di Lidia Menapace
La faccenda degli sgravi fiscali alla chiesa cattolica bolle sordamente in pentola da un po'. Ricordo che negli anni '60 albergatori e titolari di pensionati e ristoranti romani lamentavano la concorrenza sleale di parrocchie conventi monasteri nel fornire cibo e alloggio a pagamento senza essere sottoposti a un qualsiasi regime fiscale, nè all'osservanza di regole amministrative e/o igienico-sanitarie...
Di un famoso episodio furono protagoniste suore residenti in qualche storico palazzo di proprietà della chiesa e adibito ad albergo: protestavano dicendo che avevano scelto di servire il Signore, non più o meno facoltosi turisti americani. Anche varie cliniche sollevarono proteste, sempre di suore che lavoravano senza salario come infermiere e volevano la paga sindacale prevista. La richiesta aveva un fondamento molto drammatico, perchè se al momento di rinnovare i voti, qualcuna di loro avesse voluto lasciare la vita conventuale, non avendo mai preso nulla se non il mantenimento e non avendo perciò nè una pensione nè un gruzzolo, era obbligata a restare suora, per non finire nella miseria. Gli episodi citati venivano descritti, facevano il loro bel botto e poi ricadevano nel silenzio e non se ne sapeva più nulla. In effetti della forma dello stato pontificio non si sa quasi nulla: persino clamorosi fatti di sangue si svolgono processualmente in modo occulto: vi ricordate la storia della guardia svizzera che uccise il suo capitano? ancora non si sa come sia finita, dopo che fu sollevata dalla madre appunto della guardia. E lasciamo stare i preti pedofili , lo Ior e gli affari di don Verzé. Dunque è inutile che giornali più papisti del papa levino scandali e gridino all'anticlericalismo se avvengono fatti così. Se fosse per l'anticlericalismo o laicismo di un qualche pezzo di società italiana, sarebbe già morto e sepolto con grande segretezza e riserbo. Il fatto è che la stranezza del regime fiscale esistente tra stato italiano e stato vaticano è stata sollevata dall'Europa che aveva avviato una procedura di infrazione verso l'Italia. E' naturale che Monti, che deve essere irreprensibile verso l'Europa non può insabbiare la molesta faccenda.
Vediamo un po' di che si tratta: la chiesa cattolica è proprietaria nel nostro paese di un ingentissimo patrimonio immobiliare, fatto di chiese cappelle e basiliche e altri luoghi di culto, monasteri e conventi e poi ancora scuole ospedali alberghi ristoranti ecc.ecc., come è ovvio in una storia lunga solenne e fastosa. Il tentativo più importante di denunciare il fatto fu il convegno sul "Sacco di Roma" organizzato da Giovanni Franzoni prima del Concilio. Insomma Monti ha ben presto dichiarato che se ne sarebbe occupato soggiungendo che non si tratta di materia concordataria: è vero e meno male, perchè le modifiche o nuove applicazioni del Concordato chiedono procedure molto complicate, mentre se si tratta solo di distinguere che cosa è di Cesare e che cosa di Dio, secondo la nota frase evangelica, é molto più facile trovare scappatoie. Insomma alla fine il Governo ha deciso che le norme fiscali della Repubblica italiana si applicano anche alle proprietà della chiesa sul nostro territorio, che non siano direttamente ed esclusivamente adibite ad atti di culto. Bene, Il Vaticano, per bocca della CEI ha dichiarato che pagheranno tutto. Si può chiedere di sapere con precisione di quanto denaro si tratta? E se una revisione non debba essere applicata anche all'ottopermille e alla distribuzione alla chiesa dell'intero cespite che arriva allo stato italiano dalle tasse pagate dai cittadini e dalle cittadine, molti/e dei quali non dichiarano a chi vogliono sia versato l'ottopermille. Inoltre su tutta la faccenda delle nuove tasse campeggia la dichiarazione rilasciata dal card. Bagnasco che chiede di "non dimenticare il Terzo settore". Che significato ha questa sibillina espressione? il Terzo settore è fatto per lo più di onlus molte delle quali cattoliche. Si può leggere -maliziosamente- così: "Ricordatevi che ciò che ci prendete, può esserci ridato attraverso contributi alle onlus del Terzo settore". Ricordo che Lazzati era solito dire: " a pensar male, si fa peccato, ma s'indovina".