno, fra gli altri, un cassintegrato Fiom di Pomigliano, uno studente, un operatore sociale. Guest star, in videocollegamento dal Guatemala, Antonio Ingroia, già acclamato dalla platea del primo dicembre come uomo simbolo di un listone di sinistra alternativa.
E in platea ci saranno molti dei protagonisti delle grandi manovre gauchiste, dai promotori di “Cambiare si può” Marco Revelli e Livio Pepino fino al segretario del Prc Paolo Ferrero, compagni di strada a cui l’identificazione mediatica fra Quarto polo e arancioni non è particolarmente gradita. Ma ci sarà anche Di Pietro. E si affaccerà anche il non più vendolista Fausto Bertinotti.
In attesa dunque del Quarto polo, de Magistris procede spedito, avendo perso per strada Pisapia e Doria con cui – ha detto in un’intervista che uscirà venerdì su Gli Altri – esiste una comune analisi dello stato dell’arte, pur se il sindaco di Milano ha dato mostra di preferire il centrosinistra.
Ma è anche vero che quello di Napoli non lo esclude a priori. Quello dell’alleanza con l’area della Carta di intenti è uno dei nodi che rimangono da sciogliere nel quartopolismo. Perché né “Cambiare si può” né Rifondazione sono dialoghisti. Di sicuro non prima delle elezioni. E dopo, solo in caso di abiura del montismo e inversione a U rispetto alla politica del rigore. Anche de Magistris spiega che, nel caso, il Pd dovrebbe cambiare nettamente orientamento. Ma non smette di dire che la rivoluzione si fa governando. Se il prossimo giro tocca al centrosinistra la questione esiste.

Europa - 12.12.12

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