Di Galapagos dal Manifesto del 27 dicembre 2011

Fare un bilancio economico delle festività il 26 dicembre può sembrare affrettato. Ma questo non è stato un Natale nella norma e - contrariamente al solito - questa volta i negozianti hanno ragione a piangere. Le stime del Codacons ci dicono che la spesa delle famiglie per pranzi e regali si è fortemente ridotta. A soffrire maggiormente è stato il settore dell'abbigliamento, con flessioni del 30%. In calo anche il turismo: si parla di 300 mila vacanzieri in meno nel periodo. Insomma, siamo nel pieno di una fase di austerità. In altri anni (quelli di vacche grasse) avremmo brindato per il minor consumismo, minore spreco di merci, ma quella alla quale siamo di fronte non è una scelta di maturità dei consumatori: è l'effetto di una crisi che ha falcidiato le retribuzioni nel 2011 e che farà una ecatombe nel 2012.

Come ha ricordato Valentino Parlato nell'editoriale di sabato, siamo di fronte a una terribile caduta del potere d'acquisto dei salari, che hanno perso in 12 mesi l'1,8% del loro potere d'acquisto. È una media ovviamente. Ma in quanto media significa che ci sono salari netti da 1000 euro che hanno perso il 3,3%, ovvero 33 euro, un'enormità per livelli così bassi di reddito.
Il prossimo anno andrà peggio: le tasse si mangeranno altro reddito, larga parte delle pensioni non sarà indicizzata, i salari rimarranno fermi per legge (quelli dei dipendenti pubblici) o a causa della crisi. Tutte le previsioni concordano nel sostenere che nel 2012 il Pil scenderà del 2% e la disoccupazione salirà almeno al 9%, con il risultato che decine di migliaia di giovani seguiteranno a non trovare lavoro e centinaia di migliaia (in primo luogo quelli in cassa integrazione) lo perderanno. Di più: l'ultima «riforma» delle pensioni terrà al lavoro centinaia di migliaia di lavoratori, a meno che non sia il padrone a farli fuori. E allora finiranno in mobilità e, quindi, in un limbo di povertà, visto il reddito che lo stato garantisce a chi perde il lavoro.
Insomma, va tutto male in una situazione paradossale nella quale Berlusconi e soci non fanno che ripetere: «Vedete, Monti non fa miracoli». Vero, ma occorre sottolineare che lo «scempio» attuale deriva dai comportamenti «assassini» nella gestione dell'economia del governo Berlusconi. Il dramma è che Monti si è mosso secondo la stessa linea (anche ideologica) con maggior rigore, cioè con mano ancora più pesante. Uscire da questa crisi, che sarà durissima, sarà molto difficile. Anche perché ormai ha trionfato l'idea (anzi l'ideologia) che non si poteva fare altrimenti rispetto a ciò che chiedeva l'Europa.

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