di Stefano Galieni
«Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza e contribuire a dare giustizia alle migliaia di persone che sono state respinte illegalmente ma che...
non restituirà la vita ai tanti che oggi non ci sono più». Il commento di Fulvio Vassallo Paleologo, docente all'Università di Palermo e fra i massimi esperti forse in Europa, di diritto sull'immigrazione è lapidario. La sentenza Hirsi (dal nome del primo dei ricorrenti) che ha riconosciuto lo Stato italiano colpevole di respingimento collettivo nei confronti di profughi verso la Libia ha una portata che è giusto definire storica. Per la prima volta in 60 anni, un organismo internazionale come la Corte europea per i Diritti Umani di Strasburgo, si è pronunciata e all'unanimità, accettando il ricorso presentato da persone che hanno avuto il destino rovinato dalle scelte del governo. Accadeva il 6 maggio del 2009, 3 barconi che contenevano complessivamente 200 persone, venivano intercettate al largo di Lampedusa, in acque maltesi e riconsegnate con la forza al governo di Gheddafi, allora amico privilegiato di Berlusconi e in ottemperanza agli accordi firmati con il governo libico poco tempo prima. Sulle imbarcazioni c'erano donne, anche in stato di gravidanza e bambini, nessuno dei profughi ha avuto modo di chiedere asilo, molti di loro sono periti nei centri di detenzione nel deserto dopo aver subito abusi di ogni tipo. C'è voluta una lunga ricerca operata dai funzionari del Consiglio Italiano per i Rifugiati, per individuarne 24, somali ed eritrei, quindi in condizione di chiedere e ottenere asilo politico. Due sono morti in un ulteriore tentativo di arrivare in Italia, gli altri sono riusciti ad entrare in Europa, uno di loro addirittura ha ottenuto protezione in Italia, dallo stesso paese che l'anno prima lo aveva respinto. Ai sopravvissuti il governo italiano dovrà versare 15 mila euro a persona come risarcimento, uno schiaffo che è anche un giudizio etico e politico rispetto alle politiche attuate nei confronti dei migranti dal precedente governo. I respingimenti, durante il governo Berlusconi sono proseguiti, spesso registrando scarsa opposizione in parlamento se non il dissenso di radicali e IdV. Nel Pd si chiedeva allora di regolamentarne e di monitorarne l'esecuzione ma se ne comprendevano le motivazioni. Oggi mentre l'ex ministro Maroni parla di "sentenza politica", l'intera Lega Nord esprime insieme al Pdl tutta la propria rabbia per le decisioni europee, nel Pd si registra soddisfazione e compiacimento per una scelta di civiltà. Il Prc ha considerato la sentenza come una conferma della validità delle posizioni espresse allora:«La Corte Europea la pensa come noi – ha commentato il segretario Paolo Ferrero – Resta la responsabilità, pesantissima, per tutte le morti - 1.500 migranti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia via mare solo nel 2011 - e le discriminazioni sancite dalla legge Bossi-Fini: va abolita». Enorme anche la soddisfazione espressa dalle tante organizzazioni, Arci, Acli, Centro Astalli, Cir, Unhcr ecc.. che da sempre si battono per il rispetto del diritto internazionale. Lo stesso ministro per l'Integrazione Riccardi ha affermato che, al di là della sentenza le norme sull'immigrazione vanno presto riviste.