violen.previewdi Manuela Grano, Valentina Greco, Rosangela Mura, Linda Santilli
Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci”; così recita il titolo del vademecum dato alle stampe dall’amministrazione comunale di Roma. Strano! Avevamo sempre pensato che la sicurezza, intesa come libertà di vivere e di muoversi, fosse un diritto e ora scopriamo di esserci illuse: niente di più superfluo di un lusso, soprattutto in tempi di crisi.
Ma, lusso o diritto alla libertà, potrebbe ancora andar bene purché fosse garantito. Invece no. Leggendo l’ameno libretto, corredato da ben 27 foto di donne (alcune indicate, ahinoi, con titoli al maschile), ci accorgiamo che dobbiamo continuare a fare da sole.

Certo non si può dire che manchino i consigli nell’opuscolo, anzi è infarcito di consigli: da “affidati al buon senso” (sic!) a “evita i parchi di sera”, “informati su quali sono le fermate metro più rischiose” (nel caso, come si farà a tornare a casa?), “non indossare abiti vistosi e gioielli”, “cambia posto se sei seduta vicino a qualcuno di cui senti di non poterti fidare” e, dulcis in fundo, la segnalazione di PeTra, il dispositivo tecnologico d’avanguardia per la sicurezza personale.
Una vera svolta per la vita delle donne! Non dovremo temere più nulla dopo aver memorizzato la quarantina di regole d’oro e magari aver acquistato l’angelo custode PeTra. Ma, una volta arrivate tutte intere a casa, saremo sicure di essere salve, dopo aver aperto quella porta che per tante donne racchiude violenze ripetute, e sempre ignorate perché il recinto della famiglia è sacro e senza legge?
Naturalmente una rosa di soluzioni serie ci sarebbe: l’ampliamento e il finanziamento dei centri antiviolenza; il sostegno vero alle donne che vogliono denunciare le violenze, soprattutto quelle familiari, dando loro un supporto concreto a 360 gradi. Anche una diversa attenzione mediatica alle violenze sulle donne, che oggi vengono alla ribalta solo se sono particolarmente efferate e quasi subito scompaiono, inghiottite dalla rassegnazione alla “normalità”. Soprattutto  una incisiva campagna di educazione della nostra società, che cancella quotidianamente la donna e i suoi talenti, ma continua a supportare in mille modi l’immagine dell’uomo predatore; una campagna di “educazione antipatriarcale” che contrasti il riprodursi, sul piano materiale e simbolico, di un rapporto tra i sessi sempre impari, che rafforza un immaginario misogino pericolosissimo.
Perciò ci appare quasi un insulto vederci propinare, a fronte di una quotidianità sempre più precaria e insicura in ogni campo, la solita lista di accorgimenti e la prospettiva di una vita monca, paralizzata dalla paura e dalla rinuncia.
Sembra preistoria la manifestazione femminista del ’77 “Riprendiamoci la notte”, quando le donne gridarono la loro rabbia per essere costrette alla paura e il loro diritto a muoversi liberamente. Sembra preistoria l’indignazione che accompagnò la frase vergognosa pronunciata dall’avvocato difensore degli imputati in “Processo per stupro”: - Non le sarebbe successo nulla, se fosse rimasta a casa a fare la calzetta. –
Sembrano lontanissime perfino le manifestazioni femministe degli ultimi anni in occasione della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, piene di striscioni con la scritta: l’assassino ha le chiavi di casa.
Il vademecum di Alemanno svela la doppiezza di un moralismo strisciante che non fa luce e che non vuole farla in nessun caso, funzionale a riprodurre quegli stereotipi di genere e quei rapporti consolidati di potere tra i sessi entro cui le violenze maschili vengono esercitate. La strada di notte, come set simbolo del pericolo, e una donna, vittima a tutti i costi, sola protagonista su cui si riversano i riflettori. E si oscura, come sempre, la parte maschile della scena, che è quella che dovrebbe interessarci veramente, per indagare, capire, intervenire affinché gli uomini smettano di violentare e uccidere le donne. Affinché le mura domestiche, la famiglia, i rapporti di coppia non siano più i luoghi trappola in cui la quasi totalità delle violenze, che il libretto dice di voler contrastare, si consumano. A Roma Capitale, come nel resto del mondo, non saremo sicure finché non saremo libere di vivere così come siamo: diverse ed eguali. Con questa consapevolezza e per questa libertà continuiamo la lotta.

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