di Fabio Sebastiani
La Commissione di garanzia ha provato ad impedire lo sciopero generale del 22 giugno.
Hanno pubblicato sul sito della Commissione di garanzia una delibera del 5 maggio che invita le orbganizazioni sindacali a non fare scioperi a livello nazionale oppure che coinvolgono le zone colpite dal sisma. Ma noi avevamo già sospeso lo sciopero della prima settimana di giugno proprio in relazione al sisma e comunque avevamo escluso l'Emilia romagna dal nuovo appuntamento. C'è già la sensbilità che chiede la Commissione di garanzia. D'altra parte nella lettera di risposta abbiamo sottolineato che allora, considerata l'obiezione, è il caso di bloccare le misure del governo proprio a causa del tragico evento. Vediamo a questo punto cosa deciderà il Governo.
Di fatto siete l'unico sindacato che ha dichiarato uno sciopero reale contro il progetto del Governo sul lavoro. Nemmeno la Cgil che pure era al tavolo del confronto...
Se vogliamo la situazione è ancora più grave. Proprio perché la Cgil era al tavolo di palazzo Chigi avrebbe e ha detto che non era d'accordo avrebbe dovuto prendere l'iniziativa.
Registriamo contraddizioni enormi. Il nostro è l'unico sciopero in piedi contro le misure del governo. Uno sciopero che dovrebbero utilizzare tutti quei settori del sindacalismo di base che non sono d'accordo come noi e neanche con le prese di posizone e l'immobilismo di Cgil, Cisl e Uil. Siccome lo sciopero è una prerogativa dei lavoratori, invitiamo i lavoratori ad utilizzare questa possibilità.
La battaglia sarà lunghissima. Come vi state attrezzando?
Imnnanzitutto bisognerebbe collocare l'attuazione del provvedimento della legge Fornero in una situazione poilitica di un certo tipo. Se fino a poco tempo fa sembrava tutto chiaro oggi la situazione comincia a scricchiolare. Questo, associato al percorso tecnico potrebbe far si che scaturiscano novità importanti. E qui si misureranno quelle forze politiche che stanno dando un appoggio acritico a Monti. Noi pensiamo che sia arrivato il momento di sviluppare una risposta forte da parte dei lavoratori. Chi non lo fa potrebbe pagare un prezzo altissimo in termini di consenso. Perché chi non fa nulla su crisi, disoccupazione e diritti non è più un sindacato.
Insomma, sembra di capire che il passaggio, sia per la politica che per il sindacato, non è di poco conto.
Senza esprimere giudizi di merito. Come si sta verifcando un terremoto a livello politico, anche il sindacato non uscirà indenne da una trasformazzione completa. Questo si potrà tradurre nella costruzione di un sindacato che supera anche i limiti di un sindacato collaborativo ma potrà diventare un sindacato corporativo a tutti gli effetti. Chi intende costruire un sindacato diverso deve tentare di costruire un percorso diverso che non guarda solo al passato ma anche in avanti. Noi crediamo che, come siamo convinti che il sindacalismo di base non è assolutamente sufficiente, si possa in qualche modo costruire la base per un sindacato di massa e di classe.
Qual è il clima nei luoghi di lavoro?
Quando non esistono o vengono ridotti gli spazi di garanzia quello che prevale può essere non solo il conflitto ma il timore per il proprio posto di lavoro. Se la crisi aggrava la situazione come sindacato non possiamo adottare la parabola del tanto peggio e tanto meglio. Quello che potrebbe succedere a settembre con la riforma del Lavoro non l'hanno capito in molti perché quello che si nasconde dietro la modifica dei licenziamenti economici e collettivi è molto molto più grave.
Se dovessi tenere una assemblea adesso per lanciare lo sciopero generale cosa diresti?
L'appello è molto semplice: spiegare bene il provvedimento sul lavoro e poi chiedere se queste ragioni sono sufficienti o meno. Manca molta informazione. La gente quando si sente spiegare cosa c'è scritto nella legge esclama "cosi non può essere". Tant'è che la cappa mediatica che stanno mettendo sullo scipoero è fatta scientificamente. La gente non deve sapere.