di Giulietto Chiesa

Parafrasando Bettino: da oggi siamo tutti un pò più mafiosi. Anche se, dopo la decisione della Cassazione, si può affermare che la mafia non esiste. Perché se non esiste il concorso esterno (o se “non ci crede più nessuno”) ciò equivale a dire che non esiste nemmeno la mafia, che è tutta un “concorso esterno”, salvo quando ti fa saltare in aria con le bombe, o ti spara un colpo in bocca e ti incapretta.
Certo, nostro malgrado, ma è così.
Parafrasando Pasolini potremmo dire che, pur non avendo le prove, sappiamo quasi tutto quello che si deve sapere.
Qualche giornale ha scritto che ieri il cellulare di Dell’Utri parlava spagnolo, lasciando intendere che, forse, il braccio destro di Berlusconi stava aspettando la sentenza fuori dai confini patrii. Io penso che quella segreteria telefonica fosse una interferenza casuale.

Volete che non sapesse come sarebbe andata a finire? Quello, citando Leonardo Sciascia, è un “vero uomo”, mica un “quaqquaraqquà” qualunque.
L’eroe del nostro tempo, liberato dalla mafia, è un signore, Francesco Iacoviello, che, nella sua qualità di Procuratore Generale delle Cassazione, (grazie alla ferrea memoria di Travaglio, che ha fatto l’elenco) ha nel suo curriculum “la richiesta e l’ottenimento dell’annullamento delle condanne di Squillante per IMI-Sir e di De Gennaro per il G8, e la conferma dell’assoluzione di Mannino e della prescrizione per Berlusconi nel caso Mondadori”. Giustizie sono state fatte.
Resterà nei libri di storia, meritoriamente. Nei libri di storia scritti dai vincitori. Solo in quelli, naturalmente, ma poiché sono quelli che contano, buon per lui. Arriverà alla pensione con tutti gli onori.
Noi, che siamo saltati in aria – moralmente – insieme a Falcone e a Borsellino, non dobbiamo lamentarci o piangere. Questo è il risultato dei rapporti di forza politici in cui si trova questo nostro disgraziato paese. L’unica cosa che dobbiamo proporci è di rovesciare questi rapporti di forza, sempre che ne abbiamo ancora l’intenzione e il coraggio.

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