vendola montidi Pasquale Videtta
Sui social network, quando un dirigente del Pd dice cose che profumano poco di sinistra, è matematico leggere tra i militanti di Sel una frase che è diventata come il «ce lo chiede l’Europa»: «per questo bisogna votare il nostro partito». Buono per ogni stagione, il «per questo bisogna votarci» viene ripetuto come un mantra: il Pd dice no alla pasta al pomodoro? «Per questo bisogna votarci. C’è una pasta al sugo migliore». Franceschini dice che la coca cola è migliore della Pepsi? «Per questo bisogna votare Sel. La solita coca cola #OppurePepsi».
In ordine di tempo, il candidato dei «progressisti» (la parola «sinistra» è ormai considerata una bestemmia)  Pier Luigi Bersani ha detto: sì al Tav e «nessuno può mettere l’opera in dubbio» (9 Marzo 2012); no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, travisando le effettive parole di Obama, rinforzate dal sostegno ufficiale del Democratic Party (31 Agosto 2012); no al ripristino dell’art.18 (10 Dicembre 2012),

mentre Vendola non solo proponeva di estenderlo a tutti, ma “minacciava” i democratici di rompere l’alleanza: «se il Pd cede sull’art.18, il centrosinistra è a pezzi»; no alla rinegoziazione del fiscal compact e del pareggio di bilancio (26 Dicembre 2012), malgrado fosse di avviso completamente diverso quando a governare era Silvio Berlusconi: «Non parlateci di pareggio di bilancio in Costituzione, sarebbe castrarsi da ogni politica economica» (11 Agosto 2011); sì ad un ulteriore inasprimento del fiscal compact e dei vincoli economici europei (26 Dicembre 2012), dichiarandosi parzialmente favorevole alla proposta di Wolfgang Schäuble (ministro delle finanze di Angela Merkel), che consiste nella nomina di un commissario unico (Bersani preferirebbe una commissione) col compito non solo di valutare l’effettiva applicazione delle regole di bilancio, ma anche di porre il veto; no (dal minuto 16:13) al reddito minimo garantito perché non ci sono i fondi necessari per sostenerlo: «Datemi i soldi e io domattina faccio la Danimarca. [...] Non raccontiamoci che gli asini volano: noi abbiamo un sistema legato ad una storia e anche a delle risorse» (10 Gennaio 2013).

Insomma, tutte le battaglie che hanno contraddistinto Sel sono state cestinate in appena nove mesi dai loro alleati. Questo antipasto di ciò che sarà il futuro governo di centrosinistra è condito da una Carta d’Intenti che, di fatto, imbriglia ulteriormente Vendola:
«Le forze della coalizione, in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti, si dovranno impegnare a «sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie; vincolare la risoluzione di controversie relative a singoli atti o provvedimenti rilevanti a una votazione a maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta; assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese [...]; appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica e procedere verso un governo politico-economico federale dell’eurozona»

La cosa divertente è che proprio il governatore pugliese, convertitosi sulla via di Veltroni, ha invocato prima di chiunque altro il «voto utile» verso Italia Bene Comune (i cui intenti sono tutt’altro che comuni). Ecco, prima del «voto utile», magari bisognerebbe invocare quello «coerente». Ma evidentemente Nichi non può più farlo.

P.S. Durante la stesura di questo articolo, Bersani ha affermato che «i mercati possono stare tranquilli, lo statalismo è di destra». Davvero inebriante questo «profumo di sinistra».

da ilpiantagrane.wordpress.com

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