Gennaro Carotenuto
Domenica in Venezuela si sceglie l’avversario di Hugo Chávez per le presidenziali del prossimo ottobre. Il favorito è Henrique Capriles Radonski, governatore dello Stato Miranda, fondatore del più a destra tra i partiti di una qualche consistenza dell’opposizione venezuelana, “Primero Justicia”. Ricchissimo, già coinvolto nel golpe 2002, quando partecipò all’assalto all’Ambasciata cubana, beneficia dell’appoggio dell’estremista di destra Leopoldo López, ritiratosi appena il 24 gennaio, ma si presenta come un ammiratore dell’ex presidente brasiliano Lula.
Capriles, appena quarantenne ma con una lunga carriera politica alle spalle, vanta tra i suoi successi l’aver ridotto ad un quarto la criminalità nel municipio di Baruta del quale fu sindaco dal 2000 al 2007. La cifra del cercare il voto di “chavisti delusi” o meglio la realpolitik del considerare irreversibili alcune delle conquiste della Rivoluzione bolivariana accompagna anche il suo principale avversario, Pablo Pérez, che lo tallonerebbe in sondaggi confusi e poco affidabili che vedono ognuno dei cinque candidati essere in testa in almeno un conteggio.
Candidato dei partiti tradizionali della quarta repubblica, vicino all’ex candidato sconfitto da Chávez nel 2006 Manuel Rosales, Pérez ha un profilo moderato e promette innanzitutto di mantenere tutte le missioni sociali costruite in questi anni da Hugo Chávez e dal movimento bolivariano. Come lui Pablo Medina, fuoruscito dal movimento chavista, ma con scarse possibilità.
Con un profilo classico di destra dura e pura risultano gli altri due candidati. Diego Arria vuole liberare lo Stato da ogni eredità chavista, ma è lontano nei sondaggi. L’unica candidata donna, forte outsider per domenica, in crescita ma data ancora terza nei sondaggi, è Maria Corina Machado. Ha come slogan l’ossimoro “capitalismo popolare” e vuole riprivatizzare quello che il governo bolivariano ha nazionalizzato a partire dalla compagnia petrolifera PDVSA.
Il governo di Hugo Chávez intanto continua a mantenere indici di approvazione tra il 60 e il 74% e tra il 50 e il 57% degli elettori considera di votare nuovamente per il dirigente bolivariano in ottobre. Ad oggi vincerebbe con differenze tra i 25 e i 30 punti rispetto ad ognuno dei possibili avversari ma tali scarti sono ampiamente destinati a ridursi dopo le primarie se il MUD (Tavolo di Unità Democratica), l’eterogeneo cartello delle opposizioni, riuscirà a mantenersi unito intorno al vincitore di domenica. Dal fronte della maggioranza più d’uno rileva che il MUD potrebbe non reggere al risultato di domenica e che uno o più dei candidati sconfitti potrebbero comunque correre per le presidenziali del 7 ottobre.
Il partito socialista di Hugo Chávez (PSUV) è indicato tra il 39 e il 43% nei sondaggi con un siderale vantaggio su tutti gli altri partiti. Il fascistoide Primero Justicia è secondo con appena l’8% ma tutti i partiti dell’opposizione (Capriles è teoricamente appoggiato da ben 16 partiti e Pérez da undici, tra i quali –curiosamente- gli ex-guerriglieri di Bandera Roja, che però pesano solo lo 0,6%) insieme competono nei numeri col PSUV. Alle parlamentari del 2010 i partiti che si riconoscono nel MUD ottennero un totale di 5.3 milioni di voti, arrivando come sommatoria molto vicini ai voti del PSUV, ed è considerato un ottimo successo se alle primarie voteranno due milioni di persone.