da Keynes blog
Sì, gli spread italiani si stanno abbassando. Ma la domanda è: per quanto? E cosa ci assicura che non capiti di nuovo una fiammata come quella che abbiamo vissuto?
A queste domande Paul De Grauwe, noto e prestigioso economista della London School of Economics, cerca di dare risposta sul Financial Times:
Dal dicembre dello scorso anno la Banca centrale europea ha iniettato una grande quantità di liquidità nel sistema bancario della zona euro. Queste iniezioni sono state necessarie per salvare il sistema bancario europeo. Inoltre, questi metodi da prestatore di ultima istanza, noti come longer-term refinancing operations (LTRO), hanno contribuito a stabilizzare i mercati del debito sovrano della zona euro. Ma ora può essere detto che erano mal progettati, il che rende probabile che la BCE dovrà porvi fine.
L'LTRO "inventato" da Mario Draghi consiste in prestiti di denaro a bassissimi interessi alle banche da parte della BCE. L'obiettivo è quello di spingere le banche ad acquistare titoli di stato dei paesi sotto attacco da parte della speculazione, in modo da elevarne il prezzo e, quindi, far abbassare il tasso di interesse. Si tratta però di una soluzione subottimale. La banca centrale america, la FED, è invece intervenuta pesantemente e in modo diretto, acquisendo i buoni del tesoro dalle banche che li detenevano, in quelle operazioni che vanno sotto il nome di "quantitative easing" (alleggerimento quantitativo).
Spiega De Grauwe:
La BCE ha scelto di non intervenire alla fonte del problema – i mercati delle obbligazioni sovrane. Ha delegato il potere di comprare titoli di Stato alle banche, confidando che avrebbero obbedito. Ma le stesse banche erano e sono tuttora in uno stato di paura.
Ci sono motivi tecnici ben precisi per i quali l'LTRO è un tipo di operazione che rischia di essere irripetibile:
In primo luogo, poiché le banche hanno incanalato solo una frazione della liquidità ottenuta da parte della BCE nei mercati dei titoli di Stato, la BCE ha dovuto versare molta più liquidità nel sistema di quanta sarebbe stata necessaria se avesse deciso di intervenire in prima persona.
In secondo luogo, nuove ondate di panico possono afferrare le banche ancora una volta, portandole a vendere titoli di Stato. Il rischio che ciò possa accadere mina la credibilità di tutta l'operazione, e può portare rapidamente a una nuova crisi nei mercati obbligazionari. La BCE aumenterà i prestiti concessi a queste banche, nella speranza che i banchieri impauriti riprenderanno i loro acquisti di obbligazioni?
In terzo luogo, e, soprattutto, le iniezioni di liquidità nel sistema bancario creano problemi di azzardo morale che sono più pericolosi di quelli derivanti da un intervento diretto [della BCE] sui mercati delle obbligazioni sovrane.
[L'azzardo morale consiste nel fatto che ] le banche hanno avuto illimitate fonti di finanziamento per fare profitti facili. Ciò riduce gli incentivi a ristrutturare i propri bilanci, il che le rende più resistenti in futuro [ad operare tali ristrutturazioni].
Per De Grauwe, quindi, i problemi sono tutt'altro che risolti. Una nuova crisi dei debiti sovrani può manifestarsi nel momento in cui i mercati, e in particolare le banche che oggi possiedono i titoli di stato dei paesi UE "deboli", si accorgeranno del fatto che la recessione, aggravata dalle politiche di austerità, rischia di rendere insolventi i paesi periferici. E tutto potrebbe ripetersi nuovamente:
I paesi periferici della zona euro sono ora spinti verso una profonda recessione che aggrava i loro problemi fiscali e creerà rinnovata sfiducia nei mercati finanziari. Come risultato, la crisi del debito sovrano esploderà ancora una volta, costringendo la BCE a prendere decisioni difficili. O essa riproporrà l'approccio indiretto dell'LTRO, dando denaro a basso costo a tremanti banche con tutti i problemi che ciò comporta, oppure la BCE sarà pragmatica e interverrà direttamente con mano ferma nei mercati dei titoli di Stato.
De Grauwe è però ben cosciente che questo troverà l'opposizione della Germania, ma suggerisce ai tedeschi di liberarsi dal "dogma" che li blocca nella posizione contraria all'intervento diretto della BCE:
Ciò che è politicamente impossibile oggi può, alla fine, essere accettato quando diventerà palese che l'intervento diretto è l'unico modo per salvare la zona euro.
conclude l'economista.
Articolo sul Financial Times