Galapagos

120121fmiÈ arrivata una nuova «lenzuolata» di liberalizzazioni. Ma queste contribuiranno a rilanciare lo sviluppo economico? E soprattutto, ci renderanno più liberi? No: queste deregolamentazioni porteranno qualche euro di risparmio alle famiglie, ma peggioreranno la vita di centinaia di migliaia (forse milioni) di persone distruggendo i rapporti sociali e rafforzando la precarizzazione dei lavoratori. In Italia le corporazioni sono una (brutta) realtà che trova la propria forza in parlamento dove a non essere rappresentati sono solo i lavoratori dipendenti, mentre a cominciare dagli avvocati e dai giornalisti le altre corporazioni resistono a ogni tentativo di riduzione del potere. Monti - è un suo merito - ci sta provando, ma non è detto che ci riesca: Berlusconi ieri ha minacciato emendamenti a raffica in parlamento.

Democrazia di ritorno? No, conflitto di interesse sull'assegnazione delle frequenze digitali e paura di perdere la sua base elettorale. Non è l'unica minaccia del cavaliere in crisi d'astinenza di potere: ha annunciato anche di voler tornare al governo (affermando che Monti non ha fatto nulla per risolvere la crisi economica) facendo mancare la fiducia. Può farlo e può puntare a elezioni in primavera, forte dell'attuale sistema elettorale nel quale sono i partiti a indirizzare i voti, anche comprandoli.
Insomma, il futuro è decisamente cupo: non è con queste liberalizzazioni che l'economia potrà svoltare evitando quella recessione pronosticata dall'Fmi, che ha previsto una caduta del 2,2% del Pil nel 2012.
Tra le decine di provvedimenti decisi ieri dal governo non tutto è da buttare. Ma i cittadini avrebbero desiderato più decisione con i poteri forti rappresentati dal sistema finanziario (banche e assicurazioni) e contro i giganti che controllano settori un tempo pubblici e scelleratamente privatizzati come le autostrade e l'energia. Ci sarebbe piaciuto che ci fosse stato un ripensamento sui monopoli naturali che preferiamo pubblici, anziché privati.
Invece la linea è stata un altra. Come in moltissimi paesi arretrati, la «lenzuolata» di Monti ha mirato non a una razionalizzazione del paese varando un codice normativo - che di fatto avrebbe scardinato le corporazioni - ma a favorire la creazione di qualche migliaio di posti di lavoro nel settore terziario. Insomma, più commessi di supermercato (con orario ad libitum), più farmacisti e più notai, più tassisti (senza alcuna attenzione per chi i soldi per prendere il taxi non ce l'ha), più benzinai che faranno concorrenza ai giornalai e ai negozi di cd. E più avvocati, con grande gioia delle assicurazioni che senza tariffe minime di riferimento potranno pagare pochi euro i consulenti legali dei quali si avvalgono.
Unica nota positiva - almeno per ora - è che l'attacco all'acqua - come bene comune - sembra non riuscito. Questo significa che neppure un potente governo tecnico (che su questo argomento avrebbe avuto le spalle coperte da quasi tutti i partiti, molto critici sui risultati della consultazione popolare) è riuscito a violare la volontà di quasi 28 milioni di italiani che hanno detto di no alla privatizzazione dell'acqua. L'ennesima prova che la vera democrazia non ha scranni sui quali sedere.

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