dipietroantonioIntervista ad Antonio Di Pietro di Luca Sappino
Antonio Di Pietro deve avere in mente la fine brutta della Sinistra Arcobaleno, rimasta sotto la soglia di sbarramento e fuori dal Parlamento dopo una separazione «consensuale ». Perché il pallino lui, lo mette nelle mani di Bersani e Vendola. E si affida. Lo fa intervenendo alla Camera, per l’ennesimo voto di fiducia - negata - e lo conferma poi, pesando le parole, cercando di non passare per quello che, in fondo, spera in un «no», in una risposta che giustifichi la nascita del quarto polo, aprendo così la via alla candidatura dell’altro Antonio. Ingroia. Bussa alla porta del Pd, onorevole. Io non busso. Io ritengo che sia necessario essere chiari nei confronti degli elettori, soprattutto sul programma.

E quello della coalizione delle primarie non è chiaro?
Io ho sentito con queste orecchie due dichiarazioni specifiche. Ho sentito Bersani dire «ripartiamo da Monti», e ho sentito Vendola dire «Archiviamo Monti». A chi devono credere gli elettori?
Lo chiede a Bersani?
Esattamente. E gli chiedo anche di prendere atto che con il porcellum, la sua coalizione, se pure dovesse avere la maggioranza alla Camera, molto probabilmente non la avrà al Senato. E quindi succederà che, dal giorno dopo il voto, dovrà sottoporsi alla compravendita o al ricatto di coloro che sono stati eletti in liste diverse.
Se prendono voi da subito, invece, sarebbe più facile?
La proposta che noi facciamo è che, poiché vi sono diverse realtà portatrici di interessi diffusi, movimenti e personalità, che in questi anni si sono espressi chiaramente contro il governo Berlusconi prima, e contro il governo Berlusconi travestito da Monti poi, se vuole essere alternativo al governo Monti lui con questi deve fare il programma. Ma a voi non vi vogliono.
Io penso che se questi soggetti si mettono tutti insieme in lista civica nazionale andando oltre partiti e protagonismi, in questo caso il Pd e Sel sentirebbero il dovere di costruire un’alleanza programmatica prima delle elezioni, perché sentiranno il dovere di chiarire agli elettori che non si ritroveranno una coalizione che porta avanti il continuismo. Abbandona così ogni tentazione quartopolista? Non mi fraintenda: l’ipotesi non è abbandonata, semplicemente non è la prima. Vi fa paura la soglia di sbarramento? Assolutamente no, perché quel che viene chiamato quarto polo è un insieme di forze politiche che singolarmente possono pure non far paura ma che tutte insieme rappresentano un’alternativa valida per la maggioranza degli elettori, perché sono le uniche, col Pd che ha votato tutte le fiducie al governo Monti, a poter rivendicare una diversità. Però Rifondazione dice che l’alleanza col Pd è impossibile.
Non mi pare che in Lombardia e altrove lo sia, quindi non vedo il problema. Comunque io, come Idv, mi appello a tutti gli altri del quarto polo, di cui mi onoro di far parte: prima di isolarci e isolare il Pd e il vincitore delle primarie Bersani, proviamo a convincerlo spontanenamente e - se non ci riusciamo
- “spintaneamente ” affinché costruisca una coalizione di programma e non meramente numerica. È meglio avere una maggioranza politica chiara e forte, piuttosto che una risicata e frutto peraltro di una legge elettorale truffaldina. Ma il Pd ha votato tutte le fiducie a Monti. Che deve fare per certificare che è pronto a espiare la colpa? Il programma dovrà archiviare il governo Monti. E possiamo partire da una cosa, ben chiara: il referendum sul lavoro.
Appunto. Bersani ha detto che su quello non si torna indietro.
Noi intanto lo depositeremo nei primi giorni di gennaio. Poi Bersani dovrà sapere che c’è una parte di Paese che non è più disponibile né a inciuci né a compromessi al ribasso. Se dovesse rispondere «no»? Se non ci ascolta lui ci faremo ascoltare dagli elettori. In una lista unitaria che va oltre i partiti. Come quarto polo, rivolgerci direttamente ai cittadini.
Perché dovrebbero prendersi lei, Ingroia e pure de Magistris.
Perché dovrebbero pensare al bene del Paese e non al fatto che nella propria coalizione hanno delle persone libere e indipendenti. Non siamo guastafeste, siamo autonomi. E abbiamo ragione.
Addirittura?
Avevamo detto che con Monti il Paese sarebbe andato sempre peggio. Se avessero ascoltate questo scarpe larghe e cervello fino del buon contadino Di Pietro, avrebbero fatto meglio.
Perché dovrebbero riprendervi con i sondaggi che li danno in crescita.
Perché Bersani può dire di no a Di Pietro, ma quando a chiedere un confronto programmatico è un pezzo vasto di società è una responsabilità grossa dire «no, non ti voglio».
Ha detto che governo
Monti è Berlusconi mascherato. Cosa deve fare Bersani, nel caso decidesse di farlo, per archiviare la colpa?
Noi tutti insieme, non solo l’Idv, lanceremo un manifesto, prima di Natale. Una decina di punti fondamentali. Lì indicheremo le condizioni, che saranno, vedrete, tutte programmatiche. Voi chi?
Quanta fretta! Quelli che si stanno muovendo in questi gironi, ovviamente. Ma sotto quel manifesto ci saranno nomi e cognomi di chi crede si debba superare le politiche recessive di Monti, senza compromessi. Il partito sarà con lei?
Per noi è un momento di chiarezza importante. Evangelisti e altri dicono di no. Ma fraintendono. Perché noi non ci collochiamo fuori dal centrosinistra. La parola quarto polo ci sta stretta. Noi vogliamo un ravvedimento operoso, certo se non si ravvede come nel codice, risponde.
Non darete mai, insomma, il divorzio consensuale.
Né un divorzio né la separazione. De Magistris dice che bisogna andare oltre i partiti personali.
Per questo avviamo una fase congressuale. Il prossimo Vasto non avrà forse foto ma sarà un congresso, e andremo in quella direzione. Metteremo in rete anche l’acqua fresca.
Le firme?
Noi siamo così determinati e convinti di farcela che daremo una mano anche ai nostri contendenti. Anche al M5S dovesse avere necessità.
I segretari di partito faranno un passo indietro.
No. Il civismo deve rappresentare tutta la società, anche quella politica. Ci saranno saranno dunque cittadini ma anche politici perbene.

Pubblico - 13.12.12

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