di Daniela Preziosi dal Manifesto del 14 gennaio 2012

Chiudere con Di Pietro. Ora lo chiede mezzo Pd. A partire dalle amministrative Vendola vede Bersani e poi l'ex pm per mediare fra i due ex alleati dell'Ulivo. Ma Leoluca Orlando nel capoluogo vuole fare come a Napoli
120114idvChiusa, defunta, seppellita. Dopo l'ultima, sanguinosa polemica fra Di Pietro e Colle - con l'ex pm che evoca la piazza per fermare la «deriva antidemocratica» di una bocciatura dei referendum operata «per fare un piacere al capo dello Stato» - per mezzo Pd l'alleanza con Di Pietro è data per irrecuperabile. Gli spericolati 'demopop' chiedono esplicitamente di mollare il centrosinistra per una «fusione» o «una federazione stabile e motivata» con il Terzo Polo, che a loro volta chiamano «centrosinistra», però rispolverando il significato che aveva negli anni 60. Fra i pasdaran della fine del Nuovo Ulivo c'è anche Enrico Letta, numero due del Pd. Che ieri ha emesso la sentenza finale. «La linea anticostituzionale di critica alle autorità di garanzia, presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale in primis, è per quanto ci riguarda alternativa ad alleanze con noi».


Nichi Vendola prova a tenere aperto un canale di comunicazione fra le due forze politiche. Il leader di Sel, giovedì scorso, ha criticato i due no della Corte ma non ha attaccato il Capo dello Stato. Alla Camera, subito dopo la sentenza, ha incontrato Pier Luigi Bersani e l'ex pm. In tavoli separati, però. Dal primo ha chiesto e ottenuto garanzie che se un tavolo sulla legge elettorale ci sarà, comprenderà anche Idv e Sel (cosa che Letta ha escluso, indicando come partner di una riforma le forze che sostengono Monti). All'ex pm ha chiesto di continuare insieme la battaglia per una nuova legge elettorale (Idv e Sel hanno raccolto le firme pro Mattarellum e in settimana verrà rilanciata l'iniziativa) ma senza tagliarsi i ponti dell'alleanza alle spalle.
Ma è una mission impossible. Di Pietro alza i toni, i centristi Pd utilizzano l'occasione per usare le prossime amministrative come test della nuova coalizione con il Terzo Polo. Mollando i vecchi compagni.
E così la crepa che si è aperta a Roma fra ex del Nuovo Ulivo si allarga via via in tutta la penisola. Isole comprese: infatti in Sicilia si è aperta una voragine. Ieri il capo dell'organizzazione Pd Maurizio Migliavacca e quello di Sel Ciccio Ferrara, hanno chiuso l'accordo sulle primarie per scegliere il candidato sindaco di Palermo. Con loro c'era lo stato maggiore dei due partititi: data scelta, il 26 febbraio. Rita Borsellino, l'eurodeputata Pd sostenuta anche da Sel ha definitivamente confermato la sua corsa. Sarà la candidata più forte. Correrà anche il renzianissimo giovane consigliere regionale (che qui si chiama deputato) Davide Faraone. E infine Antonella Monastra, a capo di un pacchetto di liste civiche.
Ma con l'Idv è rottura. L'ex sindaco e portavoce del partito Leoluca Orlando ieri ha ribadito che non parteciperà alle - altro che abbassare i toni - «primarie inciucio». L'Idv ce l'ha con il Pd che alla regione sostiene Lombardo, che «ha inquinato e continua a inquinare la politica siciliana». «Per partecipare alla consultazione - spiega Fabio Giambrone, senatore palermitano e braccio destro di Orlando - l'Italia dei valori aveva chiesto che tutti i candidati firmassero un impegno a non stringere, né al secondo turno né mai, accordi con l'Mpa del governatore Lombardo e con il Terzo Polo e l'Udc che sostiene il sindaco Cammarata. Non l'hanno fatto, continuano a brancolare nell'ambiguità. E noi non abbiamo nessuna intenzione di partecipare a consultazioni con chi poi potrebbe allearsi con l'Mpa o l'Udc». L'Idv sente puzza di bruciato. Così Orlando si candida fuori dal centrosinistra. Mica solo: con la Federazione della sinistra e con i verdi. Con loro prepara, per febbraio, una grande kermesse sul programma.
Insomma, l'ex sindaco della Primavera di Palermo tenta il colpaccio: traslocare da Napoli alla Sicilia lo schema che ha portato bene (benone, anzi) a De Magistris. Anche se sulla sua strada si piazza un trentenne del suo stesso partito: Fabrizio Ferrandelli, capogruppo al comune «in attesa di espulsione», ironizza lui stesso. Anche lui è deciso a candidarsi al primo turno e a costruire «un polo per il rinnovamento della città. Hanno già aderito molti, non solo militanti Idv, stanchi del dirigismo del partito». E così la maionese è impazzita per bene.
A Palermo, alle regionali del 2009 Rita Borsellino ha vinto su Lombardo. Ma il centrosinistra, allora, la sosteneva compattamente. «Mi auguro che Leoluca cambi idea», dice Erasmo Palazzotto, segretario regionale vendoliano. «La presenza di Sel nell'alleanza è già di per sé garanzia che i dubbi dell'Idv sono infondati. Orlando venga con noi, può essere decisivo, con Rita, per la rinascita di Palermo». Intanto il Pd ha sospeso il referendum interno sull'appoggio a Lombardo, già fissato per il 12 febbraio. Dal canto suo Borsellino ieri ha fatto un nuovo appello all'unità e respinto ogni ipotesi di alleanza con Mpa e Udc. «Ci siamo incartati in discussioni senza senso». Ma ha escluso un eventuale ticket con Orlando, almeno per ora: «I ticket li ho in farmacia».

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