di Stefano Galieni
Obbiettivo raggiunto, anzi, largamente superato quello che si era prefisso la Campagna "L'Italia sono anch'io". Si tratta, come noto di due proposte di legge di iniziativa popolare che, se venissero prese in considerazione, porterebbero un po' d'aria alla democrazia intera in Italia.
La prima proposta mira a rendere più semplice l'ottenimento della cittadinanza per chi è nato e/o cresciuto in questo Paese. Oggi la pratica, anche per chi compie 18 anni dopo essere nato qui resta una vera e propria Via Crucis, una concessione dello stato richiedibile dopo 10 anni di residenza continuata a cui si aggiungono almeno 4 anni di spesso inutili pratiche burocratiche. Con la proposta presentata si affermerebbe, quasi in toto i principio dello jus soli, ( cittadinanza in base al luogo in cui si vive) invece del vigente e assurdo jus sanguinis, il diritto per sangue. La seconda proposta invece mira ad estendere, come avviene in gran parte d'Europa, il diritto di voto alle elezioni amministrative per i lungo residenti. Per presentare le 2 proposte occorreva raccogliere almeno 50 mila firme, per la riforma del diritto di cittadinanza ne sono state ottenute quasi 110 mila mentre per il diritto di voto si è rilevato un lieve scarto, circa 106 mila firmatari, che fanno però riflettere. Come hanno raccontato nel corso della conferenza stampa di conclusione dei 6 mesi di raccolta firme, i mille banchetti aperti in tutta Italia dalle 19 organizzazioni promotrici (Cgil, Arci, Acli, Libera ecc...) che, insieme ad associazioni territoriali e ad alcuni partiti come il Prc hanno formato comitati provinciali, la raccolta è stata occasione di discussione forte su un tema che non riguarda solo i cittadini migranti. Le persone si fermavano, discutevano magari dichiaravano di volerci riflettere e poi tornavano per firmare ambedue o solo una delle proposte e questo è accaduto in un periodo in cui di immigrazione si parlava solo come tema emergenziale o connesso alla "sicurezza" e non certo affrontando la questione centrale dei diritti. Capofila del percorso è stato il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, attuale presidente dell'Anci, ma il tessuto che si è costruito in tutto il Paese racconta di un pezzo di società civile che si è dimostrata capace di riflettere e reagire e che va anche al di là delle appartenenze politiche. Non è casuale che fra le prime regioni per numero di firme raccolte si ritrovino la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto, bacino strutturale del "partito della paura" in camicia verde. Molti gli uomini e le donne di cultura che hanno aderito e si sono fatti a loro volta promotori della campagna, numerosi sono stati i consigli e le giunte comunali, provinciali e regionali che si sono pronunciati a favore della Campagna. Un esempio per tutti la Provincia di Cremona, dove oltre 30 comuni hanno aderito al manifesto. Insomma lavoro concluso? Affatto, parte ora una seconda fase che si concretizza in una strategia comunicativa a vasto raggio che vedrà coinvolti uomini e donne di provenienza straniera che godono per la professione che svolgono, di una certa popolarità e rappresentano un messaggio di inclusione positiva. Una campagna virale che dovrà raggiungere tutto il Paese e che servirà anche a fare in modo che il parlamento e le istituzioni affrontino il tema e mettano in agenda queste proposte. Dal governo attuale giungono segnali contraddittori, quelli di chi non vuole impelagarsi in vicende dal chiaro contenuto politico ma che non possono più essere derubricate a temi scomodi né essere poste sotto ricatto da forze apertamente xenofobe. Insomma l'Italia Sono Anch'io va avanti.
Roma, Mercoledì 7 Marzo 2012