Di Bruno Steri
E' un conto facile facile. Ripetiamolo per l'ennesima volta. Il parametro che misura la compatibilità del debito pubblico di un Paese non è una cifra assoluta ma un rapporto: che vede al numeratore il debito in questione e al denominatore la ricchezza prodotta annualmente dal Paese, il fatidico Pil. Secondo i parametri di Maastricht, fatto 100 il Pil, il debito dovrebbe attestarsi al 60%...
Per carità di patria, non chiedetemi in base a quale legge di natura sono stati concepiti tali vincoli: certo che avrebbe dovuto destare più di un sospetto una compagine economica eretta unicamente su vincolo di bilancio (deficit al 3%) e contenimento del debito. Ma stiamo a questi dati di riferimento e torniamo al nostro conticino, concernente il rapporto debito/Pil. Se abbatti la cifra assoluta del debito (il numeratore) con provvedimenti che non solo ostacolano ma deprimono la crescita economica (il denominatore), il valore di quel rapporto non solo non diminuisce ma rischia di aumentare. E' quel che drammaticamente sta accadendo in Grecia dove, dal 2009 ad oggi, il rapporto debito pubblico/Pil si è impennato andando dal 120 al 180%. Grazie alle misure che Bruxelles (cioè Berlino) continua imperterrita ad imporre, non solo il popolo greco si trova a dover subire un'intollerabile involuzione della propria condizione materiale e sociale, ma lo stesso andamento del parametro in questione va di male in peggio: nel quarto trimestre del 2011, il Pil greco è crollato di ben 7 punti percentuale.
Quanto all'Italia, la "cura" Monti (preparata anch'essa sotto dettatura della Commissione europea e della Bce) non ha ancora manifestato in pieno i suoi effetti, ma – purtroppo – li manifesterà. Già oggi l'Istat segnala, per l'ultimo trimestre del 2011, un decremento del Pil dello 0,7% rispetto al precedente trimestre (che aveva già fatto registrare una contrazione dello 0,2): detto di passaggio, le convenzioni contabili stabiliscono che due consecutivi segni 'meno' significano recessione. Ma quel che è peggio è che le previsioni per il 2012 danno il Pil del nostro Paese in caduta libera: meno 1,5-2%. Altro che "salvaitalia" e "crescitalia": le misure varate dal governo Monti e ispirate dall'Unione Europea non solo sono profondamente inique, ma sono anche drammaticamente inefficaci.
Se si resta nel quadro disegnato dalle politiche europee, la spirale deflazionistica (taglio di redditi e diritti, crescita zero) continuerà a picchiare duro. Per questo occorre cambiare radicalmente strada: per questo occorre un'opposizione all'altezza di una situazione assai grave.
Roma, 16 Febbraio 2012