di Luca Fazio

Ha fatto già male, sta facendo addirittura malissimo. E forse il peggio deve ancora venire. Susanna Camusso, nonostante il suo ruolo la preservi dal chiacchiericcio della campagna elettorale, spara a zero contro l'ex primo ministro Mario Monti. E il suo, più che un saluto di fine anno o di fine legislatura, sembra quasi un arrivederci che sa di sfida, adesso che l'ex «tecnico» super partes - per quelli che avevano fatto finta di crederci - ha finalmemente gettato la maschera. Non le manda a dire il segretario generale della Cgil. In merito alle cose fatte (o non fatte), che simbolicamente stanno tutte nel minestrone indigeribile della legge di stabilità approvata ieri

, il giudizio è netto: «Non contiene scelte per invertire la situazione di crisi in cui versa il paese, abbiamo visto solo rigore cieco, non abbiamo visto né l'equità, né la crescita», ovvero le frottole annunciate un anno fa dal governo tecnico e dai partiti che lo hanno sostenuto (con in testa il Pd). A proposito: «Chiudiamo perciò un anno pessimo, al di là dell'ottimismo espresso da qualcuno». E chi è quel qualcuno?
Ma è soprattutto quando si riferisce al presente tutto politico del candidato Mario Monti che Susanna Camusso usa parole irrituali e piuttosto pesanti. Certo, non sta a lei dire se sia opportuna o meno la scelta di Monti di candidarsi alle prossime elezioni, però di una cosa si dice sicura: «Sarebbe la prima volta nella storia del paese - accusa - che un governo che non ha un mandato popolare utilizzi gli effetti delle sue politiche per una campagne elettorale». E poi l'affondo: «Credo che non sia nelle normali regole democratiche del paese». Mario Monti, dunque, sarebbe a capo di una operazione non democratica. E questa è una critica che Pierluigi Bersani, per esempio, non potrebbe permettersi nemmeno nelle battute finali di una campagna elettorale che si annuncia a dir poco imbarazzante per il suo partito, quasi per metà schierato con la cosiddetta «agenda Monti». E ancora, «mi auguro che sia chiusa la stagione dei partiti personali, dei contenitori che prevalgono sul contenuto», ha detto Camusso.
Il segretario generale della Cgil, in particolare, non deve aver gradito lo spettacolo dell'altro giorno offerto dalla coppia Monti & Marchionne davanti agli operai selezionati dello stabilimento Fiat Melfi, con fuori i metalmeccanici della Fiom e il segretario Maurizio Landini. «E' stato un gigantesco spot elettorale, un evidente caso politico per il modo con cui Marchionne e Monti si sono presentati a Melfi, per la volontà discriminatoria verso la Cgil e i nostri metalmeccanici, per la scelta di impedirci di parlare dove parlano gli altri, di essere presenti dove ci sono il governo, l'azienda e le altre confederazioni».
Non c'è stato spazio per gli auguri di fine anno nella conferenza stampa di ieri mattina tenuta nella sede nazionale della Cgil di corso Italia, a Roma. «Si conclude un anno caratterizzato da una forte recessione conseguenza di politiche depressive che hanno determinato un peggioramento della vita dei lavoratori e dei pensionati». Per questo motivo, ha aggiunto Susanna Camusso, considerando che nel 2013 è previsto un aumento della disoccupazione di lungo periodo, «oggi sentiamo la necessità di una proposta che ricostruisca il paese, che è diviso e frantumato, e con diseguaglianze crescenti».
Sembra quasi il tentativo di imporre una «agenda Cgil» al governo che verrà, e in particolare a un centrosinistra sempre più disorientato dalle ultime mosse di Mario Monti. I nuovi punti programmatici del sindacato verranno esplicitati il 30 e 31 gennaio prossimi durante la Conferenza di Programma, «che avrà il suo peso proprio quando saremo nel vivo della campagna elettorale». L'obiettivo è lineare quanto complesso: «Il piano per il lavoro», per difendere quello che c'è e per creare nuova occupazione, possibilmente con salari non da fame. Secondo la Cgil, per non sprofondare nel dramma di un 2013 già fosco, è necessario reperire al più presto risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali in deroga, ed estendere gli ammortizzatori per salvaguardare il reddito di migliaia di lavoratori.

 

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