Bandiera

di Stefano Galieni

La prima riunione della Direzione nazionale del Prc, dopo il congresso, è stata spunto per trattare numerosi argomenti inerenti tanto la vita politica del partito, quanto le prospettive che questo intende darsi.

Si è iniziato con la proposta di un organigramma degli incarichi di lavoro approvato, dopo alcuni interventi anche critici, dalla stragrande maggioranza dei presenti. È stata poi votata la decisione di provvedere alla messa in vendita di ulteriori immobili e terreni di proprietà del partito, anche su questo –data la delicatissima e grave fase economica – si è raggiunta una convergenza pressoché unanime. La discussione della fase politica è stata aperta da una relazione del segretario Paolo Ferrero e da due comunicazioni di Gianluigi Pegolo (per gli enti locali) e di Roberta Fantozzi ( per il quadro legato a quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro). Si è preso atto di una nuova fase caratterizzata da quella che ormai diventa la foto del nuovo assetto istituzionale e che ha visto insieme al presidente del Consiglio, i leader delle 3 forze politiche attualmente più rappresentative del Paese (Alfano, Bersani e Casini). Un nuovo quadro di alleanze che al di là di come il prossimo anno si tradurrà nella competizione elettorale, determina nell'immediato uno spostamento a destra dell'asse politico. Per Ferrero il governo Monti si dimostra peggiore del precedente perché ha sostituito al populismo la pressoché totale assenza di opposizione. Con tempi ed accelerazioni impensabili prima, si vanno stravolgendo le regole sociali, dallo Statuto dei lavoratori, non solo per l'articolo 18, al sistema di welfare. Il debito pubblico viene utilizzato come pretesto per annientare decenni di conquiste sociali. La stessa Cgil è travolta da questa controriforma che determina anche lacerazioni al suo interno. Se ne desume che nelle tematiche generali, in uno scontro di classe come quello che si determina, serve una sinistra capace di costruire intanto capacità unitaria al proprio interno e contemporaneamente di affrontare in maniera più netta e senza mezze misure l'azione del Pd nella sua virata moderata. Esistono e crescono nel Paese forme di opposizione sociale che incontrano un favore popolare che va ben al di là del contesto in cui si muovono. L'esempio del movimento No Tav che è considerato positivo dal 35% della popolazione anche se condannato dalla quasi totalità delle forze politiche ne è ennesima dimostrazione. Il fatto che il Prc si ritrovi perfettamente interno al movimento valsusino indica un percorso che va perseguito come ricostruzione di pratica sociale. Sul piano delle prossime scadenze amministrative, come ricordato da Pegolo, la situazione si presenta certamente difficoltosa. Si vota in città e in territori in cui la presenza del partito spesso non è stata forte, neanche nelle stagioni migliori, soprattutto nel Mezzogiorno e questo richiede un impegno ancora maggiore. Nel 95% dei Comuni che vanno ad elezioni la FdS si presenta compatta e in gran parte di questi si è riusciti nel compito di contribuire a determinare o una alleanza di centro sinistra che esclude il centro moderato o a costruire liste di alternativa con le altre forze della sinistra. Pochi i casi in cui la Federazione si ritroverà da sola. Da registrare molto positivamente il ruolo svolto sia durante le primarie e anche dopo i risultati che si sono determinati, a Palermo dove si prospetta una candidatura alternativa a quella del transfugo dell'IdV Ferrandelli. Fantozzi ha illustrato con attenta ricostruzione le modalità con cui partito e federazione si stanno muovendo per opporsi alla contro riforma del mercato del lavoro. La raccolta di firme per la difesa e l'estensione dell'art 18, importante non solo peri il valore simbolico, sta raccogliendo energie e martedì 20, prima di una importante tappa a Palazzo Chigi, verranno consegnate le migliaia di firme raccolte via e mail o dai territori, durante una settimana. Accanto a questo lavoro ci si prepara ad intervenire nel Mezzogiorno dove la difesa dello Statuto va accompagnata ad una offensiva sui temi della precarietà e del reddito di cittadinanza. Fondamentale poi la capacità di reagire a quell'atto di macelleria sociale insito in una riforma degli ammortizzatori sociali i cui effetti si preannunciano catastrofici. Da ultimo si è discusso della situazione che si è determinata con Liberazione. Bilanci alla mano, dilazione dei tempi in cui solo una parte dei soldi anticipati dall'editore unico, il partito, verranno erogati, situazione ancora più drammatica per l'anno a venire, assenza per ora di un nuovo regolamento che definisca modalità e titoli per poter usufruire di un contributo pubblico, impongono per ora di mantenere la sospensione anche della pubblicazione on line. Un danno grave tanto per il partito quanto per i lavoratori e le lavoratrici del giornale, una cui rappresentanza è intervenuta nel dibattito. A fornire elementi di ricostruzione delle condizioni del giornale sono intervenuti tanto l'amministratore unico Marco Gelmini, quanto il tesoriere del partito Mimmo Caporosso e il segretario Paolo Ferrero. Sono seguiti interventi anche critici rispetto alla situazione che si è determinata e alle vie di uscita proposte. Un documento in cui si definisce questa sospensione e ci si prepara alla realizzazione di una campagna straordinaria per ricostruire un capitale di rischio della testata, non è stato posto ai voti, data l'ora, per mancanza del numero legale. In tali condizioni restano valide le decisioni prese nel 2009 per cui non si potranno erogare altri fondi al giornale, fondi di cui per altro il partito non dispone assolutamente.

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