lavoro femminiledi Rassegna.it
Cresce la discriminazione sul lavoro in Italia. A lanciare l'allarme è l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio. I dati sono stati presentati oggi (15 gennaio) a Milano, durante la conferenza stampa "Diversity & Employability" organizzata da Diversitalavoro, e sono relativi al periodo gennaio-ottobre 2012. Se tra il 2010 e il 2011 sono stati i mass-media l'ambito in cui si era registrato il maggior numero di episodi di discriminazione, i primi dieci mesi del 2012 hanno segnato un primato allarmante: quello del lavoro, quello del lavoro, contesto in cui si è verificato il 35% degli atti discriminatori (+15,4%).

In particolare, si è registrato un aumento del 75,5% delle discriminazioni nelle fasi di accesso all'occupazione. A segnalare questi episodi sono state soprattutto le vittime (53,8%) più che i testimoni (40,9%). "Il mobbing, l'accesso all'occupazione e le condizioni lavorative rappresentano i maggiori punti critici su cui il diversity management deve intervenire" ha dichiarato Marco Buemi, referente di Unar.

Nel corso della conferenza stampa, sono stati inoltre presentati i risultati della rilevazione effettuata sugli oltre 5mila utenti iscritti nell'ultimo anno al sito di Diversitalavoro (www.diversitalavoro.it), il progetto promosso da Unar, Fondazione Sodalitas, Synesis Career Service e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità che ha come obiettivo quello di favorire l'inserimento nel mondo del lavoro di laureati e diplomati con disabilità, iscritti alle categorie protette e di origine straniera.

Nel 2012 chi ha partecipato a una edizione del Career Day lo ha fatto tendenzialmente per la prima volta (96%), traendone grande soddisfazione (88%). Le 755 persone che hanno preso parte a Diversitalavoro nell'ultimo anno erano soprattutto laureate (67%) e laureande (8%) e prevalentemente con disabilità (69%); le persone di origine straniera intervenute sono state il 29,5%, mentre le persone transgender l'1,5%. Di questi, 31 persone (il 4,1%) hanno trovato lavoro con un contratto di stage (32%), a tempo determinato (21%) e a tempo indeterminato (24%).

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