di Roberto Musacchio
L’IFOP, l’istituto francese di opinione pubblica, rende noti in questi giorni alcuni studi sondaggistici che meritano l’attenzione dovuta. Uno concerne il livello dei consensi alla politica di Hollande e del suo primo ministro Jean Marc Ayrault, che, entrambi, scendono ai minimi dalla loro elezione, e l’altro la percezione della crisi economica che resta molto grave per la stragrande maggioranza dei cittadini d’oltralpe.
Il presidente Hollande scende al 37% degli elettori che dichiarano un gradimento nei suoi confronti, con un meno 4 rispetto alla rilevazione precedente. Di questi, solo il 3% si dice molto soddisfatto. Il dato di esordio del maggio era favorevole al 61%, ma già a settembre calava al 43%. E’ la settima volta consecutiva che si assiste ad una diminuzione del gradimento verso il leader socialista, il cui livello di apprezzamento diventa minoritario in tutte le categorie sociali, con un 26% di apprezzamento nelle professioni imprenditoriali e commerciali ed un 33% tra gli operai.
La riduzione di consenso è di meno sei per cento tra i salariati pubblici. Una risalita la si ha invece tra i professionisti con un più 3%. Così come c’è un miglioramento tra i giovani sotto i 25 anni, più 5%. Va decisamente peggio invece fra tutte le altre classi di età e sociali, sia tra le donne che tra gli uomini, con questi ultimi più severi, anche se, come vedremo poi, la crisi è percepita come più grave dalle donne.
In calo nettamente i consensi per Hollande nel campo dei votanti a sinistra con un apprezzamento che scende di 13% per gli elettori del Front de Gauche, tra cui ora il consenso è minoritario, 47%, mentre era al 60% la rilevazione precedente, e tra cui gli scontenti superano il 52%; meno 6% anche tra gli ecologisti, tra cui il consenso cala al 57% mentre il dissenso raggiunge il 42%. Va sotto il 50% il pull anche tra i votanti Modem che si dividono tra il 37%, meno 10, che ancora approva, e il 63%, anche qui più 10, che non gradisce più. Resta alto il consenso tra gli elettori del PS, con l’81%, meno 3, pro, e il 17%, più 2, deluso. A destra, si rimane nelle percentuali precedenti con gli elettori dell’UMP il cui apprezzamento sale dal 7% al 10% e gli altri tutti contro.
I dati del primo ministro Ayrault, sono anche peggiori con 35% di si, contro il 63% di contrari, con uno spostamento di 8 punti. Nelle note che accompagnano i dati si può leggere che gli intervistati rilevano una incertezza di fondo nell’operare e la percezione di trovarsi in presenza di un governo di centro più che di un governo di sinistra. Non bastano a invertire la tendenza scelte, giuste, come quelle a favore dei diritti degli omosessuali al matrimonio e alla adozione che pure possono aver influenzato i segni positivi che si hanno tra giovani e impegnati in professioni liberali.
Pesa infatti, e molto, la percezione della crisi economica che, come mostra un’altra indagine dello stesso istituto, resta pesantissima. Si aggiungono crisi industriali e occupazionali come quella della Accelor Mittal e, naturalmente, l’accettazione del Fiscal Compact che ha costretto a politiche di austerità.
Ma veniamo ai dati della crisi economica e della sua percezione. Per il 73% la crisi resta percepita, per sé o per il proprio ambiente, in modo sensibile, molto per il 26% e abbastanza per il 47%. Non siamo alla vetta dell’84% di gennaio, ma si resta sui punti molto alti di tutto questo, ormai lungo, periodo. Si aggiunga che comunque la crisi è avvertita, sia pure poco, dal 25%, e che solo il 2% dice di non risentirne. Le percentuali sono alte per tutte le classi di età e sociali, per uomini e donne. Peggio per quest’ultime, 77%, rispetto al 69% degli uomini. E peggio i più avanti con l’età dei giovani. Tra le categorie lavorative solo le professioni liberali sono al 62%, mentre gli indipendenti si esprimono in disagio all’83%, gli impiegati all’80% e gli operai al 78%. Vale come sempre in Francia l’articolazione tra Parigi, malessere al 65%, le altre città, 73%, e la realtà rurale che soffre all’80%.
Nella suddivisione per orientamenti politici non valgono qui gli stessi sbalzi che si trovano sul gradimento per Hollande. Il disagio unisce tutti. Gli elettori del Front de Gauche, 72%, quelli socialisti, 71%, i verdi, 72%, quelli del Modem, 69%, dell’UMP, 71% e del FN, 78%. Ed anche sulle aspettative di quando finirà la crisi, cresce la fascia di quelli che pensano che non si vedranno miglioramenti prima di due anni, 31%, più 6, mentre si riducono quelli che sperano di rivedere il sereno in un anno, 22%, meno 3, e restano i più quelli che vedono nero per tre anni, 43%, meno 3.
La febbre francese dunque resta alta, come d’altronde quella di tutta Europa. Le medicine che a dosi di cavallo somministrano gli stregoni tecnocrati invece che farla scendere la rendono permanente e dunque più grave. Ma anche chi era stato visto come un medico diverso, come Hollande, non sembra aver avuto il coraggio di cambiare veramente terapia e rischia dunque di ammalarsi anch’egli. Cosa su cui è bene riflettere anche in Italia, prima di incorrere negli stessi errori.