Redazionale
Cesare Salvi, che era già intervenuto sulla questione della inammissibilità dei referendum nei mesi scorsi, dà un giudizio severo.
Cosa si può fare adesso?
"La parola ora torna in Parlamento, ma restano due forti ragioni di rammarico."
Quali sono per te i problemi che si presentano ora con questa decisione della Corte?
"La prima cosa è che si siano persi mesi preziosi nell'attesa di una pronuncia che non poteva che essere quella che è stata, come avevo segnalato fin dall'inizio.
La seconda è che si sia creata delusione, e il rischio di un ulteriore sfiducia nei confronti delle istituzioni da parte dei tanti cittadini che avevano aderito all'iniziativa".
Le responsabilità di chi sono?
"La responsabilità non è naturalmente della Corte, ma dei politici che hanno avventatamente avviato un'iniziativa il cui vero scopo era quello, realizzato, di bloccare l'iniziativa avviata con la presentazione di altri quesiti elettorali (Passigli, Sartori, Ferrara, Villone e altri) questi ultimi, sicuramente ammissibili".
E perché avrebbero dovuto bloccarli?
"Avevano il "difetto" di avere come esito un sistema elettorale proporzionale con sbarramento di tipo tedesco che a quei politici non piaceva. Per responsabilità di costoro, diviene quindi più difficile l'indispensabile obiettivo di una legge elettorale che dia all'Italia un sistema politico basato sulla partecipazione democratica e sull'efficacia della rappresentanza, abbandonando una volta per tutte la populistica ideologia del maggioritario all'italiana".
Roma, 12 gennaio 2012