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C'è molto fervore in casa Fiom. Dopo aver rimandato per 2 volte la prevista manifestazione nazionale, la più grande organizzazione sindacale dei metalmeccanici ha deciso di imboccare la strada dello sciopero generale per il 9 marzo prossimo. Una data che si preannuncia fatidica, ma che per Francesca Re David, responsabile nazionale organizzazione è solo l'inizio di un percorso.

«Si abbiamo tenuto una assemblea nazionale dei nostri delegati che è stata molto forte e partecipata e in cui si sono ribadite le ragioni dello sciopero. Il nostro contratto è scaduto e Federmeccanica non risponde alle nostre sollecitazioni. La Fiom è soggetta ad una discriminazione congiunta messa in atto tanto dalle altre forze confederali quanto da chi rappresenta gli imprenditori ignorando di fatto le realtà come la nostra a cui si riferiscono i lavoratori. Questa è la loro risposta alla crisi, non si investe sulla qualità della produzione, sulla ricerca, sull'impatto ambientale e si preferisce portare un attacco esplicito e frontale all'articolo 18 per realizzare la libertà di licenziamento. Ci si affanna a parlare della riforma del mercato del lavoro con proposte che rischiano di far crescere la disoccupazione senza dare risposte alla precarietà. Lo sciopero del 9 marzo sarà una giornata incentrata sulla difesa dei diritti e sulla democrazia, a partire dai luoghi di lavoro per un diverso modello di sviluppo».

Una vostra delegata, in un intervista televisiva ha affermato che questo non sarà "uno sciopero" ma "lo sciopero"

«E ha ragione perché rappresenta un punto di discrimine. Non si è mai conosciuta una situazione come questa, si disdettano i contratti, si fanno saltare le regole, si caccia la Fiom dai luoghi di lavoro che diventano vere e proprie caserme. Si sta assistendo, attraverso la crisi, ad un attacco finale al modello sociale esistente per eliminare il diritto di rappresentanza e di delega. Mai vista anta violenza per cui la posta in gioco, nella difficoltà dello scontro, è altissima».

Utilizzando un eufemismo sembra di assistere anche ad un momento di gran confusione della politica

«La rappresentanza politica è in crisi. Noi vogliamo affermare che lo sciopero della Fiom non è contro il governo ma contro i provvedimenti che prende. L'attacco alla Cig straordinaria ci pare una follia così come quello alle pensioni. Si tratta di provvedimenti che non portano da nessuna parte. Io vorrei che le forze politiche, invece di prendere una posizione di schieramento ideologico si pronunciassero nel merito di ogni singolo provvedimento dicendo come la pensano».

Certo se un profano ascolta l'incompatibilità di posizioni fra Veltroni e Fassina? Ad esempio

«Per questo parlo di crisi della politica e di proclami ideologici. Alcuni sembrano parlare di cose che non conoscono. I lavoratori e le lavoratrici avrebbero diritto ad essere rappresentati in parlamento da qualcuno ma non avviene. Io non so se Vletroni sappia bene cosa è l'articolo 18 e chi paga la cassa integrazione, non so se conosce la situazione di persone di 55 anni che dovrebbero "tornare giovani" visto l'allontanarsi della pensione. Io vorrei che si capisse che il bene comune non è il pareggio di bilancio».

Quali saranno le caratteristiche dello sciopero

«Il 9 marzo è dentro un percorso necessario per aprire una nuova fase. Per discutere di democrazia, modello di sviluppo, precarietà, della piattaforma del contratto nazionale da far vivere territorio per territorio. Coniugare la difesa degli ammortizzatori sociali con la lotta per il reddito di cittadinanza, per riportare al centro la dignità delle persone. Si tratta di una questione di classe che non si chiude all'interno della nostra azione sindacale. Proseguiremo organizzando una assemblea con studenti e precari, per il diritto allo studio e al lavoro dignitoso, per il reddito di cittadinanza. Sarà fondamentale il sostegno nei territori».

Quale può essere l'aiuto concreto di Rifondazione?

«Noi riteniamo fondamentale una interlocuzione con i partiti. I temi si incrociano e ognuno deve svolgere la propria missione che è diversa. Quella dei partiti è politica, la nostra è sindacale. Ovviamente qualsiasi iniziativa messa in campo per rendere più forte la partecipazione è considerata un fatto importante e condiviso. Nonostante la crisi i lavoratori e le lavoratrici hanno scelto come forma di lotta quella dello sciopero. È determinante che tutti si contribuisca, nei propri ruoli alla sua riuscita».

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