demagistrisacambiaresipuoRedazione
Impossibile non dare ragione a Rossana Rossanda quando afferma che "abbiamo perso un anno", e forse potremo dire anche qualcosa di più! Non c'è più uno schieramento politico appartenente allo scacchiere parlamentare, che non si stia sfaldando, che non abbia cambiato pelle, finendo per dividersi, diluirsi, cambiare direzione e ...forse anche "altro". Talvolta c'è da chiedersi se sia davvero il caso di meravigliarsi dell'avvento della tecnocrazia e dei suoi "direttori d'orchestra". Il centrodestra è dunque in una fase di disgregazione conclamata; ogni giorno perde pezzi che vanno a comporre nuovi partiti. Il processo di ricomposizione non potrà essere indolore, sempre ammesso che ci sia. Luigi Comencini avrebbe gridato al plagio, vista l'analogia con il suo celebre film, "Tutti a casa". Chi finisce per trarre vantaggio da questo processo di scomposizione è lo stesso "quasi ex premier", Mario Monti. Il PD non ci sta a veder messo in discussione il vantaggio acquisito sotto la spinta delle primarie, a tal punto che Bersani sarebbe disposto a portarsi sulle spalle Monti fino al Colle; situazione che però non manterrebbe se lo Stesso scegliesse di scendere direttamente in campo.

Del resto nessuno può contestare il fatto che sia proprio Monti a fare da collante alle schegge impazzite di questo centrodestra. Il premier è un liberista tra i più convinti, nonché braccio armato dei potentati economico-finanziari continentali (ed oltre), e la continuità tra la sua politica e quella Berlusconiana è incontestabile. La sua, è dunque una fisiologica collocazione che lo pone quale massimo interprete del conservatorismo liberista. Diventa altrettanto fisiologica la ricostruzione di un forte polo di sinistra che non può non andare a coprire il posto lasciato "vacante" dallo stesso PD, ormai concentrato sulle orme lasciate da Monti. Questo scenario non risulta però molto gradito né alla destra né al centro. La disponibilità offerta da Antonio Ingroia a candidarsi per le elezioni politiche ha (ovviamente) provocato reazioni di vario tipo. Finché le critiche provengono da un centrodestra intimorito e in balia di se stesso, passi, ma altrettanto non si può certamente dire se la "contrarietà", sia pur diversamente espressa, proviene dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, il quale non nasconde affatto il suo malcontento: "L'unico sentimento che non provo è lo stupore", ha infatti affermato pubblicamente la stessa alta carica del CSM aggiungendo un sarcastico "non c'è niente di eccezionale". Gli fa eco Sandro Bondi, uno degli ultimi disperati fedelissimi dell'ex premier Berlusconi: "In qualsiasi altro Paese del mondo, compreso il Guatemala, una decisione come quella che si appresta a prendere Ingroia, di presentarsi alle prossime elezioni politiche, sarebbe sufficiente per togliere ogni credibilità al magistrato e ogni fiducia nel novello politico".
Bé, forse con queste esternazioni si evidenziano le scarse doti di lungimiranza politica dell'ex ministro della Cultura, che in questo modo ha di fatto legittimato la posizione e l'importanza che Antonio Ingroia sta assumendo come probabile leader dell'ampio schieramento che ad oggi ha raccolto l'adesione del movimento Arancione di De Magistris, dell'IDV, del PRC, dei Verdi, e del movimento Alba. L'ex procuratore aggiunto di Palermo ha fatto richiesta al CSM di aspettativa per motivi elettorali, sia pur con formula cautelativa. Nei fatti Ingroia sarà presente venerdì a Roma, all'assemblea battezzata con il nome "Io ci sto", e promossa dai sindaci di Palermo e Napoli, Orlando e De Magistris. Le parole di Antonio Ingroia sono chiare: "Io comunque a Roma vado per aprire un confronto sul futuro dell'Italia. Riscontro la voglia di partecipare che emerge da tanti settori della società civile. E' questo, di per sé, un bel segnale diffuso di libertà".
L'assemblea di Roma viene dopo quelle del 1 dicembre di "Cambiare # si può", che domenica ha replicato territorialmente con una presenza di oltre 10.000 persone. La sinistra diffusa, quella contrapposta alle politiche liberiste di Monti, sta prendendo quindi forma sotto una spinta popolare che raccoglie veramente l'approvazione di un largo schieramento che spazia dai movimenti alle forze politiche, raccogliendo l'adesione di moltissimi cittadini che intravedono la possibilità di partecipare attivamente ad un percorso che intende opporsi ad un processo disgregativo a livello socioeconomico che non è certamente più accettabile. Tra i più convinti sostenitori degli intenti e del percorso di questa lista unitaria, vi sono l'IDV di Di Pietro e lo stesso Partito della Rifondazione Comunista che attraverso le parole del segretario Ferrero non nasconde l'entusiasmo e l'ottimismo: "Rifondazione Comunista lavora per aggregare in questo Quarto polo tutte le realtà che si sono opposte alle politiche del rigore di questo governo - a partire dalle oltre 10.000 persone che hanno partecipato in questo week end alle assemblee di "Cambiare # si può" - e il Quarto polo sarà la vera novità delle prossime elezioni". Paolo Ferrero sottolinea decisamente che "non si tratta solo di cambiare il presidente, ma indirizzo politico, uscendo decisamente dalle politiche del rigore che ABC hanno appoggiato, aggravando pesantemente la crisi e le diseguaglianze sociali nel nostro Paese". Cresce dunque ogni giorno di più la forza di questa lista unitaria, e la dimostrazione, come sempre, ci viene dalla crescente attenzione a cui sono costretti gli stessi organi d'informazione, sia attraverso un resoconto critico, sia inevitabilmente dal dovere di rendere pubblica la cronaca degli eventi che hanno visto una crescita esponenziale della partecipazione, avvenuta soprattutto "dal basso" e fuori dalle solite alchimie politiche.

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