di Fabio Marcelli

Il nuovo anno non comincia purtroppo sotto auspici positivi. Tutto il pianeta, e l’Europa in particolare, per l’incredibile cecità dei suoi governanti, è soggetto al dominio della finanza. Quest’ultima si conferma contraria alla democrazia e ai diritti umani. Siamo entrati oramai a pieno in una nuova fase del capitalismo contrassegnata appunto dalla prevalenza dei suoi aspetti finanziari che, se non rovesciato al più presto, ci ridurrà, e di fatto già ci sta riducendo, a vittime passive di poteri altrui che si accingono a negarci anche la soddisfazione dei diritti più elementari. Un caso davvero inquietante è quello dell’acqua.

 Questo essenziale elemento presenta infatti alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente apprezzabile per la speculazione. Innanzitutto il fatto che sta diventando scarsa. Poi quello che la sua domanda è destinata a non esaurirsi mai, visto che corrisponde a un bisogno ineliminabile.

Si stanno quindi attualmente creando le basi di un  mercato internazionale di futures per l’acqua. Ciò comporta la fissazione di un prezzo internazionale esposto ad ogni evento ovunque esso avvenga. Come già successo per il cibo, i processi di finanziarizzazione sono inevitabilmente destinati a far aumentare i prezzi.  Come conclude Frederick Kaufman in un articolo pubblicato da Nature e tradotto e ripubblicato da Internazionale: “Le possibili implicazioni di un mercato globale dei futures sull’acqua sono difficili da immaginare. Una cosa, però, è chiara: un’eventuale asta per l’acqua lascerà a secco i raccolti e spingerà i prezzi mondiali dei generi alimentari ben oltre i picchi registrati negli ultimi cinque anni”. 

La globalizzazione neoliberista, che sta approfondendo da tempo in modo intollerabile le divergenze fra ricchi e poveri, si avvia quindi a negare i diritti più elementari, quelli all’alimentazione e, appunto, all’acqua. Quest’ultima diventerà sempre più spesso causa di conflitti, anche armati (guerre)  fra Stati e gruppi sociali.

Fra l’altro nel nostro Paese è stato approvato a larghissima maggioranza un anno e mezzo fa un referendum che ha detto chiaramente che l’acqua non può essere privatizzata ma deve restare un bene comune. Quale seguito è stato dato a questo referendum? Nessuno, dato che i governi, sia Berlusconi che Monti, hanno insistito sulla linea della privatizzazione che neanche l’intervento della Corte costituzionale è riuscito a bloccare definitivamente.

Bisogna quindi augurarsi che nel prossimo Parlamento trovino spazio le istanze del movimento contro la privatizzazione dell’acqua e più in generale contro il ruolo dominante della finanza nella nostra vita. Da questo punto di vista, di fronte alle contraddizioni ed esitazioni del Pd, che continua a proporre la privatizzazione, vanno rafforzate le componenti, come la lista “Rivoluzione civile” che sono chiaramente dalla parte della democrazia e della difesa dei beni comuni. 

Più in generale occorre colpire la finanza, mettendo definitivamente fuori legge i derivati e gli altri prodotti di puro genere speculativo che non portano nessun beneficio né economico né sociale, ma servono solo ai poteri forti per aumentare ancora di più il proprio potere. Quegli stessi poteri forti che prima Berlusconi e poi Monti hanno esaltato a scapito dell’unico vero valore fondante previsto dalla nostra Costituzione repubblicana, quello del lavoro.

Per affermare questo valore e porre limiti fermi e precisi alla finanza che sta dilagando nella nostre vite occorre una vera e propria rivoluzione, sia a livello interno che internazionale. Se sarà civile, tanto meglio….Le prossime elezioni vanno lette come un passaggio in questa direzione. Verso l’auspicabile risveglio del popolo italiano. Che è davvero indispensabile per mettere fuori dal gioco i poteri occulti che, forti dello spazio esagerato attribuito nell’attuale sistema capitalistico alla finanza, che è chiaramente degenerata, come un cancro, dalle sue funzioni originarie, vogliono consegnare a noi e alle future generazioni una vita indegna di questo nome. Più futuro, meno futures!

da Il Fatto Quotidiano

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